La Bustina di Minerva

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Nei miei anni verdi leggevo l’Espresso: appartenevo a quella borghesia che trovava nel settimanale quello che avevamo prima trovato nel mitico Mondo, cioè una rispondenza culturale che ci appagava e nel leggere quel settimanale la prima cosa che facevo era correre in fondo per godermi la Bustina di Minerva.
Fu così che Umberto Eco entrò nella mia vita, attraverso quegli elzeviri intelligenti che forse in qualche modo mi facevano credere di essere un po’ più intelligente e un po’ meno appartenente al piccolo mondo nel quale vivevamo.

Erano gli anni in cui avevo poco tempo per la lettura, i figli piccoli, la casa e la politica che nonostante tutto facevo per non sentirmi rinchiusa nel ruolo di moglie e di madre che mi era sempre sembrato un po’ stretto, mi lasciavano poco tempo per letture più impegnative.

Ma alla bustina non rinunciavo, pochi minuti per allargarmi comunque la mente, un ossigeno per il pensiero mai banale che conteneva.
Il professore veniva spesso nelle Marche e l’ho anche incrociato da lontano nelle case di amici senza avere mai il coraggio da parlarci, da giovane ero molto più timida di adesso.

Lo ascoltavo però parlare di tutto, la sua intelligente arguzia lo faceva piacevolmente salottiero, ricordo la sua voce, la sua erre arrotolata, il suo parlare preciso, forbito ma mai dottorale.

Quando stamani la radio mi ha dato la notizia della sua morte ho sentito che se ne andava un altro pezzo di me, quest’anno in particolare mi pare che gli astri si accaniscano particolarmente con la mia personale dose di memoria .

Sicuramente il fatto di essere anch’io abbastanza vicina alla scadenza naturale mi fa più vulnerabile a questo tipo di notizie.
Poi il gesto naturale di andare in studio a cercare i suoi libri, per fortuna, perlomeni i romanzi erano tutti in fila, i saggi stanno un po’ sparsi per casa, li cercherò con calma,

Ho fatto una carezza al Nome della rosa, così consumato dalle tante mani in cui è passato, al Pendolo di Focault che mi ha regalato un’estate in barca in cui non vedevo l’ora di potermi ritirare a prua in pace per leggere, ma riuscivo a trovare Il cimitero di Praga .

Solito panico , a chi l’ho prestato? Poi mi sono ricordata che stava di sopra, in un’altra scaffalatura e ho sorriso al pensiero del video sulla memoria in cui Eco cammina sicuro nella sua sterminata biblioteca e a colpo sicuro trova il lbro che cerca.

Non mi è dato questo bene, io faccio la caccia al tesoro per ritrovare i libri che vorrei ritrovare.

Forse, in memoria del Professore, potrei cominciare a mettere in ordine nelle mie scaffalature.