Riassunto

Sembra necessario fare il riassunto dell’anno che finisce : lo fanno tutti e tutto sommato visto che ci siamo arrivati anche questa volta alla fine lo faccio anch’io.

Ovviamente prima di tutto le cifre : il blog è vistosamente calato e ci sono le motivazioni tecniche : a giugno mi andò tutto inspiegabilmente in tilt e certe funzioni non le ho più riprese , ho anche perduto dei lettori che non vogliono andare sui social e me ne dispiace.

Poi sono stata letteralmente fuori uso per un paio di mesi causa medico/chirurgica , inoltre e per conseguenza ho viaggiato molto meno .

Ne hanno risentito positivamente le mie tasche , un po’ meno la mia psiche!

In compenso la mia pagina Fb e il mio diario hanno matenuto alto il livello quantitativo dei miei lettori , quindi il bilancio alla fine batte quasi pari.

Grazie ai tanto vituperati social non mi sento mai sola , anzi ho una bella compagnia di amici sparsi per il mondo che addirittura ogni tanto incontro anche fisicamente nei teatri d’Europa.

Ho pure dato alle stampe il mio quarto libriccino e ne ho fatto pure una piccola ristampa , i miei amici lettori hanno dimostrato di apprezzarlo , anche il dedicatario .

Resta sempre nel cassetto il progetto del diario di una vita , non mi sento mai pronta per affrontare il copia /incolla e soprattutto i vuoti ( importanti ) mancanti.

Questo 2020 in arrivo mi piace e non avrei mai pensato di doverlo scrivere come data! Mi sto superando nelle aspettative.

Le cose importanti successe  nell’anno le riportano con dovizia i giornali , io penso al mio piccolo : in famiglia non ci sono grandi novità se si escludono due lauree ( una molto importante) , un cambio di lavoro per un nipote  , un avanzamento di ruolo per un figlio e valori positivi dei controlli , quelli sì veramente importanti , delle ultime generazioni di casa.

Prospettive? una serie di biglietti già acquistati , programmi da definire , un’altra laurea importante in arrivo e amenità varie , tipo ricordarsi che quest’anno devo rinnovare la patente!

Immagino che questo capitoletto non riceverà tanti Like, in fondo non interessa quasi a nessuno , ma per dovere di cronaca ho fatto il mio compito annuale,

A chi mi leggerà e a chi no, auguro comunque un anno nuovo pieno di musica e viaggi , sono le cose più belle che possiamo fare , ovviamente mantenendoci tutti vivi e in salute per farli.

Joury Egorov

Una cara amica intelligente e colta mi ha fatto il più  bel regalo di Natale : un libro.

Attraverso questo libro ho fatto due bellissime scoperte , l’autore e il protagonista del libro .

L’autore ,Jan Brokken  olandese e il nostro incontro  non finirà con questo libro .

Il personaggio di cui racconta la storia è un pianista realmente esistito : Joury Egorov .

Di lui sapevo le cose generiche che si raccontano nel mondo musicale : che era russo , omosessuale e fuggito dall’URSS  in un momento storico in cui gli omosessuali in Russia erano perseguitati , incarcerati , emarginati .

La sua storia per quanto ne sapevo io, era abbastanza simile a quella di Rudolph Nurejev , non molto di più.

Il bellissimo libro è intitolato Nella casa del pianista e l’autore ci racconta molto di più di questo ragazzo , morto giovanissimo , della sua vita di concertista , della sua vita di esule e di tutto un mondo che lo circondava in un’Europa così diversa da quella in cui viviamo adesso.

Si apre una strana conoscenza su quella che era ( e che è anche oggi ) la vita di un musicista di successo , adorato dagli ammiratori , condizionati dagli agenti teatrali , dalle major discografiche ,costretto a faticose tournèe in giro per il mondo con risvolti anche teneri quando tra i molti dubbi che lo assillano prima di un concerto c’è anche quello del “ come mi vesto stasera?” .

L’amico narratore ci porta in giro per le sale da concerto del mondo , tra le quali primeggia quella che amo fra le  tante : il Concertgebow di Amsterdam .

Mi costringe a riflettere su una cosa che non percepivo in anni lontani quando , già grande e vivendo in una libera Europa , non capivo la segreta angoscia e la difficoltà di personaggi come Gidon Kremer o Rostropovich che ascoltavo da Parigi a Firenze : esuli e spaesati in un mondo così diverso dalla loro grande Madre Russia.

Il libro racconta con amore la storia vera di una amicizia tra l‘infelice giovane artista che annegava in alcool e droghe la sua difficoltà di muoversi in un mondo che lo vezzeggiava e nel contempo non gli permetteva di essere realmente quel ragazzo molto border-line come erano gli artisti , da Amsterdam a New York ,negli anni in cui l’AIDS mieteva le sue vittime in modo particolare fra tutti coloro che ancora non ne conoscevano la micidiale forza distruttrice.

Si arriva alle ultime pagine con il cuore stretto , ma potenza della rete , oggi mi è stato possibile leggere il libro ascoltando le sue preziose e abbastanza rare incisioni che si possono trovare  su YouTube, in modo particolare un Notturno di Chopin e un preludio e fuga di Bach °24, ma per fortuna c’è solo l’imbarazzo della scelta.

So bene che nessuna riproduzione mi regalerà mai l’emozione di sentire un concerto in una sala , tra il pubblico che insieme a  me partecipa in silenzio a quel rito irripetibile che è quello di ascoltare insieme ad altri , il fare musica insieme , sia che si ascolti , sia che per chi la musica ce la dona attraverso la sua interpretazione , comunque resta sempre un modesto tentativo di avvicinare un grandissimo artista , così precocemente scomparso.

Storiellina natalizia

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visto che gli auguri si fanno con Kaufmann abbigliato come Babbo Natale , oppure nascosto tra le fronde di un albero decorato con la sua immagine, mi è sembrato giusto raccontare la seguente storiella presa da un dialogo Fb in cui un caro amico domandava ai suoi accoliti se sapevano che il sullodato JK avesse mai cantato a Firenze.
Un solerte testimone ha raccontato e ne riporto il brano in oggetto :
“Kaufmann ha cantato Lobegesang di Mendelssohn al Comunale direttore Bolton. Una signora al matinèe disse a voce alta :- ma questo è l’uomo più bello che io abbia mai visto!”
Ma non ci furono scene imbarazzanti. Il testimone aggiunge “ tra l’altro cantò benissimo.”
Dalle ricerche sul prezioso sito di Marion Tung si evince che ciò avveniva nel lontano 2002

.
Allora ho voluto aggiungere alla ricerca questi tre frames di un concerto in cui si eseguiva una Messa di Schubert in una bella chiesa barocca , presumo bavarese-
E questo è il prezioso risultato della ricerca

La Tosca

Una lettrice del blog mi chiede , con una velata ironia , se ancora non abbia parlato della Tosca scaligera per un sottinteso snobismo . 

Le ho risposto che sulla Tosca avrei parlato dopo i clamori della”primona” e lo faccio senza reticenze , come mia abitudine .

Ebbene ,l‘inaugurazione della stagione milanese è l‘evento per eccellenza della lirica italiana e francamente mi hanno urtato non poco le laudi esagerate e i toni trionfalistici del risultato ottenuto.

Premesso che non ho visto lo spettacolo dal vivo ( con rituale abitudine mi metto doverosamente davanti alla Tv ), nel mio caso ancora col cappotto addosso perché ero appena rientrata da Monaco , giusto in tempo.

Questo mio rientro, con ancora la grande emozione provata assistendo alla Tote Stadt , può essere anche alla base della mia forte delusione , tale era la differenza culturale dell‘approccio alla messinscena da farmi venire una grande tristezza sulle italiche manchevolezze di fondo .

Quante Tosche ho visto nella mia lunga vita di melomane ? Alcune stupende , alcune medie , alcune modeste o addirittura da dimenticare, tante sicuramente.

Ebbene questa inaugurazione scaligera sta molto in una via di mezzo e questo a mio avviso non è il ruolo che simile evento dovrebbe avere, visto anche il grande battage pubblicitario che la circonda.

L‘avere recuperato i momenti tagliati dallo stesso Puccini mi dicono una cosa sola : Puccini era un genio e se aveva tagliato qualche virgola lo aveva fatto sicuramente perché conosceva bene il suo mestiere.

Venendo alla scenografia: nessuna emozione aggiunta sulle “cappelle rotanti ” , una neanche a tempo! 

Tutti i grandi teatro hanno attrezzature di questo tipo e gli effetti ottenuti dovrebbero essere equamente proporzionali ad un perché narrativo . Nel nostro caso l‘unico valido è stato quello di alzare a livello scenico il povero Cavaradossi dopo la tortura .

Costumi orribili , tutti , e non mi si raccontino omaggi “callasiani “offensivi!

Finale ad effetto , con elevazione della Santa Tosca , perché?

Compagnia di canto : qui divento un po‘ cattiva , mi si perdoni l‘ordine di preferenze: in testa ho messo il caro amico Luca Salsi , ormai per me uno dei grandi baritoni a livello mondiale .

Viene poi la Diva Netriebka , dal vivo qualche mese fa mi aveva strappato un „brava!“ a Londra dopo la grande aria di Leonora  nelle Forza ; grande voce , ormai un po‘ abbassata e meno curata negli attacchi , sempre però tutto meno che un‘interprete . Lei è simpatica umanamente , genuina e gentile ,ma il “recitar cantando” le è cosa estranea , forse tutto sommato non le serve neppure .

Il miglior tenore italiano su piazza è sicuramente Francesco Meli , ma lo amavo di più quando era Nemorino . Questa sua crescita in ruoli lirico-spinti lo porta molto avanti nelle quotazioni, spero non lo arretrino presto nelle prestazioni.

Ebbene , ho detto quasi tutto , anzi no : il massimo dei voti al sacrestano -rabbino di Alfonso Antoniozzi e al massimo Spoletta Carlo Bosi . Due nomi , due garanzie di competenza e professionalità italiche.

Alla Scala abbiamo avuto , anche in anni non lontani inaugurazioni di gran lunga più  prestigiose, magari divisive sul piano del consenso , ma in fondo non era questo il bello di poterne discutere dopo , magari accalorandosi e risvegliando partigianerie ?

Goodbye Gran Bretagna

Gli inglesi hanno votato per quella specie di sosia di Donald Trump in salsa british confermando di fatto la volontà di uscire dalla Comunità europea.

Personalmente avevo sempre pensato che ci stessero dentro con un piede solo , non avevano aderito al trattato di Schengen , avevano mantenuto le loro assurde unità di musura , la loro orgogliosa moneta con le sue complicate suddivisioni , guidavano sempre al contrario e “dulcis in fundo” ogni volta che andavo a Londra per i miei viaggi musicali e mi scordavo la presa per la ricarica del telefono ne dovevo comprare una nuova!

Nell’aeroporto Hub di Monaco dal         quale passavo regolarmente per tornare a casa dovevo rifarmi la trafila perché in effetto non ero considerata cittadina europea in transito.

Invece ogni volta che mi capitava di passare all’Italia all’Austria , oppure dalla Germania alla Repubblica Ceka provavo quel senso di orgoglio e di piacere di chi sta attraversando un grande paese tutto nostro : quest’Europa per la quale abbiamo versato tanto sangue e nel quale adesso siamo tutti fratelli .

Gli inglesi no : gentili , educati , forse anche accoglienti  ( tanto gli facevamo comodo ) ci hanno aperto il loro paese , ma sempre con quella punta di distacco degli isolani diffidenti.

Ora il discorso si fa duro , più per loro che per noi , almeno lo spero.

Cosa farà la Scozia ? e l’Irlanda del Nord?

Si rinforza l’asse con gli Stati Uniti , ovviamente , ma questo avviene ora , nel breve periodo e intanto le grandi banche d’affari fanno fagotto per le più tranquille terre al di qua della Manica.

Non ho la sfera di cristallo per sapere il domani e neppure le competenze economiche . Personalmente mi cambierà poco e niente : ho il mio bel passaporto europeo e se ci dovrò aggiungere anche un visto lo faremo.

Leggo di pianti sui social , gente romantica che non si rassegna al taglio di un pezzo di cultura comune : quella non saranno le nuove leggi a cancellarla.

Per assurdo adesso tutti i popoli per capirsi tra di loro hanno una sola lingua franca : l’inglese , è ben strano che i proprietari di quella lingua ormai universale si ritirino nella loro isoletta che oltre a tutto rischia di diventare addirittura più piccola.

Il personaggio dell’anno

L’anno scorso a settembre una ragazzina con le treccie si era seduta il venerdì , invece di andare a scuola , davanti al Parlamento svedese con in mano un cartello di cartone molto casalingo  su cui aveva scritto nella sua lingua ostica : sciopero per il clima.

Venerdì dopo venerdì qualcuno si è accorto di lei e ieri la mezza streghetta , il troll venuto dal nord profondo è il personaggio dell’anno sulla rivista TIME.

Mi piace ripetere la semplice storia perché magari anche qualche insegnante storce il naso quando un venerdì al mese i ragazzi scendono in piazza invece di  andare a scuola : friday for future , venerdì per il futuro.

Che è il loro futuro , quello delle future generazioni perché è il futuro del nostro pianeta.

Poco sotto la notizia del conferimento della copertina alla stralunata ragazzina dallo sguardo feroce che in ottimo inglese ha spiegato ai grandi della terra , con rabbia ed emozione, perché le hanno rubato il futuro, si vede una fotonotizia : la Marmolada si sta inesorabilmente sciogliendo e fra trent’anni non ci sarà più.

Posso pensare con molto cinismo e anche un po’ di egoismo personale che personalmente poco cambierà la mia vita questa lenta scomparsa del più grande ghiacciao delle Alpi , poi mi sono ricordata l’emozione del ricordo di  quelle nevi scintillanti quando le vidi nel loro splendore durante una gita sugli sci nella mia verde età.

Credo , nella mia ignoranza scientifica che molti pianeti siano scomparsi nel cosmo , che le mutazioni della natura siano un po’ come in tutte le cose , ineluttabili .

Ma nel nostro caso non è il lento muoversi dell’universo a produrre la distruzione , siamo noi , con le nostre colpe di umani egoisti del nostro “oggi” a provocare una fine accelerata e drammatica della Terra.

Giustamente quindi rendiamo onore a Greta Thumberg , personaggio dell’anno.

Perché anche la visione incantata di un ghiacciao che brilla in un lontano mattino luminoso non resti soltanto patrimonio dei vecchi che lo hanno visto davvero brillare sotto l’azzurro cielo delle Dolomiti.

La grande arte di un mattatore

Per chiudere , come nelle recensioni seriose , occorre evidenziare la cura dei particolari della scenografia , niente è lasciato al caso , un iperrealismo voluto che va dal televisore con lo schermo piatto che noi vediamo di spalle , alle suppellettili di cucina ,  fino ai poster di due film , ripettivamente del 1965 e 66 nei quali si parla molto dello straniamento di un personaggio maschile.

Perfetti i costumi , con l’intuizione della duplicazione dei protagonisti e con i bambini – bambole, forse desiderate nell’altra vera vita .

Gli interpreti tutti eccellenti  e voglio cominciare dalle parti cosiddette minori . Quando riusciremo a vedere anche in Italia stupende ragazze dotate di ottime voci capaci di arrampicarsi in lap-dance, senza essere il solito baule che dalle nostre parti seguita ad essere garanzia di qualità vocale?

Mirjam Mesak e Corinna Scheurle sono le compagne dei festini di Marietta nei quali ho riconosciuto Deann Power , un cantante fisso del BSO che insieme a Manuel Günter completano la compagnia e brilla il baritono Andryej Filonèczyk nella parte dell’amico- rivale  Fritz : sua la bellissima aria : Mein Sehenen , mein  Wähnen qui cantata con splendida limpida voce.

Vengo alla protagonista : Marlis Petersen non è solo una splendida donna e un’ottima cantante : è una attrice versatile e capace di imprimere nel suo doppio ruolo anche accenti diversi , la dolente Maria e l’infernale Marietta non potevano trovare un’interprete più perfetta , così intelligentemente calata nel ruolo.

Per ultimo ho lasciato il mio amatissimo Kaufmann :dalle nostre parti c’è ancora qualche pseudo critico che si stupisce della rinascita dalle ceneri di questa eterna fenice : ma quando mai Jonas non è stato sempre al meglio delle sue infinite possibilità vocali e attoriali?

Quello che colpisce nei commenti di chi capisce è la sottolineatura che riguarda la grande intelligenza del cantante ,sono ormai decenni che questo tratto della sua personalità viene accentuato da chi si è trovato a lavorare con lui.

Il grande cantante , oggi non ha rivali in giro per il mondo , è arrivato a questo personaggio di Paul quando si è sentito pronto per affrontarlo .

Nessuna stanchezza , nessun cedimento e tutti abbiamo pensato che ormai stia arrivando ad un grande ruolo wagneriano.

Beato chi ci arriverà ad ascoltare il suo Tristano!

Certo che il vederlo muoversi a zig zag nei labirinti delle sua casa –nevrosi , nella quale si spezzano i muri ,si chiudono le finestre ,si gira freneticamente e alla fine si ricompone nella dolente consapevolezza della fine della memoria è qualcosa che lascia veramente senza fiato.

Mi ha anche detto seraficamente nel meraviglioso breve incontro che alla fine mi ha regalato che non era neanche stanco …beato lui, lo ero talmente io che non sono riuscita neppure a dormire la notte dopo lo spettacolo.

Unica nota positiva : le telecamere piazzate dappertutto , ormai ci potrei giurare , il DVD sicuramente uscirà .Ci resta solo da aspettare la ripresa estiva dello spettacolo Oper für Alles, durante il prossimo Festival estivo.

Korngold e il mistero della musica

Lo strano destino di Erich Wolfgang Korngold e il mistero della sua musica.

Chissà cosa sarebbe potuto essere quel giovane talentuoso musicista se le inique leggi razziali non lo avessero portato lontano , in quella strana fabbrica dei sogni che fu la Hollywwod degli anni quaranta dove lui inanellò musiche da film che lo portarono addirittura all’Oscar della musica.

Dobbiamo anche ripensare la figura di quel padre importante che scrisse il libretto della sua unica opera e che ne fu sicuramente il nascosto ispiratore,se addirittura nello pseudonimo del librettista sotto il quale si celava l’illustre critico musicale ,noi ritroviamo il nome del protagonista dell’opera .

Soprattutto alla luce dello straordinario risultato di questo evento epocale della ripresa bavarese occorre mettere al centro il grande contributo di Kiril Petrenko:

come un chirurgo abilissimo ha esprapolato dalla partitura ogni richiamo , evidenziando ogni influenza , mantenendo il filo incantato che lega tutta l’opera attraverso quel Lied di Marietta che ne fa un “unicum” prezioso dal forte impatto emotivo.


Tra questi quello che forse è più facile evidenziare è l’evidente richiamo a Puccini, ma un Puccini intriso di echi viennesi della Neue Musik senza tralasciare quella specie di sottotesto che viene dall’empito wagneriano , comunque spesso presente .

E se alla fine il canto di Marietta diventa un Lied di Mahler lo dobbiamo anche alla sublime intelligenza e alla voce incantata di Jonas Kaufmann.

Si piange  ( personalmente ho avuto un forte shock emotivo , una specie di pugno nello stomaco alla vista del cranio calvo di Maria) , lo sanno le mie amiche che hanno tentato di consolare le mie lacrime che venivano da tanto lontano e che non riuscivo a fermare.

Durante la replica del 6 dicembre abbiamo avuto anche uno strano finale nel finale : mentre sul palcoscenico il dolente Paul brucia le sue preziose memorie uno strano trambusto ha percorso la platea , si sono accese le mezzeluci ( pensiero di uno strano effetto registico?)

No, semplicemente alla maniera di Bayeteuth si è avuto il malore di una spettatrice crollata svenuta tra le poltrone.

C’è voluta tutta la professionalità del protagonista in scena per mantenerci incollati alla musica .

Lui non ha fatto una piega davanti al fuoco sul tavolo mentre l’equipe medica portava via la semi-incosciente spettatrice.

Un coup de theatre nel teatro , anche questo ci ha regalato il finale della straordinaria opera di Korngold.

La prossima volta , fatemi disfare la valigia , parlerò degli interpreti ,della messinscena e di tutto quello che ancora merita di essere evidenziato.

Comunque mi resta da dire che non si può definire Die tote Stadt una musica da film, anche se a qualcuno è rimasto il sospetto . 
Io dico solo che c’è una musica bella e una musica brutta , questa sicuramente è un’accattivante musica bellissima.

Dimenticare Bruges

 

Dimenticate Bruges , il romanzo Bruges -la-mort di George Rodenbachs , la città medioevale , i suoi canali , la sua atmosfera , le sue chiese , le beghine e un matto che si aggira nei suoi ricordi e allora vedrete un capolavoro musicale ambientato in una luminosa casa moderna , dove campeggiano manifesti cinematografici ( citazioni non casuali ….. ) tutto questo avviene a Monaco , nella interessantissima messiscena della Città morta  di Stone , ripresa da Basilea ,  nella quale il regista ripercorre i suoi temi consueti . Infatti come nella Traviata di Parigi qui la morte ha le sembianze del cancro , il nostro male quotidiano . 

Avendo a disposizione interpreti straordinari. Simon Stone ha raccontato la storia agghiacciante di uno psicopatico,  magistralmente interpretato da Jonas Kaufmann  tradendo l‘opera anche nel titolo ma ricreando  una storia perfetta nel suo sviluppo avvincente.

Questa casa che si scompone , i percorsi allucinanti tra gli ambienti percorsi freneticamente da un povero paranoico sono l’avvincente scenografia di una  nevrosi raramente   cosi rappresentata in modo lucido e oggettivo come in questa occasione.

Ovviamente bisogna disporre di un „ trio infernale „ come quello composto da Kaufmann , Peterson e Petrenko per arrivare a questi risultati, raramente raggiungibili.

Queste le prime impressioni , a caldo , ancora un po’ sotto shock , poi parlerò della musica di Korngold , degli interpreti e della sublime arte di Kaufmann. 

Bella ciao

Quando in tutto il mondo per dimostrare una volontà di cambiamento intere popolazioni si trovano unite in un canto popolare italiano viene da domandarsi il perché e il fascino semplice di questa aria popolare.

Lo si canta dappertutto in Europa e in America latina , lo si canta anche ad Hong Kong , lo si canta ( è storia di oggi ) anche nelle istituzioni europee.

Personalmente mi commuove come l’Inno nazionale , anzi dirò di più , se la batte anche con il Va pensiero del Nabucco.

Ma a differenza di qualche aria gloriosa non è stato mai strumentalizzato , la sua forza politica sta proprio nella genericità del suo appello , nel suo intimo e tenerissimo messaggio che supera l’oggi delle storia per diventare quel messaggio di speranza “ per le genti che passeranno” , perché quello che conta davvero è il messaggio della speranza per la libertà.

Sono andata a cercare su Wikipedia e lì davvero mi sono persa nei mille rivoli che la tradizione rileva nel canto popolare dal quale è scaturito il testo come lo conosciamo oggi: si va dalla ballata francese del Cinquecento al canto delle mondine , poi c’è la tradizione veneta fino al famoso disco del festival di Spoleto del Nuovo canzoniere italiano e se vogliamo esagerare potremmo anche ritrovarci un motivo Klezmer.

L’hanno cantata in tanti : da Yves Montand a Giorgio Gaber …fino a Goran Bregoviç , nelle manifestazioni contro Erdogan a Istambul fino al funerale di Don Andrea Gallo a Genova e ai funerali delle vittime di Charlie Hedbo a Parigi.

Oggi la cantano gli indipendentisti curdi nella guerra civile  siriana, in Catalogna e addirittura ne hanno fatta una versione inglese Do it now per sensibilizzare sui cambiamenti climatici.

Le sardine la stanno cantando ovunque , in tutte le piazze italiane .