Una lezione sarda

L’avevo notata in un talkshow di quelli che guardo di sfuggita questa ragazza meno truccata delle solite “ maitresse -a- pénser “che infestano i dibattiti televisivi.

Non parlava addosso a agli altri , era molto pacata e , con la mia inconscia diffidenza verso la categoria , mi aveva meravigliato che fosse dei Cinquestelle.

Adesso  la manager cervello in fuga  che è tornata nella sua isola ha vinto le elezioni regionali ed è diventata la prima donna a riuscirci da quelle parti.

Credo che prima di fare tutte le retro-analisi sul perché e sul percome la coalizione di sinistra ha vinto , anche se di misura sulla destra imperante ,credo che l’unica analisi onesta si chiami Alessandra Todde. 

Una persona preparata e orgogliosamente ancorata al territorio è

l’unico metodo valido per ottenere un risultato positivo per un campo progressista valido .

Che sia largo o vasto poco importa , importano le idee portate avanti coerentemente e condivise al massimo, anche se ovviamente si deve cercare tutto quello che unisce e mettere da parte tutto quello che divide.

La politica seria si fa così, non occorrono ricette magiche.

Il manganello

Qualche giorno senza i media , la tv monopolizzata dal nipote schiavo dei cartoni , non ho visto le follie poliziesche di Pisa.

Quando , rientrata alla base , ho sfogliato all’indietro le news ho visto foto di poliziotti col manganello e ho pensato si trattasse di una ricorrenza del G8 di Genova , poi ci ho ripensato ; quel G8 avvenne d’estate e quindi ho cercato di capire meglio il perché di quelle foto denuncia.

La prima cosa che mi è venuta in mente è che ancora il poliziotto italiano non ha un badge identificativo come invece hanno i poliziotti in tutto il mondo civilizzato.

Poi ho pensato tante altre cose relative al fatto che comunque in Polizia si arruolano i poveri cristi che non hanno molte prospettive di lavoro , ma il pensiero di fondo è sempre lo spesso : si va in polizia  perché si hanno idee fasciste o è la polizia considerata ancora un rifugio di destra?

In Italia abbiamo anche un altro corpo di polizia : i carabinieri e stranamente il carabiniere è per tutti un segno di tranquilla amicizia , quando ci ferma il carabiniere per un controllo siamo tranquilli e sorridenti , perché non avviene lo stesso con i poliziotti ?

Strano paese il nostro , dove sembrano essere ideologizzate anche le forze dell’ordine , anche se non si può generalizzare ,ovviamente non è tutto bianco o tutto nero e come in ogni espressione di controllo dell’ordine pubblico ci sono eccezioni e banali conferme.

Certo che il poliziotto che ride mentre manganella in testa un ragazzino non lo vorrei davvero più vedere .

Si metta bene in testa l’energumeno nascosto che è in lui che non basta un governo di destra per giustificare una simile manifestazione di idiota violenza.

Siccome siamo bravi a chiedere l’identificazione se si va a portare i fiori su un cippo che ricorda una giornalista russa uccisa dal regime putiniano allo stesso modo si attuino gli strumenti di identificazione del poliziotto-ridens e magari lo si punisca chiudendolo in qualche ufficetto noioso nel quale possa cominciare a riflettere sulla vera natura del suo dovere  che è quello di proteggere i cittadini e non quello di picchiarli quando manifestano , magari in maniera un po’ troppo arruffata , le proprie idee.

E’ comunque un diritto costituzionale.

Cortina 2

Si girava dietro la falegnameria e si cominciava a salire attraverso il bosco : il cane davanti , poi i ragazzini e noi ultimi.

Un percorso che seguiva un sentiero e poi se ne allontanava , l’importante era non perdere la direzione .

Pochi i punti di riferimento . un ruscello ghiacciato , i pini mughi e in 

basso laggiù sempre il campanile della chiesa di Cortina , da 

lasciarsi sempre più in basso a destra.

Ignorata la malga con la trattoria elegante noi andavamo lassù alla fattoria dove c’erano i cavalli , il recinto delle capre e quello delle oche.

“I xe sporchi “, diceva scuotendo la testa il mio maestro ampezzano , in definitiva quella famiglia di foresti viveva un po’ fuori e se non fosse stato per il maneggio non ci sarebbero neanche salite le Range Rover dei romani in vacanza.

Poche parole bastavano per la richiesta di un panino con la puccia e speck che la figlia della padrona  ci portava sulle panche allineate al sole , mattinate bellissime rubate allo sci e piene di sole.

Sono passati gli anni e mio figlio si impegna a prenotare per la cena che voglio offrirgli per ricambiare la sua ospitalità ,impresa non facile per il sabato sera  ampezzano e trova posto in una stube dal  nome altisonante ; salendo in macchina riconosco la strada , si va alla mia vecchia meta però lussuosamente trasformata dalle lampadine che contornano la struttura a torre della scala d’ingresso.

Tutto nuovo e lucido la dentro : tovaglia di stoffa e menu in pelle , ma la compunta signora che elenca le specialità parla di guacamole , curcuma , tutto flambè , grilleè…che fa tanto masterchef.

Ordino dei banali caziunziei e mi vengono portati su un piatto nero ,delle barchette in piedi con in mezzo il solito ghirigoro colorato :

omicidio culinario , si salva solo lo strudel ( penso malignamente comprato nella vecchia tradizionalissima panetteria giù in paese.)

Con sollievo vengo a sapere che gli eleganti gestori l’anno prossimo cambieranno “location”, pare che i vecchi padroni si riprenderanno il locale.

Forse nel  futuro c’è ancora un domani.

Cortina

Corso Italia, piove. Un mondo di anziani e di ragazzini , manca la generazione di mezzo, una strana Cortina dove cercare a fatica i vecchi punti di riferimento : dove c’era il fotografo la griffe , al posto del mitico negozio di maglieria uno store griffato.

Meno male che c’è Lovat , ma ci sono troppi ragazzini , in Cooperativa regole nuove , sbagliare la fila per un etto di prosciutto fa quasi ridere , ma tant’è.

Sicuramente è colpa dell’altitudine , non si invecchia solo per esser più saggi.

Doveroso salto in canonica , ormai abituata al fasto barocco delle chiese bavaresi mi sembra quasi povera e spoglia.

Poi tutto cambia , arriva la neve : come al solito piano piano si insinua nella memoria , lava il malumore e tutto torna pulito e finalmente ritrovo la pace dei ricordi più belli , mi piace di nuovo tutto , a cominciare dall’odore della neve mischiato al profumo del legno che brucia nelle caldaie.

Zuel di nuovo mia , sono a casa.

Bastano una manciata di giorni per allontanare le ubbie iniziali , un abbraccio di Stefanino , un figlio paziente che rallenta il passo : devi camminare di più! Poi mi aspetta e sorride.

Requiem siberiano

Era bello Aleksey Navalny , alto e diritto , sarà difficile trovare un divo cinematografico degno di lui per interpretarlo nel biopic omaggio che sicuramente sarà tratto dalla sua vita.

Adesso, oltre il circolo polare artico giace freddo nel freddo e  credo che quella salma peserà sulle coscienze russe più di tante inutili parole di omaggio alla sua resistenza al potere putiniano.

Ma la sua morte non cambierà il destino di un popolo che ancora vive nella profondità di quel paese immenso nel quale la democrazia , se mai c’è stata , rimane circoscritta nelle grandi città , al di fuori delle quali resta il vuoto pesante , contadino , refrattario al cambiamento , immobile anche se le nuvole corrono veloci nel cielo immenso che lo sovrasta.

Mi aveva affascinato la Russia quando l’avevo visitata (e ancora l’Ukraina ne faceva parte ) come mi affascinano i suoi grandi scrittori , la religiosità di un popolo che aveva anche nelle isbe più  sperdute “l’angolo rosso” nel quale è sempre brillata una luce davanti alle icone bizantine.

Leggere la storia russa è un susseguirsi di congiure , di dittature, di violenze , di crudeli vittorie coperte dal pesante velo di neve e di gelo che copre le sue immense pianure.

Nelle immense dorate sale del Kremlino anche adesso si aggira un dittatore , un piccolo uomo sul quale peserà l’immagine di un bellissimo nuovo eroe che verrà pianto in Occidente e forse beatificato per il suo coerente coraggio di testimonianza contro la dittatura .

Ci saranno le elezioni farsa e Putin vincerà, nessuna illusione in proposito.

Si era smembrata l’Unione sovietica , tanti paesi satelliti hanno cercato una via di liberazione , ma ancora la mano pesante dell’immenso paese si allunga sulle speranze periferiche e sembra impossibile rompere quel cerchio di potere che tende come una piovra a inghiottire di nuovo le speranze di chi si è allontanato dal giogo centrale.

L’Occidente accenderà candele davanti all’immagine di Navalny, lo stesso avverrà , forse , a Mosca per chi ne avrà il coraggio .

 Spero solo che nei nostri paesi non ci si divida inutilmente sul corpo di un eroe lontano anche perché nel nostro democratico mondo non c’è molto da sperare circondati come siamo da guerre fratricide e ricatti globali.

Gerontocrazia al potere

Non si chiede l’età a una signora , basta dire che sia Biden che Trump sono più giovani di me , eppure anche se non sbaglio i nomi e le date e non blatero minacce folli ai comizi  , sono terrorizzata che la più grande democrazia del mondo sia nelle mani di persone che farebbero bene a vivere serenamente la loro età.

Sono convinta che ai vecchi vada lasciato lo spazio per la saggezza e magari per l’insegnamento ai giovani , specie se hanno qualcosa da insegnare. 

Scrive Norberto Bobbio nel suo De senectute  : “ mentre i mondo del futuro è aperto all’immaginazione e non ti appartiene più , il mondo del passato è quello in cui ti rifugi in te stesso e ricostruisci la tua identità …..” , e se è altrettanto vero che la saggezza la si conquista con l’età si può nel contempo perdere la capacità di sintesi , la velocità dell’apprendimento , tanto più evidente in questo tempo che si è velocizzato al punto da tagliare fuori dal contesto sociale interi segmenti di popolazione.

Eppure vedo tante teste canute nei centri di potere , come se il mollare il comando nascondesse la paura di perdere il consenso conquistato nel tempo.

Le teste bianche sono un segno di invecchiamento generale e ahinoi , vedere una platea teatrale mette un po’ di tristezza , ma non è colpa nostra se invecchiamo di più , basterebbe capire quale deve essere il nostro ruolo nella società.

Ci sono dei giorni in cui penso con sgomento alle persone care che mi hanno lasciato e che non sarebbero in grado oggi di fare delle semplici operazioni bancarie , di prendere un treno con il telefonino o di mandare una mail .

Eppure ci sono ancora i grandi vecchi in cima al mondo e questo mi fa paura.

Vier lietze Lieder

Li amo di amore incondizionato , mi piacciono perché immagino il vecchio compositore nella sua villa di Garmisch , la nuora che gli porta tre testi ai quali lui aggiunge un quarto tenuto da parte in un cassetto , nasce un capolavoro crepuscolare e magico.

Quando sentìì per la prima volta Armin Grigorian , in saio francescano ,cantarli da Torino mi deluse leggermente , poi li cantò a Santa Cecilia e io devotamente ascoltai l’esibizione ottenendo lo stesso risultato leggermente straniato.

Esce adesso un suo Cd e ben due persone che mi onorano della “fesbucchiana” amicizia e che stimo molto scrivono separatamente , ma concordemente che la mia amata soprano con questo disco conferma che la sua arte maggiore è arte di palcoscenico , di interprete carismatica quando incarna i ruoli con notevole forza interpretativa.

Dato che amo moltissimo questa cantante e da tempi non sospetti perché era un secondo cast in Suor Angelica a Roma , una diecina di anni fa , ho ragione di ritenere giusta la valutazione dei mei due illustri amici di web.

Lo strano caso , il Cd. non l’ho sentito e non ho neanche la curiosità di sentirlo , mi conferma quello che avevo percepito nella mia totale ignoranza musicale supportata solo dalla lunga frequentazione musicale , cioè che certe peraltro mitiche figure hanno dalla loro la straordinaria capacità di entrare nei personaggi , di possedere una tecnica notevole e anche una forte presenza scenica  ma che la liederistica è un’arte a sé e che non tutto riesce bene a tutti , basta farsene una ragione.

Ciò non toglie che proprio ieri abbia ascoltato la Grigorian nella Dama di picche ( ascoltata perché la messinscena è risibile,) e ancora una volta abbia apprezzato l’ampiezza della sua voce , la sicurezza del suo canto e la sua carismatica presenza scenica.

Una Dama fumosa

Si svolge in un nulla fumoso questa Pikovaya Dama di Monaco e se non fosse che l’avevo vista già recentemente alla Scala un paio d’anni fa sarei stata costretta ad andare a rileggermi il libretto .

Ricordo la mia prima Dama di Picche a Firenze , erano gli anni in cui si ambientavano le opere con le indicazioni dell’autore , per cui ricordo bene la scena del Lungo Neva quando Lisa si suicida, qualche confusione sul fatto che forse era ambientata in manicomio  deve è finito il povero Hermann e la Dama entrava in scena da una porticina bassa bassa , ma forse quella è già un’altra edizione.

In questa ultima messinscena , ambientata , non si sa bene perché , in un mondo di gente di malaffare, al solito grande spreco di sipari con primi piani che non spiegano niente altro che la bravura attoriale degli interpreti ,dove al solito primeggia la Grigorian anche se Violeta Umana da uno spessore spesso sottovalutato al personaggio della Dama , bellissima la sua aria francese cantata con grande dolcezza.

Dal meraviglioso racconto di Puskin Tchaikowski ha tratto uno dei suoi capolavori e se l’Onegin resta un’opera del cuore questa Dama ha una musica talmente sconvolgente da restare sconvolti anche dopo l’ennesimo ascolto.

Infatti ho preferito ascoltare piuttosto che vedere il nulla scenico , con misteriose apparizioni corali ( come spiegare l’allegria del canto dei bambini all’inizio o l’inizio del terzo atto in caserma , qui inutilmente trasformato in bordello ( allora le trombe a cosa servono?).

I cori vanno e vengono dalla fitta nebbia senza nessun nesso logico con la vicenda narrata , davvero siamo arrivati all’assurdo di scrivere una specie di sceneggiatura parallela in modo che la musica diventi una colonna sonora adattata alla bisogna.

Ottime prestazioni di tutti gli interpreti a cominciare dal protagonista Brandon Jovanovich e dall’inossidabile Roman Burdenko , delle donne ho già detto ,direi che nell’insieme è una buona Dama da ascoltare , inutile da vedere. 

La calligrafia

Qualche tempo fa , non ricordo esattamente il giorno , stavo facendo una cosa banale anche se gratificante , mi avevano chiesto una dedica su un mio librino quando mi accorsi con terrore che non riuscivo a scrivere correttamente le poche parole che intendevo mettere sulla pagina.

Abituata ormai a scrivere sul pc. non avevo più la padronanza della mano , quella volta mi limitati ad uno svolazzo di firma illeggibile e me la cavai in quel modo.

Poi ci ho ripensato e leggendo recentemente un articolo sull’importanza della calligrafia ho capito che la perdita della consuetudine con la scrittura porta a conseguenze impensabili anche sulla trasmissione del pensiero .

Addirittura si afferma che ci sia una correlazione con il numero dei passi che facciamo con la grafia del nostro pensiero.

Nel secolo scorso la calligrafia era addirittura una materia scolastica : maiuscole e minuscole in corsivo , in caratteri diversi dai nomi altisonanti : adesso i ragazzini imparano a scrivere solo in stampatello e solo le maiuscole , ne consegue che anche il loro pensiero si semplifica e si banalizza.

Personalmente ho deciso di correre ai ripari : scrivo lentamente , con caratteri un po’ infantili , obbligandomi a tenere la mano ferma anche se questo mi porta a rallentare la costruzione del concetto da esprimere.

Capisco che davanti ai grandi temi educativi che devono affrontare i nuovi docenti credo che il recupero della bella calligrafia sia l’ultimo degli obbiettivi , ma cercare di ottenere dai ragazzi qualche bella paginata di lettere in corsivo potrebbe essere una piccola spinta per chiedere loro anche una maggiore attenzione ai concetti da esprimere con maggiore ponderazione.

La pira

Almanacco di bellezza , uno dei pochi momenti di televisione intelligente .

Oggi si narrava di un illustre filosofo finito al rogo ai tempi di Giordano Bruno , conversazione colta , richiami storici abbondanti.

Ovviamente scatta l’inserto operistico ..ed è Kaufmann in quella famosa “pira”  seduto che ai suoi tempi sconvolse i duri e puri che amavano il tenore a gambe larghe sul proscenio , il tutto finalizzato al DO finale di all’armiiiiii.

La messinscena di Olivier Py era alquanto strana e all’epoca non piacque molto , ma colpì al cuore quelle come me che erano già conquistate dalla sua bravura di quel Trovatore fuori dagli schemi.

Molti Trovatori ho ascoltato , molte messinscene più o meno tradizionali , ma quel ragazzo col cappotto di pelle seduto in un angolo che canta disperatamente prima di correre dalla sua mamma è uno di quei momenti di non ritorno dell’arte scenica del recitar cantando.

Mi ricordo che ero in teatro e alle signore italiane che avevo vicine risposi che l’unico italiano del cast era… Jonas , talmente presa dalla sua presenza fisica e dal suo squillo brillante.

Sono passati più di dieci anni da quella rappresentazione , la strana scena girevole , i duellanti con le teste di animali , i neonati e la vecchia nuda non piacquero neanche a Monaco , dove si fa di tutto anche strano , ma quella pira era davvero speciale e me la sono andata a ricercare su Youtube per farne uno screeshot da raccontare oggi , in tempi di magra anche kaufmanianamente parlando.

Mi ricordo

Teatro Pergolesi di Jesi , si celebrava il trentennale di fondazione dell’Associazione marchigiana attività teatrali ed essendo io fra i soci fondatori mi avevano eletta presidente del comitato per i festeggiamenti.

Nel primo pomeriggio , seduta in platea aspettavo i vari ospiti in arrivo quando mi ha avvicinato un ragazzino con tanti capelli e un sorriso larghissimo che si è presentato così : ciao, sono Giovanni!

Era già pianista e compositore famoso ma con quel fare da folletto divertente sembrava tutto meno che un affermato musicista.

Abbiamo parlato tanto di musica . lui con molta leggerezza e allegria e solo quando poi la sera si è esibito ho capito quanto fosse genuina tutta la sua gioia di vivere e la sua semplicità nei rapporti con il mondo.

Ieri sera l’ho rivisto sul teleschermo con lo stesso sorriso , la stessa aria un po’ tralunata e la stessa empatia : Giovanni Allevi , uno strano alieno che il destino ha voluto colpire crudelmente , mi ha commosso davvero il suo messaggio , soprattutto quando ha parlato dei piccoli guerrieri che lottano come lui e che lui ha voluto idealmente portarsi sul palco , certe volte ci vuole molto coraggio per essere così naturalmente nudi davanti al mondo.

Spero veramente che possa suonare ancora quel suo Tomorrow che devo dire , onestamente , non mi è sembrato un capolavoro ma se sappiamo da dove scaturisce acquista un sapore di autentica verità che commuove. La musica , qualunque musica serve soprattutto per arrivare al cuore.

Mitica Giorgia

Non sono proprio entrata nel club , ma sembra che questa settimana non ci sia proprio niente da guardare in tv, leggo pigramente un libro non proprio avvincente e finisco per riaprire la tv .

Una elegantissima Giorgia , una specie di virgola chic nel vestito anni venti tira fuori da un bauletto gli antichi reperti : le musicassette!!

Mi scatta allora una memoria dolcissima :le “Mammamix “che mio figlio mi faceva per quando guidavo tante ore e che mi servivano per farmi compagnia .

Le sue cassette per mamma erano un regalo per i miei gusti difficili ai quali il figlio scapestrato era però decisamente attento : non so neanche dove siano finite e quando le ho buttate via , ma di sicuro ricordo che c’era Alleluhja di Leonard Coen cantata da uno strano ragazzo il cui nome non ricordo e c’era Vedrai di Claudio Baglioni , poi tutte scelte particolari che  adesso mi si confondono nella memoria.

Per quanto riguarda quel poco di festival che ho intravisto mi sorge spontaneo uno strano commento : forse i testi vogliono mandare messaggi , ma io non capisco le parole , questi giovani non sanno cantare , usano il microfono come strumento di modulazione della voce per procurare effetti , ma le parole spesso rimangono in un mix di allitterazioni scollegate.

Non così la mitica Giorgia da cui avevo cominciato la mia piccola cronaca : lei sa cantare davvero , da quello scricciolo escono note vere , sapientemente modulate . Avercene di cantanti così, ovvero l’unica Giorgia che vorrei.