Desdemona

IMG_0096

 

Mi capita di cercare un libro fra i tanti delle mie librerie sparse oer tutta la casa . Il libro cercato non lo trovo , ma curiosamente mi trovo tra le mani un libro che non mi ricordavo assolutamente di avere comprato e meno che meno letto .
Il titolo è curioso Se tu avesi parlato Desdemona , l’autrice sconosciuta Christine Brückner, lo apro incuriosita . Appartiene al filone femminista degli anno settanta , sono tutti dialoghi immaginari di donne che parlano con i loro uomini . Quello che da il titolo al libro immagina una Desdemona polemica che dialogando fa ragionare Otello e si salva.
Sorrido all’idea , ho un biglietto per l’Otello londinese e mi aspetta dopo lo spettacolo Maria Agresta . Decido che il libro ritovato avrà una nuova proprietaria e lo metto in valigia .
Il resto è la storia di una serata memorabile di cui parlerò diffusamente più volte .
Dopo averci sedotto tutti con la sua purissima voce , Maria Agresta in camerino nel ricevere il mio comunque modesto dono mi ha detto che lo cercava da anni , anche perché lei a suo tempo aveva fatto proprio sul personaggio di Desdemona la sua tesi.
Incredula di avere finalmente il libro tra le mani commossa lei …, commossa io per la sua interpretazione straordinaria , quando si dice : i casi della vita!

a botta calda

 

IMG_1795

 

Se comincio dalla fiine dico che è il più bell’Otello della mia vita . Un’emozione così intensa all’ascolto di questa opera mirabile credo di non averla provata mai .

Ma vado per gradi e un po’ di raziocinio . L’inizio non mi ha sconvolto , il coro della ROH ha qualche vistosa lacuna , Kaufmann bellissimo , nel primo dei suoi quattro splendidi costumi canta un’accademico “Esultate “, mentre da una piattaforma in alto esce e rientra una luminosa Desdemona.

Pappano non ha voluto l’applauso iniziale , entra di soppiatto mentre la scena e’ tutta di Jago che da il via alla rappresentazione .

Citazione colta per ricordarci quanto Verdi volesse dare il titolo Jago alla sua opera?

Tutta la prima parte , il tramare di Jago con Roderigo , la pesante trappola del “bevi , bevi “ai danni del giovane ( e qui piattissimo Cassio ) non è da manuale .

Ovviamente la scena si fa elettrica con il rientro del Comandante , che però non pare né focoso ,né guerrescamente solenne, ma provoca un brivido la sua mezzavoce sull’’”onesto Jago”. Comincio a capire che quest’Otello sarà molto diverso da ogni altro Otello ascoltato prima.

La claustrofobica scurissima scena a pannelli tra cui filtrano le luci del torbido pensiero che avvolge la mente del labile condottiero  è un non luogo mentale in cui anche il Credo blasfemo del deus ex machina non provoca quel brivido che dovrebbe . Forse qui mi manca un baritono più ..diabolico.

Sembra che intenzionalmente la regia appiattisca tutto il contorno , si ritorna al sublime con il duetto d’amore . Due grandi , la più struggente musica del grande vecchio mago : “Venere splende”.

Il veleno cammina nella testa di Otello , nella trama diabolica , nel gioco  che Otello fa con i modellini delle navi mentre il suo pensiero corre lontano. Non stacco il binocolo dal volto di Kaufmann , comincia ad entrare nel personaggio che affida a mezzi vocalmente non prorompenti il suo inabissarsi nella follia .

La luminosa vittima perora la sua ingenua preghiera per il povero Cassio defenestrato ….il fazzoleto è troppo piccolo, il regista non mi convince.

Nel chiudersi della prima parte non sono entusiasta. Neanche di Pappano che forza troppo l’orchestra fino a coprire le voci , lui così generalmente attento a non farlo.

 

Poi avviene il miracolo , la seconda parte è tutta di una tensione palpabile , quell’Otello in piedi al proscenio è possente , nonostante la pashmina(!) l.’ombra di Jago sullo sfondo. Nel giocare sulla trasformazione allo specchio di quello che fu il comandante in un mostro fino alla pesante maschera nera messa sul volto di Otello da Jago , come a dire : ecco il Moro che è in lui , funziona. Otello è annichilito e perso , cade come un burattino snodato . Per Desdemona non c’è più appello.

 

L’ultimo atto è semplicemente splendido: dalla Canzone del,salice fino alla perfetta , incantata “Ave Maria” la Agresta inchioda il pubblico nel religioso silenzio del rito ( ma questi inglesi non applaudono mai ?) . Ci sta tutto il boato del pubblico !

Ha ragione Alberto Mattioli , l’applauso liberatorio è parte integrante dell’opera, già m’era mancato dopo il duettone , poi dopo il monologo di Otello….va bene il rigore , ma vorrei urlare un brava da loggionista., mi trattiene il rispetto ..per i’ascetica scelta del direttore.

Poi arriva Otello con la scimitarra curva, ultimo guizzo di Magreb nella lussuosa jellaba. . E dopo il sereno accarezzare il volto di una abbandonata creatura ( un colpo di genio , per me se lo è inventato da solo), l’ira feroce , la ricerca del mezzo , il rovistare tra i cuscini , tutto perfetto!

E il “niun mi tema” , con quel gesto finale a tradimento , veloce , col sangue che schizza sulla parete fino al rantolante ultimo bacio nel lago di sangue sono da Oscar.

Jonas ha fatto centro ancora una volta.

 

Poi ci ritorno quando lo rivedo e allora dirò tutto il male possibile dell’arrivo degli ambasciatori veneziani.. intanto ci aspetta la prova cinematografica.