Bilancio finale

unknown

 

Aridità dei numeri , importanza dei contenuti .

La scorso anno il mio blog aveva ottenuto un numero per me esorbitante di lettori e ne ero stata molto fiera, e il tutto aveva il suo perché.

Quest’anno , mancando per tanti mesi il protagonista del titolo ero convinta che non sarei mai arrivata a cotanti contatti e invece mi sbagliavo .

Il mio piccolo blog , in assenza del caro tenore di cui al sottotitolo ha conosciuto una stagione diversa . Ci ho scritto di tutto , In effetti il mio mentore nell’invitarmi ad avere uno spazio tutto mio me l’aveva profetizzato : vedrai che diventerà un tuo diario .

Se oggi sommo il volume dei lettori del blog a quelli della pagina Facebook e a quelli che si fermano a leggermi sul mio diario ne viene fuori una cifra talmente grande che quasi mi emoziona.

Certo i miei grandi numeri sono piccolissimi in confronto ai veri blogger che postano su prestigiose testate giornalistiche . Specialmente per quanto riguarda Fb. io mi rivolgo soltanto a quelli che ho chiamato amici , e lo sono realmente.

Diverso il destino del blog vero e proprio che naviga piccolino nel grande mare del web , ma che anche in questo modo riesce ad arrivare veramente tanto lontano.

Qualche volta sono riuscita ad essere irritante , scrivo davvero quello di cui sono convinta e non mi ferma una certa diplomazia istituzionale tanto cara ai blog musicali veri .

Ho superato il problema della traduzione grazie all’ottimo servizio “traslate” e ho verificato provando a tradurmi se i miei testi ne venivano stravolti.

Direi di no , per quanto riguarda la lingua francese ed anche in inglese il contenuto si salva . Un po’ più difficile col tedesco , la bellissima lingua che tanto amo ha una costruzione strutturale molto diversa e la traduzione ne risulta spesso falsata o incomprensibile , mi perdoneranno gli amici tedeschi , non sono assolutamente in grado di aiutarli con le mie scarse conoscenze in quella lingua.

Ma quello che mi diverte e mi gratifica di più è vedere la lista dei paesi dove arriva il mio piccolo messaggio, ci sono in testa l’America latina e l’Australia e non mancano esotiche mete insospettabili .

Insomma questo riassuntino di fine anno lo faccio per ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito anche quest’anno con l’augurio che mi faccio e che faccio al coprotagonista delle mie imprese di essere più presente in futuro sulla scena in modo che io possa di nuovo raccontare tanto di lui ,cosa che farò prestissimo anche perché mi è arrivato un regalo di fine anno clamoroso

con gli ultimi due Lieder del Das Lied von der Erde , di cui l’ultimo l’Abschied merita un discorso a parte …..

Petrolio sprecato

img_1651

 

Guardo molto poca televisione generalista , soprattutto la RAI, anche perché amo cose un po’ particolari come la musica classica e c’è un canale dedicato su una piattaforma a pagamento nella quale mi rifugio spesso.

Ma ieri sera , grazie alle segnalazioni di vari amici , mi viene comunicato che ci sarà sir Tony Pappano sulla rete RAI ammiraglia e allora mi metto a guardare .

Titolo estremamente suggestivo :Petrolio , come il grande e sconvolgente romanzo incompiuto di Pasolini .

Penso ad una analisi spietata del nostro paese , al degrado culturale che ci circonda ..e spero in qualcosa di intelligente.

Comincio a vedere , orripilata quanto basta , la descrizione delle ricchezze sfrenate della costa smeralda ,degli eventi meno importanti qualitativamente di Milano ( che invece davvero adesso è una grande città europea , insomma una summa di immagini che mi hanno soltanto fatto esclamare la fatidica frase fantozziana ( lì era dedicata alla Corazzata Potiemkin ) ..che si trattasse di una **gata pazzesca!

I pochi minuti di sir Tony , svilito a fare il pianista da bar per commentare le immagini cartolinesche di un’Italietta al volo , mi hanno convinta che oramai non c’è più speranza per questo paese se il massimo che si può vedere in tv è roba di questo livello.

Allora ci meritiamo davvero di scendere disperatamente nelle classifiche mondiali su tutto quello che riguarda il vivere civile : la scuola , la cultura , la giustizia , la stampa , l’urbanistica , la sanità e via elencando tutto quello che distingue un paese civile da uno ..che si guarda l’ombelico rimembrando il bel tempo che fu.

Non ho bevuto l’amaro calice fino alla fine,ho premuto il telecomando e sono fuggita da tanta banalità sbandierata come convincimento che la strada per un futuro l’Italia ce l’ha solo facendo eventi per ricchissimi o facendo cantare Funicolì funicolà ai cinesi .

Poi ho pensato ai miei nipoti che studiano , ai tanti ragazzi che conosco che si fanno le ossa studiando in giro per il mondo , alle nostre vere tante eccellenze che ci onorano e mi sono detta che una speranza il paese ce l’ha , ma certo non è raccontata da una televisione ridicola e anacronistica che non ci rappresenta per quello che siamo, nel bene e nel male, veramente.

Addio principessa Leila

unknown

 

Questo crudelissimo anno bisestile si sta chiudendo portando via anche i ricordi delle favole .

Se ne è andata anche la principessa Leila , la piccola principessa di Guerre stellari.

Non era bellissima , non era glamour , ma con quelle sue treccine ottocentesche a lati del volto minuto aveva conquistato tutti i bambini in qull’inizio degli anni ottanta.

Mi ricordo un cinema a Cortina , sotto Natale . Domenica pomeriggio , con i ragazzi ,posti in piedi in attesa della fine dello spettacolo precedente, mica come adesso che si va al cinema col posto assegnato e negli orari previsti!

Poi quando si accendeva la luce come un assalto alla diligenza si combatteva per i posti a sedere e cominciava la magia.

Già adulta però anche io ero entrata nella fiaba con i miei figli e la passione per questa saga me la sono portata dietro fino a che i prequel dei prequel me l’hanno annacquata e non ce l’ho fatta più a seguirli.

In quegli anni lontani gli effetti speciali erano meno roboanti e il Millenium era il massimo delle astronavi che si potesse immaginare.

Chubeka , torniamo a casa …..

Oggi la notizia triste che anche la principessa Leila è tornata davvero a casa (avevo letto che era stata colpita da un infarto in aereo ma avevo sperato che l’episodio avesse un lieto fine ) mi ha colpita forse in maniera infantile.

Dopo trentadue anni dal primo episodio , sono arrivati al settimo , si sono reincontrati Han Solo e la principessa e i miei nipoti andranno al cinema a vedere il numero sette , ma non sanno che i loro padri giocavano già con la spada laser gridando “ la forza sia con voi!”

Per me resta il ricordo del primo incontro , nel fumoso e caldissimo cinema pomeridiano a Cortina , tutti con i Moon boot ai piedi e la testa persa nei meandri delle Guerre stellari.

 

 

 

 

Un Natale difficile

 

img_1371

 

Domani è Natale e il mio blog non può far finta di niente :
non avrei tante cose belle o retoriche da dire , ma i miei (un po’ più dei venticinque manzoniani lettori ) hanno il diritto di ricevere i miei sinceri auguri .Per la verità il Natale è cominciato così presto che già all’inizio di dicembre per la strada le persone si scambiavano gli auguri , paura di dimenticarsene?

Sul web poi alberi e candele sono apparsi con largo anticipo e il povero intestatario “silente” del mio blog si è visto al solito incoronato di vischio , con tutti i cappelli di Babbo Natale in testa ,in tutte le palle dell’albero o incorniciato tra ghirlande e fiocchi di neve .

Di neve ne fiocca poca in verità da queste parti , fioccano invece le brutte notizie dal mondo e i mercatini di Natale si sono tinti di sangue .

Non è un bel mondo questo dove rinascere ,deve pensare quel Bambinello palestinese , ai suoi tempi perlomeno sulla sua grotta non piovevano bombe e granate .

Oggi tanti bambini dalle sue parti mediorentali non hanno neppure la grotta dove rifugiarsi , tutto il loro mondo è diventato grigio di polvere e spento nei colori.

Vorrei fare tanti auguri a tutti , ma la mano si ferma sulla tastiera , le parole mai come adesso mi sembrano vuote e banali.

Ma è Natale , la festa della luce nel buio dell’inverno . dal solstizio d’inverno riparte il giro del sole.

Nacque così il mito pagano , noi lo abbiamo rivestito di fede e speranza.

Parlare di bontà mi resta un po’ difficile , mi accontento di augurare serenità nelle case dei miei tanti amici disseminati un po’ ovunque nel mondo.

Questa è una letterina piccola piccola , la vostra vecchia scrivana fiorentina non è capace di dire di più.

Buon Natale , comunque e ovunque voi siate .

 

 

 

Anita alla Scala

 

15542207_10211322976132969_9039046905481553309_n

 

 

Comincio da un momento speciale . Durante l’intervallo tra la prima e la seconda parte del bellissimo recital di Anita Rachvelishvili alla Scala, Oto , il marito di Anita nel suo semplice inglese ( più un linguaggio dei gesti ) mi indica l’autore delle bellissime musiche che accompagnano il primo ciclo di Lieder : Nikoloz Rachveli – Memanishvili . In particolare mi ha sconvolto la musica sulle parole della poesia Totentanz di Paul Celan. La conosco bene e mi è anche capitato di declamarla in Giornate della Memoria .

Ebbene quella musica su quelle parole e la potente voce di Anita mi hanno veramente colpita . Cerco di ringraziare il piccolo uomo georgiano che ho davanti a me e lui dolcissimo per ringraziarmi mi prende tut’e due le mani e se le avvicina al viso , come per baciarle . Un ricordo che non dimenticherò.

Tutta la serata è stata una di quelle da essere felici di esserci stata , a parte il fatto di essere in allegra e simpaticissima compagnia ,la gioia che mi da ogni volta entrare nella sala del Piermarini si spiega solo col fatto che mi rendo conto di entrare in un tempio mitico nel quale ogni volta mi succede qualcosa di speciale .

Speciale davvero questa serata con Anita e il suo poliedrico accompagnatore David Aladashvili.

Si sente il feeling fra i due , il loro giocare insieme , il vero modo per fare musica è palpabile e aggiunge leggerezza alla performance .

La voce di Anita è la voce della Natura , una voce che sale ad altezze incredibili e scende in tenebrosi abissi dell’anima lasciandoci sospesi in un tempo senza pari.

Il programma non è facile e per gran parte ignoto al pubblico scaligero , ma il livello della prestazione é cosi alto e Anita qui a Milano è veramente tanto amata che difficilmente riusciva a chiudere i cicli senza ovazioni anche non ortodosse tra un pezzo e l’altro.

Nella prima parte , oltre ai quattro pezzi di cui ho parlato all’inizio , due arie di Tchaikowsky e cinque di Rakmaninov, il cui pezzo forte e più noto è Vocalises che ha permesso alla cantante di stupirci con l’ampiezza della sua estensione vocale e la facilità dei suoi incredibili fiati.

Mi sono trovata a sperare che un giorno incida queste arie , saranno un successo garantito .

Piû facile la seconda parte .Sette canzoli popolari di Manuel De Falla e poi gran finale italiano con Tosti e Rossini .

Raffinata e preziosa inclusione nel programma delle arie di questo compositore di cui quest’anno ricorre il centenario della morte e di cui non molti si sono ricordati .

In realtà poi Anita ci ha regalato anche clamorosi bis : l’aria di Dalila dal Samson e Dalila , due classici pezzi della Carmen ( qui giocava davvero in casa e per finire ha ripetuto la splendida romanza di Tosti Malia , allora mi è passato per la testa il solito pensiero irriverente: chissà perché non le cantano di più anche altre grandi voci queste arie , emanano un fascino struggente , un grazie particolare ad Anita per avercelo ricordato .

Ritorno per chiudere al primo ciclo raggruppato sotto il titolo : Il resto è silenzio . Titolo schespiriano che si adatta anche alle terribili notizie di orrore che ci attendevano alla fine del concerto , questo nostro mondo sempre più piccolo e di nuovo dilaniato dall’orrore perennemente pieno di morte con la sua crudele realtà cancella l’atmosfera natalizia e sfuma nel silenzio i canti gioiosi e le carole pubblicitarie.

.

della televisione tedesca

 

img_1623

 

Del mondo i disinganni, l’assidua penitenza

le veglie , l’astinenza

quell’anime turbar

parafrasando Fra Melitone nella Forza del destino le vestali kaufmaniane si sono messe davanti alla televisione o collegate col computer sulla NDF , la forte tv del nord tedesco per vedere un talkshow nel quale riappariva il bien aimè startenor mancante da ben tre mesi ai loro sguardi..

Ovviamente tra le sceme c’ero anch’io sennò non potrei oggi fare questo pezzo per il blog ma resteranno deluse tutte coloro che vorrebbero parlassi di LUI .

La comparsata la liquido in poche parole : molto su di giri , molto spiritoso , anche troppo , molto belloccio ( a parte l’inqualificabile maglione con le stringhe ) , il messaggio era :”sto per tornare , sto benissimo , ricevo tanti premi e mi interesso di tutto, compreso la salsa alla soia”.

 

Quello di cui invece voglio parlare è sulla qualità del talkshow : in Italia una simile tavolata la fa la tv del mattino , e poi neanche tanto spesso ormai .Niente da dire , i tedeschi ci stanno miglia e miglia davanti su tante cose più importanti ma la televisione italiana al confronto brilla di luce propria.Credo che il nostro Auditel , il misuratore del consenso , avrebbe toccato abissi insondabili dopo i dieci minuti del Nostro ….

Solo gli sguardi obliqui di quando non era inquadrato , le slampate degli occhi bellissimi ( e lo sa ) facevano risalire lo share .Falsamente attento in alcuni momenti e visibilmente annoiato in altri , ogni singolo frame è stato comunque riprodotto nei siti a lui dedicati.

 

Per il resto una carrellata di personaggi : il famoso cuoco , la conduttrice erede di una famosa famiglia dal prestigioso nome del prodotto , un imitatore , un attore sussurrante , uno scrittore di bestsellers eccetera eccetera : ciascuno i suoi bravi dieci minuti dedicati senza un guizzo delle telecamere magari a scoprirne un vezzo , il particolare di una mano , come santini in fila inquadrati in rigoroso ordine.

Sarò sciovinista , ma la tv italiana , qualsiasi canale si guardi è anni luce avanti a questa, magari famosissima ma decisamente carente di fantasia, televisione tedesca.

Abbiamo pochi motivi per essere orgogliosi nel nostro bistrattato paese , almeno nel caso della televisione generalista queste cose le sappiamo fare decisamente meglio.

Si potrebbe obbiettare che è una magra consolazione . D’accordo , ma lasciatemi almeno questa piccola vanità.

 

 

 

 

 

 

 

Note di viaggio

 

img_1604

 

 

dopo anni di solitudine riprovo l’esperienza di un viaggio in compagnia:
mi è andata benissimo, sono stata con la compagna giusta che mi ha anche regalato alcuni notevoli“benefit” diciamo così , da addetta ai lavori.

Non sempre si gira la ROH col badge Visitor al collo!

Non solo , non sempre si cena con gli amici cantanti , si passeggia per Covent Garden con una deliziosa e garbata primadonna antidiva così educata e gentile.

Noi vediamo solo una parte del meraviglioso e difficilissimo mestiere di cantante.

Questa volta è come se avessi spiato da uno spioncino qualcosa di più e ne ho tratta , se possibile, ancora maggiore stima e addirittura una nuova specie di innamoramento al femminile.

 

Dell’opera ho già scritto nel mio precedente blog ,non avrei molto da agggiungere salvo il fatto che il Teatro è in grandi lavori , non so bene finalizzati a cosa , e mi è mancata la visita alla serra –bar dove è tanto carino soffermarsi nell’intervallo.

Ma gli appuntamenti da queste parti non mi mancano certo in prospettiva , anzi!

 

Ho scoperto un quarto aeroporto londinese piccolissimo e comodo : Il London City Airport. Ho letto da qaulche parte che fu fatto per le comodità della Regina negli anni cinquanta ed

è molto simile ad un piccolo aeroporto delle mie parti.

Si atterra accanto al Tamigi e si vedono i classici canottieri che vogano, non si entra nella bolgia infernale di Gatwick o nel lontanissimo Stansted.

Ha una sensazione di domestic fly molto confortevole , spero in seguito di riuscire a trovare più spesso voli che mi portino qui.

 

Le dolenti note riguardano invece le solite compagnie low-cost : costringono a infilare nei piccoli trolley stragonfi anche la borsa a mano …solo per quei due secondi del passaggio al controllo per poi informarti seraficamente che da quel momento in poi il tuo bagaglio va nella stiva e per riprenderlo a Roma sono dovuta uscire letteralmente dall’aeroporto per rientrare in un altro Terminal col risultato di dovere rifare tutta la trafila dei controlli, spogliarello come se non fossi stata in transito! ..con tutta la comprensione dell’Alitalia , una volta tanto dalla parte di chi invece le cose le fa per bene.

 

Ma quando si viaggia per il proprio piacere i piccoli disagi si sopportano meglio , in fondo nel malefico Gatwick ci ho anche dormito una volta per terra in una sgradevole circostanza. In questi casi si pensa positivo : la visione della Londra stupendamente illuminata nella notte prenatalizia ,la delizia di un raffinato ristorante di pesce , la compagnia divertente della cena dopo-teatro . E mi ha anche graziato la nebbia che invece già il giorno dopo non mi avrebbe di sicuro fatto tornare a casa.

 

 

Due artiste

img_1355

Due artiste : due donne.

E’ difficile trovare due personalità così forti, due creature tanto dotate in un solo spettacolo.

Le loro vite si intrecciano in scena , non si intrecceranno mai nella vita , ovviamente escludendo una reciproca stima professionale e legate anche da uno strano fil rouge che solo i fedeli seguaci del mio blog potranno rintracciare.

img_0003

Così per un gioco delle parti il Trovatore diventa un’opera al femminile e la figura del protagonista sfuma nel confronto della madre e dell’amata.

Anita e Maria , due luminose stelle della lirica internazionale mi hanno regalato una nuova visione del capolavoro verdiano.

 

Sorvolando su una direzione banale , sui cori abbandonati a se stessi ( Belsadonna dove sei?) , in una produzione anglo/tedesca che comunque ha qualche sprazzo interessante , vedi il grafito iniziale che si trasformerà nel grande cuore di fuoco finale . La fiamma che attraversa la cupa storia d’amore e di morte è realizzata con abilità ed è valido anche l’uso del camper così caro a Bösch nella scena del campo ztigano che ne fa forse il momento figurativamente più felice dell’allestimento.

Le voci , mi dedico a quelle femminili perché è per loro che sono andata a Londra: un prezioso diamante Maria Agresta , una forza della natura Anita Rachvelishvili al debutto nel ruolo di Azucena.

Una particolare curiosità dell’allestimento ha rappresentato una figura femminile al proscenio che nel linguaggio dei segni mimava tutta l’opera con grande abilità.

Incuriosita ho chiesto alla fine il perché di quella presenza e mi è stato spiegato che nella giornata dedicata alla disabilità uditiva c’erano molti non udenti in teatro che in quello strano modo , attraverso gesti capaci di raccontare anche la musica potevano seguire l’intero plot narrativo.Cose della civilissima Inghilterra.

Uscendo nella notte piovosa con la testa piena delle mirabili arie verdiane resto sempre più convinta che la musica di Verdi si impreziosisce quando la bacchetta è italiana o comunque di livello culturalmente alto tanto da farci apprezzare i miracoli di alcuni passaggi psicologici, i fremiti del pensiero dei personaggi, la ricchezza della tavolozza cromatica.

Questo non avviene sempre e allora il Trovatore può esser sminuito nel “verdismo” di maniera e non basta che le nostre preziose interpreti abbiano aggiunto molto della loro personale sensibilità nei rispettivi ruoli.

Riparto comunque contenta ripensando al suono purissimo della voce diLeonora , alla potenza genuina della dolente Azucena.Altri Manrico ho amato nel tempo , altri Conti di Luna .

Qui riporto con piacere la segnalazione di un ottimo Ferrando ( Gabor Bretz) e la voglia di risentire ancora e sempre le immortali arie del capolavoro verdiano.

Questo mio piccolo pezzo stringato , buttato giù velocemente al rientro spiega anche il mio silenzio della due giorni londinese . Nella diabolica Albione fra le tante stranezze che la fanno unica se partendo uno si dimentica l’adattatore ( ne ho già ricomprati un paio ogni volta che ci vado ) si azzera la possibilità di comunicare attraverso le consuete forme del web.

Tornerò sulla cronaca a breve.

 

Butterfly Kabuki

 

15380397_10211726831592042_6037614996839578720_n

 

Considerazioni a caldo dopo la visione orribilmente sfumata sugli applausi ( viva la Rai!) della Butterfly scaligera .

Non oso addentrarmi sulla partitura della prima versione fischiata del 1904 anche se ho avuta la netta impressione che la splendida lettura di Chailly ne accentuasse le preziosità sinfoniche mentre certe lungaggini del libretto ne toglievano l’effetto emotivo tanto caro al puccinismo abituale.

Mi soffermo piuttosto su quello che la visione televisiva permetteva di valutare meglio , le scelte registiche.

Ammesso che per me Hermaniss non capisce un tubo di opera lirica italiana ( e francese ) e che forse lo dovremmo lasciare nel brodo amburghese in cui è nato, mi domando se la scelta Kabuki non si tramuti proprio nel contrario di quello che la vicenda realisticamente racconta.

Tutto l’orientalismo di maniera viene accentuato , il coté cartolina esaltato e questo accentua il contrasto con le preziosità orchestrali tanto che ne risaltano i cantanti più dotati di capacità attoriali :
una triade di esecutori perfetti ; Carlos Alvarez dalla bellissima linea di canto tratteggia uno Sharples perfetto nella consapevolezza del ruolo , Annalisa Stoppa , una Suzuki deliziosa , elegante , addirittura bellissima nelle movenze , lei sì giusta nel ruolo di controcanto alla infelice protagonista e Carlo Bosi , un altro nostro prezioso cantante , anche se pesantemente laccato riesce sempre ad esprimere tutta la complessità del personaggio di Goro.

La povera Siri , massacrata da un trucco bambolina che la imbruttiva oltre misura ha dovuto tenere le mani rigidamente a palettina tutto il tempo ( mi domando se non ci sia anche un pò di sadismo alla Scala , anche la povera Damrau fu svillaneggiata dai costumi aberranti nella Traviata )

Nel secondo atto , smessi dli abiti Kabuki perché lasciarle il volto di lacca ? registicamente non funziona e su questo argomento penso di poter dire qualcosa . O la fai tutta in un modo oppure scegli la via realistica ,la via di mezzo non paga mai , neppure emotivamente,

Vocalmente la cantante mi è sembrata all’altezza , ma qui mi fermo perché non si può giudicare dalla ripresa microfonata per la tv mentre mi sbilancio per la prestazione ahimè per me deludente di Bryan Himel.

Mi domandavo ascoltandolo se sapesse dove stanno di casa coloratura e legato . Urlare urla e tanto , infatti la cosa che gli viene meglio è lo straziante Butterfly del finale , effettaccio da lacrime faciili , parallelo alla chiusa di Rodolfo nella Bohème .

Lì era Mimi,Mimi , qui Butterfly Butterfly….groppo alla gola garantito in entrambe le chiuse

e quindi non mi è dispiaciuto più di tanto il taglio dell’Addio fiorito asil , vista la prestazione del tenore.

Serata mondana , probabilmente si accontenteranno gli spettatori appagati da qualche sbirciata nel foyer, belli tutti gli uomini in smoking . E’ un abito che imbellisce tutti , lo dovrebbero portare più spesso.

L’estetismo giapponese piacerà di sicuro , a parte le mie critiche di fondo ,i costumi erano tutti decisamente molto belli.

Affollata di mimiche farfalle palpitanti la coreografia, la solita scacchiera scenografica a pannelli scorrevoli .

Mi viene da domandarmi : non si rinnovano mai questi registi?

 

Omaggio ad Agnese

 

 

015746008-b9f1f7cc-651f-4ea6-877b-4b3d2af2cb59

 

Oggi mi piace parlare di una donna che si chiama Agnese Landini e oltre a fare il difficile mestiere di madre e di insegnante è anche la moglie del premier Matteo Renzi.

Non credo che la sua vita di moglie , di madre e di insegnante sia stata particolarmente facile e non solo nel periodo di massima visibilità sotto le telecamere e davanti ai fotografi.

Una donna sottile e garbata con un raro equilibrio tra presenzialismo e ombra .

Oggi , giorno difficile della sconfitta referendaria ,anche se seguito a ripetermi che faccio parte di una luminosa minoranza di quel 40/% di italiani che sperava nel cambiamento , il mio blog lo dedico a lei .

Mi ha veramente colpito la sua presenza durante la conferenza stampa del premier dimissionario.

Distante quanto basta , ma presente al fianco del marito : diritta e attenta la sua figura , ancora vestita col golf e pantaloni con cui era andata a votare, composta e molto presente , anche lei in un modo inusuale nel nostro paese.

Qualcuno ha detto che il discorso di Renzi di undici minuti sia stato un discorso molto poco italiano e molto anglosassone .

Magari i nostri giovani politici imparassero lo stile scarno di chi la democrazia la pratica da molto tempo prima di noi !

Credo di avere il doppio degli anni di Agnese , in anni lontani di femminismo militante ho combattuto per le nostre figlie, che purtroppo non ho visto crescere e, nel mio caso ,per le mie nipoti.

Se i frutti di quelle lontane battaglie producono donne come lei ne sono particolarmente fiera.

 

Per ritornare al tema caro del mio blog :ieri sera ho rivisto l’Andrea Chenier del ROH . Pillole di nostalgia.

Come ha scritto qualcuno parafrasando la Callas ; Kaufmann ha fatto nella lirica più danni della gramigna : quando un ruolo lo ha fatto lui brucia tutti quelli che lo faranno dopo di lui.

Infatti vado a Londra a vedere per un Trovatore interessante soprattutto perché tutto al femminile .

 

 

 

Volantinaggio

images

 

Ogni tanto torno a riflettere sull’atteggiamento delle persone in momenti particolari .

Nella vita ho fatto tante cose , anche il volantinaggio in piazza .

La reazione delle persone non è uguale per tutti , infatti in linea di principio si può dividere in due categorie :
quelli che prendono il volantino , tu sorridi , loro sorridono anche se probabilmente dopo tre metri lo mettono in tasca o addirittura lo buttano nel cestino della spazzatura .

quelli che fanno un salto all’indietro come se tu volessi lo mettere una bomba in mano e girano la testa sdegnati anche se non hanno la minima idea di quello che garbatamente volevi dare loro.

Poi ci sono quelli , già acculturato o ideologizzati e anche tra loro ci sono due categorie :
quelli che dicono grazie ma lo risparmi per qualcun altro ( e lì ti senti contenta di fare la scema in piazza).

quelli , già ideologizzati altrove, che ti scanzano come se tu fossi un’appestata che vuole ofrire un mostro alieno appiccicoso e repellente .

 

Sociologia spicciola ma divertente e mi piace riderci sopra raccontando che mentre io , vecchietta anacronistica offrivo volantino da un lato a tre metri da me un ragazzo , zainetto in spalla con vistosamente attaccato il segno della sua parte offriva volantini opposti.

Ci siamo messi a ridere insieme e abbiamo parlato con garbo dicendoci : facciamo una gara?

Mi piacerebbe che le cose andassero sempre così , senza rancore : questo è il bello della democrazia , per questo vado ancora a prendere freddo in strada , qualche volta.