Scalinate

Una vaga repulsione circa la lettura dei giornali : non sono belle le notizie dal mondo e ancora meno dal nostro paese.

Mi incuriosisce però un’ordinanza del Comune di Roma che vieta ai cittadini di sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti.

Mi viene da ridere, in un primo momento : con tutti i problemi che ci sono nella città cosiddetta “eterna” l’idea di intervenite su una quasi frivolezza mi pare una esagerazione.

Poi vedo una foto della scalinata interamente coperta da umani sbracati e ammuchiati come in un recinto di pecore :
allora capisco e mi metto a riflettere sulla differenza che c’è tra il posarsi garbatamente per  un attimo di ristoro mentre si sale al monte e quello stravaccamento generale , al limite dell’indecenza di chi ormai non ha nessuna remora ad usare anche una preziosa scalinata del Settecento come una qualsiasi gradinata da stadio ( ma forse lì ci stanno più composti anche perché generalmente si paga per entrarci ).

Ho negli occhi la scala dello Staatsoper di Monaco : ci mettono dei divertenti cuscini sacco gialli qua e la e la gente si siede , si riposa e se ne va , dando magari ad altri l’occasione di un momento di riposo.

Quando ho fatto vedere la foto ai responsabili del Teatro delle Muse di Ancona dicendo che magari , forse , l’idea si poteva copiare ovviamente in misura ridotta perché la scala davanti al teatro di Ancona è molto più piccola mi è stato risposto molto qualunquisticamente : figurati ! qui li ruberebbero subito , ma come ti viene in mente..

Ebbene , allora se anche in un caso così piccolo si pensa sempre e soltanto non a educare le persone a sedersi in maniera composta per usufruire di un bene comune , ma si parte dal principio che qui tutto è inutile, davvero è la fine di ogni forma benchè minima di educazione.

Serebbe bastato mettere garbatamente qualcuno a sorvegliare inizialmente l’abuso dei sedili , sarebbe bastato un cartello che ne indicasse la funzione e magari anche lo sponsor della piccola iniziativa ( sono convinta che si sarebbe trovato) .

Si è preferito invece seguire l’italico andazzo della diseducazione al bello ed il risultato è quello che in definitiva ci meritiamo.