I RUSSI A ROMA

Roma- Un blitz di due giorni , finalmente rivedo una carissima amica e il pretesto è un programma coi fiocchi , definito da un’agenzia musicale “ I russi a Roma «

Prima serata  : bellissimo concerto al Parco della Musica . Daniele Gatti con Petruska di Strawinsky e Prokovief con i Sette canti della cantata Alexander Newsky. 

Si comincia con Strawinsky ed è  una magica iniezione di vitalità e freschezza . Gatti salta sul podio , l’orchestra risponde con grande compattezza , la storia del povero burattino ha in sé qualcosa di magico  . Alla fine uno sconosciuto signore alla mia destra mi dice sorridente che era tanto che non  si sentiva così allegro . Io aggiungo che la musica ha addirittura qualcosa di infantile dentro .

L’improvvisato amico annuisce e mi rivela di avere ..novantasette anni ! Ma che è arrivato all’Auditorium guidando la sua macchina e che la musica lo mantiene giovane . In maniera civettuola poi rivela che ancora i suoi novantaquattro non li ha ancora compiuti , magie musicali…

Seconda parte : la Cantata di Alexande Niewsky , ovvero le musiche composte per commento al’omonimo film di Eisenstein.

Tutti abbiamo il ricordo del ghiaccio che si rompe sotto il peso dei tremendi cavalieri teutoni dai grandi elmi , ma non ricordavo le stupende parti corali ed è per me una scoperta il dolce lamento per voce femminile, il penultimo brano . 

Gatti dirige da par suo senza spartito, il suo gesto elettrizza un’orchestra attentissima , professionale e compatta la massa corale alle prese di un canto russo che più russo non si può.

L’intermezzo recitato è affidato a Ekaterina Semenchuk , drammaticamente in rosso , personalmente ho notato una lieve defaillance nell’attacco , poi invece un amico mi dice che ha molto apprezzato il tono intimo della breve performance.

Comunque l’insieme è strepitoso , come spesso succede quando il concerto è molto bello finisce tutto troppo presto .La definirei una serata appagante.

Seconda serata : Eugene Onegin all’Opera di Roma 

E ´ di gran lunga l’opera che amo e che ho più vista nella mia lunga vita di melomane . A questo pensavo ieri sera all’Opera sulle prime amatissime note di attacco . 

La scena minima minima , vecchia ma non superata di un Carsen d’annata è elegante e in certi momenti perfetta  ( la scena del duello quasi un filtrato della memoria) . 

I costumi bellissimi , quello di Tatiana dell’ultimo atto addirittura strepitoso, , foglie d’autunno svolazzanti come da tradizione.

Un Lienski davvero strepitoso , Saimir Pirgu al debutto nel ruolo mi ha veramente incantato . Me lo ricordo debuttante ragazzino ad Ancona , giusto vent’anni fa . Ne ha fatta di strada , anche interpretativa questo tenore arrivato  ad una stupenda maturità artistica . Tatiana ha il “fisique du rol” ed in più ha dalla sua di essere madrelingua come l’ottima Olga .

Conlon un ottimo direttore , fedele alla stupenda partitura , conosce bene la musica russa e si sente , ma non è russo  , non è colpa sua.

Mentre ascolto ogni tanto mi vengono in mente altri allestimenti , da quello mitico di Rostropovich sul podio  a Firenze con le scene di Nicola Benois , a quello poverissimo visto al Marinsky una vita fa ,a quello orribile di Warlikowsky a Monaco ,nonostante la Netrebko e Kwiecien  e Breslik…..a l’ultimo bellissimo di Barry Kowsky a Zurigo e il pensiero corre sempre al ruolo antipatico di Onegin , il più difficile da interpretare.

Amo moltissimo Markus Werba e lo aspettavo con fiducia . Si vede che ha molto studiato per arrivare al ruolo , ma io non so per quale strano meccanismo di perfidia mentale vedevo sempre Papageno dietro gli eleganti abiti dell’annoiato dandy di Puskin o al massimo il suo magistrale Beckmesser , molto ammirato a Salisburgo . 

Non so se la regia , o meglio la ripresa della regia , ne abbia sacrificato la cosiddetta “prise de rôle,” certo che è risultato l’anello debole di una messinscena per altro di altissimo spessore in tutte le sue componenti .

Anche se , come scrive mirabilmente Giraldi sul Corriere , le danze risultano sempre un po’ mortifere , Tchaikowsky è un grande soprattutto nei passaggi introspettivi dei personaggi .

Uscendo mi canticchio dentro la meravigliosa aria di Gremin , ancora una volta il miracolo Onegin si è ripetuto , complimenti al Teatro dell’Opera di Roma che porta il Costanzi a livelli degni di una capitale , per altri versi  notevolmente sacrificata..


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