Riassumendo

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Ripensare tutto , come si dice , a bocce ferme.

La kermesse di operette : mi è rimasto questo tagliando per un assaggio di Prosecco omaggio . Mi pare il simbolo della commercializzazione di un grande artista ad usum popolare. Ho letto solo due recensioni intelligenti : una da Vienna e una da Parigi. Per il resto un peana delirante di un concerto che solo la grande qualità umana e interpretativa di Jonas Kaufmann ha salvato da essere una cosa modestissima. A Vienna il giornalista faceva notare il contrasto tra il suo tentativo di essere un crooner e la pompa orchestrale di alcune arie decisamente cantate in piena voce lirica. Non a caso il meglio di sé Jonas lo ha dato nei bis dove prevaleva il tono intimista. Sarebbero bastati un’abatjour e uno sgabello , dice il commento , per renderlo più vicino a quello cui tutto sommato l’artista aspirava a trasmettere.

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Da Parigi invece si faceva notare che l’orchestra più che ricordare le atmosfere berlinesi dell’epoca ricordava nei suoni bombastici più un’atmosfera da Oktoberfest monacense , il tutto ovviamente salvato ça va sans dire dalla classe del nostro. Firenze si è meritata una recensione a parte , ma devo trasmettere al mio caro amico e talentoso regista che una fiorentina difficile , abbonata da una vita , ha preso due biglietti per tornare a rivedere lo spettacolo portandoci un figlio (per la verità già grandino) ma al quale non è mai tardi far vedere quanto può essere piacevole anche andare a sentire e a vedere qualcosa di diverso che non sia solo uno spettacolo considerato adatto alle nuove generazioni. Per finire : Roma . Credo che oggi l’auditorium di Santa Cecilia , grazie soprattutto al grande lavoro fatto da Antonio Pappano sia diventata una punta di diamante nel panorama musicale non solo in Italia , ma in tutta Europa. Col clima di modestia culturale nel quale è precipitato il nostro paese non c’è altro da ribadire che dirgli orgogliosamente grazie convinta come sono che solo attraverso le eccellenze si può tornare a sperare di riottenere quel ruolo di primaria importanza che una volta la nostra Italia aveva nei confronti del mondo.

Grazie dunque sir Tony e lunga vita alla sua permanenza da noi.

Candide

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Mi pare giusto ritornare su Candide di Benstein , come avevo promesso , adesso che la prima a Firenze c’è stata e quindi la mia recensione non anticipa più niente. Avevo detto che mi aveva molto divertito alla generale e non avevo detto i molti perché del mio gradimento. Intanto va a onore del rinato Maggio Musicale Fiorentino il percorrere strade non banali nella formazione del cartellone. Candide fu scritto nel 1956 e il suo autore accompagnò tutta la vita la sua creatura , sicuramente meno famosa della sua opera successiva : quel West Side Story che ebbe una fortuna mondiale maggiore. Ma l’ouverture di Candide ormai è un pezzo entrato regolarmente nel repertorio sinfonico , comunque sicuramente di più nel mondo anglosassone che non in Europa .

Infatti per avere il Candide in scena , peraltro in una edizione che fece molto scalpore non per l’audacia del testo ma per essere una divertente messa in scena di Robert Carsen che veniva da Parigi e approdando alla Scala mise in subbuglio la stampa molto provinciale italiana per una ironica citazione politica nostrana, era comunque il 2007 ed evidentemente questa prima fiorentina , con una messa in scena originale rende onore sia a Bernstein che alla città toscana. Della regia lieve e spiritosa di Francesco Micheli avevo già accennato nel precedente articolo adesso mi pare doveroso citare anche gli interpreti a cominciare da una Lella Costa non solo come sempre spiritosa ma anche , e qui sta la mia meravigliata invidia , per la sua abilità e disinvoltura di pattinatrice. Ottimi e sicuri nella vocalità Laura Claycomb (Cunegonde ) e il leggero ma sicuro Keith Jameson (Candide) . Di Chris Merrit ho già detto , ma direi che la omogenità di tutta la compagnia di canto contribuisce non poco alla riuscita dell’insieme. Aggiungo che la direzione di John Axelrod , oltre a dare continuità storica alla lettura della partitura (è stato l’ultimo collaboratore di Bernstein nella messa in scena) ce ne fa apprezzare con allegria i 27 pezzi lirici che la compongono.

Definire Candide un musical o un’operetta mi pare decisamente riduttivo e l’intelligente testo mutuato da Voltaire , a cui partecipò attivamente anche Lillian Hermann , ci rende evidente che lo spirito ebraico di Bernstein si sposa perfettamente con la spiritosa allegoria volterriana della inutile ricerca della felicità ricercata nei vari Eldorado del mondo quando invece va ricercata nella propria essenza e nel quotidiano accettarsi con semplicità.

Candide a Firenze

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Un giorno a Firenze : la città vittima di un traffico caotico e il mio gentilissimo cognato per portarmi al nuovo teatro dell’Opera di Firenze in un percorso che in teoria data la modesta distanza da casa avrebbe dovuto svolgersi in un quarto d’ora dura quasi tre volte di più: evidentemente Firenze non regge il traffico ordinario in mancanza di strutture pubbliche che non furono pensate tanti anni fa e adesso invece risente , oltre al traffico indotto dai pullman turistici anche dei tanti cantieri in cui si cerca di porre rimedio alle strutture mancanti da troppo tempo. Comunque arrivo felicemente in tempo per godermi anche esternamente il nuovo teatro : vicino alla stazione Leopolda e all’imbocco delle Cascine mi fa un’impressione esteticamente bellissima. I teatri nuovi mi mettono sempre allegria e poi questo si rivelerà alla fine della serata anche dotato di una splendida acustica. Mi dicono che dalle gallerie ci siano dei punti da cui si vede male e che anche in platea ci siano dei problemi verso il fondo , ma io per la verità non riesco a coglierli. Anche le piccole crepe sull’intonaco dell’atrio non mi sembrano gravi. Insomma personalmente lo trovo bellissimo.

Poi io sono li per una serie di ragioni molto positive : la prima volta del Candide di Bernstein a Firenze e la prima volta che vedo durante la prova generale una regia del mio amico Francesco Micheli , direttore artistico dello Sferisterio di Macerata (e non solo) che mi ha invitato molto gentilmente. Trovo lo spettacolo divertentissimo : Francesco usa la sua fantasia leggera a servizio del testo musicale , mai volgare , molto spiritoso , con un cast davvero di tutto rispetto tra cui spicca una vecchia gloria della lirica: Chris Merritt , nel ruolo divertente del vecchio Governatore. Giovani cantanti decisamente di livello , coro strepitoso , vivacità di colori dei costumi sgargianti. Si muovono in scena , a occhio e croce , più di centocinquanta persone e la macchina funziona perfettamente. La prima dello spettacolo è prevista per domani e quindi non posso e non voglio anticipare una recensione , magari ci torno su dopo la prima. Oggi mi piace raccontare il sorriso del giovane regista , la gradevole compagnia di un’amica del Macerata Opera orgogliosamente seduta accanto a me e il piacevolissimo profumo di legno e di nuovo di questo nuovo spazio musicale.

Il Maggio Musicale Fiorentino , nel quale si è formata in anni lontani la mia passione musicale , mi pare stia piacevolmente risorgendo dalle sue ceneri e questo fatto , nel panorama culturale del nostro paese può essere solo considerato un evento decisamente positivo. Grazie Francesco per questo invito , grazie a mia sorella che mi ha accolto nella sua bella casa in Santissima Annunziata in un 5 stelle di lusso , grazie Firenze . In fondo le radici sono sempre quello che conta di più nella memoria.

E per lo spettacolo : toi toi toi.