Lirica ad Ancona

IMG_4059

Una piccola simil-stagione lirica ad Ancona in improbabile periodo , ma accontentiamoci.Soltanto due opere , due omaggi ai grandi compositori del massimo repertorio ottocentesco.

Cominciamo con Il ballo in maschera, grande titolo verdiano.

Vado alla prima con la convinzione di stare per assistere ad un Ballo modesto , uno dei tanti della mia vita e invece…

le sorprese della provincia .le sorprese del bravissimo direttore artistico Vincenzo Devivo che riesce a fare miracoli , l’intelligenza del regista Pete Brooks ( che viene da unn gruppo di teatro di ricerca inglese) mi fanno cambiare idea dall’attimo dell’alzata del sipario .

Intanto siamo all’edizione pre-censura napoletana : il regicidio svedese viene rappresentato come da libretto , prima della revisione che sposta l’azione nelle lontane Americhe  e della rappresentazione romana che ne seguì.

Unica variante , l’epoca . Anche questa si rivela un’ottima scelta : il video che apre con la notizia dell’attentato al Re è in stile inizio Novecento , siamo evidentemente dalle parti di Sarajevo per intenderci.

Il Re è sul lettino d’ospedale contornato da medici e suore , sullo sfondo il suo encefalogramma che lentamente diventerà piatto .

Si parte dalla fine , il ballo luttuoso ha inizio nella memoria e il bello è  che ci sta tutto perfettamente nella stupenda musica verdiana.

Un Ballo funereo , realizzato con pochissimi mezzi , uomini in frack e dame in eleganti abiti da sera neri.

Facili da reperire nel trovarobato , ma non meno intelligenti come resa.

Poi il regista si perde un po’ nel proseguo , non è facile raccontare in flash-back senza un minimo di risorse tecniche , poche prove d’insieme ,  con arredi inesistenti.

Ma le voci ci sono e sono , perlomeno la più parte, decisamente di ottimo livello.

Certo che la scelta presupporrebbe una maggiore frequentazione operistica del pubblico , quando si fanno queste operazioni revisionistiche ci sarà sempre la casalinga  che rimpiange i domino colorati dei fastosi Balli d’antan .

Qualche caduta si poteva evitare : invece del Re che fa cucù un attimo avrei preferito un bel video davanti al quale il povero marito si giocasse con maggior vigore le splendida “eri tu che macchiavi quell’anima”, essendo il baritono Alberto Gazale  uno dei punti  più tradizionali  del cast.

Cast che  ha nei ruoli principali un ottimo tenore lirico georgiano , Otar Jorijkia , oltrettuto decisamente dotato di buona musicalità e  un’altrettanto buon soprano di qualità  e di ottima scuola , la serba Ana Petricevic.

Buona anche la Advison , altrimenti detta Ulrica, di Anastasia Pirogova , russa con qualche problema alla prima , era migliore addirittura alla generale.

Ma la vincitrice in assoluto è la giovane Veronica Granatiero  un Oscar perfetto fisicamente , agile nella voce ,  semmai con con qualche passaggio ancora da affinare ma  dalla vivacissima padronanza nella recitazione.

La direzione d’orchestra affidata ad un nome di garanzia e fedeltà a questo teatro :Guilliaume Tourniaire , attento nel seguire i cantanti  anche se un po’ alle prese con gli strani equilibri dell’acustica di sala.

Orchestra sinfonica G. Rossini e coro Lirico Marchigiano Vincenzo Bellini , l’onesta qualità della sana provincia italiana.

L’opera si chiude in cerchio laddove era partita , il regicidio esalta la vicenda politica che sottende la storia , è impressionante quanto con intelligenza seguendo il libretto si racconti una storia diversa e al contempo stranamente fedelissima al dramma che tutti conosciamo.

Uno spettatore addirittura mi ha chiesto se era stato manomesso il libretto . Ho spiegato che la fedeltà alla partitura era totale  e oltre a confermare il genio verdiano ci dice che  quando si fanno le cose perbene addirittura la storia diventa quasi una colonna sonora.

Complimenti quindi alla squadra di Ancona!

 

IMG_4063