Otello forever

 

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foto di Valeria Blarzino

 

Avrebbe dovuto piovere, invece la cappa di calura su Londra toglie il respiro . Il teatro è stracolmo e bollente . Nella serra del teatro c’ è un’afa che annebbia anche le foto .
Una vela , una vela ! La tempesta verdiana non muove un alito di vento , arriva la scheletrica nave e so che in palcoscenico non hanno neppure l’aria condizionata .

Lo spettacolo è sempre più avvincente , già toglie il fiato del suo , figuriamoci al calor bianco.
Seguo la tragica vicenda del povero “ leone di Cipro” e provo una grande pena per lui e per la povera sua dignitosissima sposa veneziana .
Il capolavoro verdiano in questa messinscena acquista spessore e drammaticità nuove nel rivederlo ormai per la terza volta.
Mi soffermo su particolari che restano nel cuore . Il più prezioso è il gesto dignitoso , appena accennato della povera Desdemona sbattuta a terra dal marito ormai furioso . Lei sembra una bambola rotta , Emilia corre in suo soccorso e lei ferma il gesto pietoso con la dignità della sua nobiltà ferita.
Un altro particolare . Il sempre più evidenziato torturarsi di Otello che con quello stringersi angosciosamente le tempie ci porta al cuore della sua nevrosi , il particolare appena accennato nelle prime rappresentazioni adesso e molto più accentuato e penso che sarebbe molto piaciuto a Verdi.
Vado avanti nella tragedia che stasera ribolle fino all’ultimo e sembra toglierci quel poco di respiro che resta anche a noi spettatori anche se in teoria dovremmo stare più freschi per l’ aria condizionata del teatro , ma siamo talmente tanti che praticamente riusciamo a mala pena a respirare.
Al terzo atto Jonas non ha i pantaloni turcheschi , credo non ce l’abbia proprio fatta a indossarli ( peccato , gli stavano bene!) , poi mentre spia dall’alto si leva anche la giacca e alla fine la sciarpetta proprio non si sa dove sia finita .
In compenso eroicamente Maria resiste nelle sue nobili vesti , “noblesse oblige”.
Il mio non è il racconto fedele di un Otello verdiano , è qualcosa di diverso e più personale, è il racconto di una melomane innamorata dell’opera straordinaria che aspettavo da anni con questi interpreti e con questo direttore amatissimo.
Sir Tony alla fine non era sudato , era totalmente bagnato e , lo ha confessato , vicino a collassare alla fine del secondo atto.
Poi mi ha detto una cosa alla quale non avevo fatto caso . Secondo lui il contrasto tra il canto un po’ grezzo di Vratogna e quello raffinato di Kaufmann crea una sorta di valore aggiunto nella differenziazione dei personaggi . Confesso che non ci avevo pensato.

Ho letto molti resoconti dello spettacolo , molte entusiastiche interpretazioni della spirale di paranoia in cui cade Otello , molte recensioni colte e molte cose inutili .
In ultima analisi penso che questo Otello  con i suoi limiti ,soprattutto registici , resterà nella storia del melodramma come un momento altissimo del “ recitar cantando” tanto caro al nostro grandissimo compositore .
Il vecchio leone di Busseto non ha avuto dubbi nel contaminarsi col grande rivale tedesco . Lo stupendo leitmotiv del duetto ritorna nello struggente finale a stringere i cuori sui corpi allacciati nel sangue dei due tragici e infelici protagonisti.