Del forbito parlar toscano

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Qualche giorno fa nei commenti gentili sul piccolo spazio del mio piccolo blog ho trovato un complimento particolare :

grazie per il suo bellissimo italiano.

Chi mi scriveva era una signora straniera che forse mi leggeva tradotta o che per ascendenze familari aveva una qualche domesticità con il mio idioma .

Mi ha fatto piacere e lì per lì ho pensato con riconoscenza alla mia mamma maestra : soggetto , predicato , complementi e poi mi raccomando : a capo quando hai finito una preposizione!

Ho ricordato l’episodio non per vanità ma per ricordare con questo un grande mio concittadino che ci ha lasciato in questi giorni : Paolo Poli, uno che la lingua la sapeva usare con tutta la maestria che gli veniva dall’essere fiorentino.

Ho come molti vecchi parecchie memorie dei suoi spettacoli che arrivavano nella mia lontana provincia marchigiana a illuminare le serate teatrali cittadine .

La sua strepitosa Nemica di Dario Nicodemi , vista diverse volte , le sue rivisitazioni colte di tutta una letteratura minore.

La sua leggerezza , il suo essere mai volgare , sempre bellissimo nelle eleganti vesti femminili , signore in ogni gesto e nella sua dichiarata e mai avvilita in sotterfugi  omosessualità. Il suo parlare toscano senza ostentazione mi riportava a casa e ogni volta gliene ero grata.

Sarà che i miei più cari amici sono tutti omosessuali , sarà che forse è certo che tra le banalità tipo “ gli ebrei sono molto più intelligenti” , non mi verrebbe mai in mente di dire che “ i froci “come li chiamava lui sono gli uomini migliori .

Anche perché esistono ebrei cretini e gay imbecilli , questo per restare nella leggerezza di Poli.

Casistica alla mano però io , che strano caso , tra gli amici più colti e intelligenti annovero molti omosessuali.

PersIno su Faceboook me ne sono accorta, e non credo che sia colpa della mia vecchiaia.

Ci sono di sicuro le categorie dello spirito o come diceva il saggio Goehte le “affinità elettive “ e di sicuro la fiorentinità elegante di Paolo Poli mi ha riempito di orgoglio nella mia lunghissima lontananza dalle radici.

Radici che mi servono sempre quando con puntigliosità, facendo teatro con i giovani , correggo pedantescamente ogni tipo di accento sbagliato o di verbo mal coniugato.