Le nozze di Figaro da Amsterdam

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Non che ami molto stare ore davanti al pc per vedere un’opera ma stavolta avevo tanti motivi per farlo.

Intanto la meraviglia della musica mozartiana e poi molti interessi quasi affettivi nonché qualche curiosità musicale.

Comincio dagli affetti : Eleonora Buratto l’ho intervistata qui ad Ancona , in camerino mentre si infilava la veste di Alice Ford . Una ragazza semplice e determinata , deliziosa e festosa .
In un anno ne ha fatta di strada e il suo “ dove sono i bei momenti” è stato veramente da manuale.

Poi Christiane Karg : l’avevo incrociata al Musikverein nel Deutch Requiem e nell’intervallo le avevo fatto i complimenti per il suo abito nero semplicissimo , raro per le cantanti germaniche.

Mi ha risposto in perfetto italiano e abbiamo parlato dei suoi progetti futuri . Ricordo che scrissi : da tenere d’occhio ,,ed eccola Susanna ! La conferma , se ce ne era bisogno della grande scuola di canto bavarese.

Poi Alex Esposito , ormai lanciatissimo , anche lui passato da Ancona nella Lucrezia Borgia , periodo fecondo del nostro teatro .L’avevo già ritrovato Leporello a Monaco , ineccepibile la sua capacità di esser perfettamente nel personaggio ed insieme avere una perfetta tenuta vocale., un Figaro da manuale

Passo alle curiosità, diciamo cosi, più tecniche .

Ivor Bolton lo avevo apprezzato direttore barocco nelle Indes Galantes , uno specialista del ramo che conferma anche allontanandosene un po’ . Il suo Mozart è da manuale .Rigoroso e attento.

la regia di David Boech , un altro momento di curiosità.

Lo trovo bravissimo nell’attenta ricerca della veridicità dei ruoli , i suoi cantanti si muovono sempre con grande naturalezza .

Lo avevo apprezzato le scorso anno nell’Orfeo a Monaco e pure nei suoi Meistersinger , soprattutto nella cura che mette nel fare emergere i singoli personaggi.

Avrei preferito un po’ meno crudeltà nell’approccio totale all’opera anche se la denuncia sociale c’è tutta , qualche volta però sembra volere spingere il pedale un po’ troppo sul grottesco , rischio facile per chi nasce a nord delle Alpi.

E poi ahimè anche lui comincia a ripetersi ( i suoi festoni alti li ho visti da poco nei Maestri Cantori ) e la bruttezza delle scene , per quanto estremamente funzionali ,non è compatibile con l’eleganza che comunque Da Ponte e Mozart riuscivano sempre a serbare anche nella graffiante denuncia dei loro capolavori.

Quattro ore seduta scomoda ma sicuramente ne ha valso la pena .

Mi hanno spiegato che esiste un altro piccolo aggeggio per potere vedere sul televisore più comodamente lo streaming , forse me lo regalo per Natale.

Glossario . parte terza

..e anche se non c’entra niente ci sta sempre bene….Mario Mario

 

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Con il terzo capitolo chiudo il glossario operistico non senza prima avere ringraziato e citato i contributi degli amici che si sono divertiti con me a riesumare memorie e lessico familiare.

Col passare dei giorni le citazioni sono diventate più riflessive , ci si è accorti che nelle nostre famiglie un tempo si aveva più uso di frasi operistiche .

Tutti ricordano il papà che citava , tutti si rifanno a memorie lontane .

Certamente qualcosa è andato perduto  non solo in Italia se finalmente anche dalla Francia sono arrivati curiosi ricordi come quello del papà che dopo serate nelle quali era un po’ “goguette” stranamente intonava “ L’amour est un enfant de Bohème”e sempre in francese è arrivato un ovvio “ pourquoi me reveiller ..

Seguitano i contributi per lo più wagneriani come “ wann geht der nächste Schwan? quando l’autobus non arriva e sempre lo stesso amico mi ricorda che chiamando un generico Mario Mario ovviamente si deve rispondere : son qua!

Tornando dalle parti nostre si torna spesso a Puccini: non piangere Liù .. (papà alla figlia in crisi )e il desolato “ un po’ per celia e un po’ per non morire … riferito a Pinkerton che una nonna napoletana chiamava “o’fetente!”

Carinissimo lo “Sprafuciliii “ usato per impaurire il cane che si rifugiava tremante sotto il letto.

Oppure quel mio amico triestino che confessa di avere molto saccheggiato Turandot , ed altro come per esempio il quarto atto dell’Andrea Chenier “ vicino a te s’acqueta…”, per sedurre le ragazze in gioventù e che adesso invece si rifà a Rigoletto con un “cortigiani vil razza dannata “ e ridi pagliaccio!” da usare sui luoghi di lavoro.

Ma le citazioni ci sono tutte anche se sparpagliate sulle mie pagine Fb e sul mio blog che chissà perché ancora non decolla , molti amici non si sono iscritti nonostante i miei tanti appelli, evidentemente si arriva meglio da me attraverso le mie pagine Facebook, mi ci sono rassegnata.

 

La riflessione con cui ho aperto è spalmata in molti contributi , ed è il motivo di fondo di questa mia chiusa : una volta si andava all’opera anche se non si apparteneva all’upper class intellettuale . L’opera era patrimonio culturale di tutti e si rifletteva sul nostro parlare quotidiano.

Alla fine è doveroso citare anche Natalia Ginsburg , lei che di lessico familiare se ne intendeva e che ha addirittura intitolato un suo bellissimo libro Mai devi domandarmi…che altro non è che la frase con cui Lohengrin minaccia Elsa prima di accettare di aiutarla . Versione italiana ormai desueta del Lohengrin anche se ormai il Lohengrin così non lo canta più nessuno.

Certo che un successo così clamoroso per un innocuo giochino non me lo aspettavo proprio! E mi piace chiudere con la citazione dell’amica fiorentina che dicendo “fuori tutti” quando non è in contesto operistico si accorge di fare parte di una sorta di Carboneria.

Glossario operistico .capitolo due

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Non avrei mai pensato a tante risposte , alcune veramente geniali, a proposito dell’uso operistico nel lessico familiare .

Darei la palma alla mia amica di origini napoletane con quel:
mi chiamaste . che bramate ….usato nella sua casa quando era ragazza col seguito che si può trovare tra i messaggi di risposta del blog

Secondo metterei : dammi il braccio mia piccina …di una amica che veramente non è tanto piccola , ma evidentemente la frase diventa un dolce segno di affetto.

Poi c’è la lunga e dotta spiegazione alla lunga lista di Arnaldo che si cimenta anche in tedesco e la mail successiva di chiarimento è decisamente privata , ma il suo Bist du von Sinnen ( ma sei fuori di testa! ) è bellissimo come i suoi Gewiss ,Gewiss (certo certo) dal coro del Lohengrin.

Non male anche la spiegazione di Erwache Erda …pare che se lo dica spesso da solo ( svegliati…)

Qui mi fermo perché le sue sono spiegazioni anche un po’ psicanalitiche e molto divertenti.

Mia sorella aggiunge una lunga lista :molto Arlesiana …anch’io vorrei dormir così ( duri risvegli) e il povero ragazzo voleva raccontarla e s’addormì..ai poco attenti.

Mamma , quel vino è generoso ( dopo i pranzi pesanti).

Poi va giù di Boheme   con l’ultimo sole è mio e il classico ci rivedremo alla stagion dei fiori.

Un premio speciale a è la solita storia del pastore , citato da molti , direi quasi “the winner is”…..in molte case quando si sentono parlare i politici e non solo.

Dall’amica Paola molto Rigoletto : da vendetta tremenda vendetta a questa o quella ….poi Tosca col molto usato Ma fatelo tacere ( a chi dice castronerie in Tv ) fino al classicissimo com’è lunga l’attesa .

 

Ma la vera sorpresa sono stati i contributi stranieri :

una bellissima amica romena che ha postato i suoi : bevi , bevi, pazzo son , guardate e ..davanti a lui tremava tutta Roma : non ha spiegato i contesti ,ma si è divertita perché poi ha proseguito anche con altre citazioni.

 

Molto interessante è stato il contributo dell’amica austriaca ( che parla benissimo l’italiano e chi mi ha spiegato il familiare ricorso a frasi wagneriane.

Farget an ( incominciate!)

Mein lieber Schwann ( usato con senso di meraviglia)

Nie sollt Du mich befragen ( che ne so io)…

 

Non ho avuto contributi da parte francese , ma la raccolta è ancora aperta ….

il giochino presegue.

Pentimento

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Anche se incastrata tra la fine del Festival Pergolesi Spontini e prima della classica stagione lirica di Jesi si sta svolgendo ad Ancona un’ipotesi di stagione lirica con due titoli e un filo conduttore : ritratti di donna .

Un classico , la Lucia di Lammermoore e la Tosca .

Prevenuta , critica e anche un po’ arrabbiata ho pensato di disertare il tutto , una specie di resistenza passiva anche programmando in occasione della prima opera un intervento chirurgico che mi avrebbe tenuta comunque lontano dal teatro.

Non avevo però fatto i conti con una persona colta e garbatissima che risponde al nome di Vincenzo De Vivo , l’attuale direttore artistico del progetto integrato Ancona /Jesi .

Così pochi giorni prima della prima sono andata , per gli amici delle Muse ad un incontro molto informale ( eravamo davvero quattro gatti ), nel quale il direttore ci ha spiegato le sue scelte , le motivazioni di quello che si può fare con quattro soldi intendendo dire che “ ha da passà a nuttata” col suo garbato accento partenopeo.

Ho poi visto un po’ delle prova della Lucia e sono rimasta veramente incantata : lineare la scena ,eleganti e semplici costumi , l’arte attoriale dei cantanti ( devo dire onestamente che non tutti cantavano in voce e soprattutto un ‘orchestra perfetta , raffinatissima.

Non sono andata allo spettacolo e ora me ne pento , l’inconscio protestatario mi aveva fatto combinare un impedimento vero.

Quello che sto per dire mi viene soprattutto da quel poco che ho visto e da quel molto che Vincenzo De Vivo ci ha raccontato .

Intanto una Lucia integrale , per intenderci con tutti i daccapo spesso tagliati , poi un fluire nei due tempi senza interruzioni della drammaturgia , la ricerca di voci , per lo più nuove , ma nobilitate dalla vittoria in concorsi prestigiosi .

Il tutto poi condito dalla volontà di coinvolgere  a bassissimo cachet tutti i cantanti in una operazione direi di ottimo profilo culturale.

Non mi resta che copiare la locandina , per la seconda opera in programma sarò di nuovo operativa!

AL TEATRO DELLE MUSE
CON UN NUOVO ALLESTIMENTO
DI
LUCIA DI LAMMERMOOR

ANCONA – La Stagione Lirica “Opera Ancona Jesi” si inaugura al Teatro delle Muse di Ancona venerdì 23 settembre alle ore 20.30, replica domenica 25 settembre alle ore 16.00, con un nuovo allestimento di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. L’opera è un nuovo allestimento della Fondazione Teatro delle Muse.

L’opera diretta da Giuseppe Grazioli con la regia di Federico Bertolani, le scene e i costumi sono di Lucio Diana, le luci di Michele Cimadomo, assistente alla regia Marjolaine Uscotti, assistente alle scene e ai costumi Adriana Zamboni. I personaggi e interpreti principali sono: Lord Enrico Ashton Giorgio Caoduro, Lucia Zuzana Marková, Sir Edgardo di Ravenswood Francesco Demuro, Raimondo Bidebent Ugo Guagliardo, Lord Arturo Bucklaw Sehoon Moon, Il Normanno Manuel Pierattelli, Alisa Anastasia Pirogova. Il Maestro Giuseppe Grazioli dirige l’Orchestra Sinfonica “G. Rossini”, in palco vedremo anche il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” con Maestro del Coro Carlo Morganti.

Per questa “Lucia”, così come dichiarato dal direttore d’orchestra Giuseppe Grazioli, sarà proposta la partitura completa. Ci sarà la scena della torre che di solito viene tagliata e non ci saranno tutti quei piccoli tagli che vengono fatti alla partitura per esigenze tecniche, assisteremo ad una versione completa con i tagli aperti.

Lucia di Lammermoor  un’opera in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvatore Cammarano, tratto da The Bride of Lammermoor (La sposa di Lammermoor) di Walter Scott. la più famosa tra le opere serie di Donizetti. Oltre al duetto nel finale della prima parte, al vibrante sestetto Chi mi frena in tal momento? e alla celebre scena della pazzia di Lucia, la struggente cabaletta finale Tu che a Dio spiegasti l’ali considerata uno dei più bei pezzi d’opera tenorili. La prima assoluta ebbe luogo con grande successo al Real Teatro di San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835.

I

Glossario operistico

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Avevo in testa un giochino che mi ripassavo mentalmente quando negli intervalli delle opere aspettavo di rientrare in sala .Tutto era cominciato con un “ curatevi , mertate un avvenir migliore “ detto mille volte quando qualcuno che mi stava a cuore si ammalava .

Poi , piano piano ho cominciato a pensare alle tante frasi prese dalle opere che hanno costellato il mio lessico familiare , alle tante frasi ripetute fuori contesto che però servivano perfettamente all’uopo.

Così mi è nato in testa un glossario , rigorosamente in ordine alfabetico , delle frasi estrapolate dai libretti del grande repertorio operistico italiano .Ovviamente italiano perché vivo in Italia e le frasi di riferimento venivano spesso pronunciate da persone non necessariamente acculturate in quanto alla frequentazione dell’opera.

Emblematico il :Radames discolpati ! di mio padre che veniva applicato ad ogni guaio combinato da bambine e che poi cercavamo inutilmente di negare su chi fosse il reo ( mai confesso ).

Alcune lettere sono più ricche di citazioni , di altre lettere ne ho trovate a fatica una ….

 

GLOSSARIO OPERISTICO

 

A .. a me il ferro !    momenti di rabbia

B..bocca baciata non perde ventura… spesso ironico

C.come è bello il mio Mario ! vedi sotto

..curatevi , mertate un avvenir migliore  idem

..ci rivedremo alla stagion dei fiori… speranzoso

D..donna non vidi mai… ammirativo

E ..eri tu che maccchiavi quell’anima ..  colpevolizzando

F.. felice , mi beo..    momenti euforici

G gratitudine sia oggi il tuo dì di festa     ironico

H hanno ammazzato compare Turiduu….finto tragico

I il teatro e la vita non son la stessa cosa     amaramente

L le minacce. i fieri accenti    baldanzoso

l’anima ho stanca…. accorato

M Mimì gaia fioraia     di ogni ragazzina

N nessun dorma…. cioè svegliatevi

O orsù partiamo per le propinque ville…  alla partenza

P pura sì come un angelo.. ari-ironico

Q quando ero paggio del Duca di Norkolk     con rimpianto

R Radames discolpati!    vedi sopra

S sola , perduta , abbandonata…    constatazione

.si , come Palmieri!      ovvio complotto

T tardaste , giocammo da Flora…vedi sopra

ti maledico o mia beltà…     mai a proposito

U una voce poco fa…      a chi non sente

un bel dì vedremo…    ironicissimo

V vissi d’arte           per dire non lavora  

Z zitti zitti , piano piano…    esortativo

 

come si vede dominano Verdi e Puccini , giuro che ogni citazione è stata spesso usata in casa mia ( e dei miei nonni ) mai a sproposito.

C’è solo un Rossini e un Mascagni . Non è colpa mia .

Doveroso contributo ad un amico melomane : ogni volta che arrivavamo tardi a casa sua ci accoglieva con un :tardaste , giocammo da Flora….

e : come è bello il mio Mario è stato un classico ogni volta che vedevo uno dei mei figli vestito come si deve pronto per uscire.

Giocate con me , aspetto altri contributi .

 

 

..un bacio , ancora un bacio

 

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Gala da Baden Baden di luglio su Classica lunedì sera.

 

Ovviamente gli appassionati lo avevano già visto tutti , da mesi era già possibile rivederlo su YouTube , tutto o a pezzi.

Personalmente non amo questi spettacoli , peraltro costosissimi , occasioni mondane alle quali anche io a suo tempo versai il mio obolo , si fa per dire.

Poi a Baden Baden ci ero stata veramente da poco , per una Walchiria , quella sì che valeva la pena , anche se mi era mancato l’appuntamento con un certo Sigmund , comunque degnamente sostiuito all’ultima ora .

Ma i melomani come me non disdegnano anche le cose note , specialmente se comodamente assisi davanti al televisore di casa .

Puntualmente riflettendo sulla prevedibile vetrina , sulla diversa attesa che i mattatori di turno ci avrebbero mostrato .

In cotanto senno faceva un po’ pena la povera Gubanova , sostituta di extra lusso della Garancia , che aveva dato forfait all’ultimo momento.

I suoi applausi erano più corti anche se la sua splendida voce , sentita come Frika pochi giorni prima sullo stesso palcoscenico , non sfigurava di certo nella compagine blasonata.

Ma il pezzo forte , quello che aspettavano tutti in sala e poi davanti al video era l’anticipazione di quell’Otello che già turba i sonni delle kaufmanniane doc: riusciremo a trovare i biglietti per Londra la prossima estate ?

Intanto un assaggio : Già nella notte densa , con la compagna perfetta , la partner ideale Anja Harteros che per me ha un solo difetto ed è quello di essere talmente alta da dovere necessariamente stare sempre un po’ chinata per essere all’altezza di Kaufmann che proprio nano non è .

La pagina mirabile ..e tu mi amavi per le mie sventure ed io ti amavo per la tua pietà…scioglie i cuori e quell’anticipazione del motivo finale ..un bacio , ancora un bacio ..fa dell’ultimo Verdi nel richiamo wagneriano la zampata del leone dell’ultimo grande dell’Ottocento.

Una romanza bellissima che valeva tutto lo spettacolo , davvero.

Insomma , me lo sono goduta tutta , anche se lei evidentemente se l’era studiata meglio e che il grande tenore si deve ancora affinare in alcuni passaggi   Lo farà sicuramente quando sarà sotto la preziosa ala protettrice di Sir Tony Pappano

A Londra avrà una compagna altrettanto degna , italiana che amo moltissimo , Maria Agresta ,già partner di Kaufmann a Salisburgo nei Pagliacci , sarò felice di vedere riconfermata una grande coppia.

Ora comincia l’attesa per la ricerca dei biglietti , sperando di essere ancora in buona salute per arrivare , cantanti e spettatori , indenni, alla prossima estate. .

 

di napoli e dei ricordi…

 

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Kaufmann si è preso una pausa dopo la vacanza napoletana e il mio blog si concede una piccola puntata nel privato.

La passeggiata per Napoli ha risvegliato le mie tante memorie napoletane e mi è sembrato che in qualche modo rispecchiassero parte della mia vita .

Davanti al monumento in Via Partenope , da un lato il porto , il molo Beverello e il Maschio Angioino , dall’altra il Castel dell’Ovo mi sono seduta su una panchina a ripensare tanta parte delle mia vita mentre nel mare di Mergellina sotto di me tranquilli nullafacenti prendevano il sole e attempati signori nuotavano felici nel mare del golfo in un magnifico lunedì di settembre.

Il primo ricordo sembra preistorico : avevo sedici anni e con il mio babbo abbiamo fatto un avverturoso “viaggio della motocicletta” su uno scooter :

Firenze- Napoli, ovviamente senza casco e tute spaziali : quando siamo tornati a casa eravamo totalmente cotti dal sole.

L’albergo in Via Chiatamone recitava “ vista mare” che vedevi se sporgendoti molto dalla finestra coglievi molto lontano una sottile striscia luminosa blu.

Il percheggio consigliato consisteva in una grande grotta e ci lasciarono la metafisica ricevuta con scritto” Lambretta marca Iso .”

Solo i vecchi potranno capire l’ironia!

Poi la Napoli delle regate , tante , dall’OneTon Cup ,prestigiosa regata internazionale negli anni ottanta. Si partiva da un Circolo nautico molto blasonato proprio sotto la mia panchina e accanto a noi erano ormeggiati i mitici motoscafi blu dei contrabbandieri di sigarette . All’arrivo dei vincitori ci gettavano a bordo pacchetti di Marlboro per festeggiarci.

Poi le regate a Capri e le tante partenze dal Molo Beverello : io che guidavo da sola la macchina avevo sempre un po’ di tensione agli imbarchi e agli sbarchi , ma la vera avventura era guidare in Via Marina ; nessuno che si fermasse mai ai semafori , era un continuo rischiare di tamponare o di essere tamponata.

Passarono gli anni e una volta ho partecipato ad un bellissimo convegno nazionale sul teatro al Maschio Angioino : gli anni veltroniani in cui si sperava di essere un po’ meno fanalino di coda in Europa in quanto a risorse per il settore, anche queste memorie e speranze lontane.

Un po’ più recente un bellissimo convegno nazionale del FAI .In taxi mi offrì un passaggio la Giulia Maria Crespi , curiosa di tutto mi confessò di non conoscere Ancona , semplice e grandissima dama lombarda , le dobbiamo tutti qualcosa.

Quella volta vedemmo cose della Napoli più segreta e più bella :
si aprirono per noi chiostri profumati completamente affrescati ed erano spesso ai piani alti di preziosi palazzi .

Ricordo in particolare una serata nei Quartieri Spagnoli con i nostri pulmann che non arrivavano fino alla meta e una curiosa ragazzetta dai ricci capelli neri che affacciata al finestrino di una vecchia Panda inchiodata all’improvviso ci aveva apostrofato incuriosita delle nostre mises eleganti: ma vui che ci fate acchì?

Stavamo andando allo Spedale degli Incurabili che morivano in una bella lunga corsia ma gli affreschi sopra la balconata da dove i parenti calavano i cestini delle vettovaglie erano veramente magnifici.

Con ovvio Trionfo della morte sullo sfondo.

Poi l’ultimo , bellissimo viaggio con mio marito , diventato presidente di una banca che era a sua volta proprietaria di una banca a Napoi ed oltre ad essere alloggiati nel meraviglioso albergo di lusso davanti al Castel dell’Ovo ( la sera in terrazza vedevo le luci che cambiavano sulle vecchie mura con effetti turistico/speciali ) ero stata anche al San Carlo per un’opera che non ricordo molto bene , non doveva essere un granchè.

Mi sembra fosse una Sonnambula ,ma il ricordo più vivo furono le rose e gli altri graziosi omaggi alle signore che mi furono tributati in gran copia .

Ma in quella ultima occasione ..da Vip ebbi anche la fortuna di poter fare una visita speciale ,guidata da archeologi della Sovrintendenza ,agli scavi di Pompei : Le Domus chiuse al pubblico , gli scavi recenti ci furono mostrati con dovizia di illustrazioni e questo mi riporta all’oggi , anche JK ha fatto un giro più importante ,in altrettanto preziosa compagnia .

Ora io a Napoli vado in alberghi piccolissimi il cui unico metro di scelta è quello di essere vicini al Teatro .

La vecchia signora sola per altro può vivere fortunatamente di tanti bellissimi ricordi.

 

 

nel tempio della sua passione

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Di tutti quei chili di carta che il giornale Il Mattino di Napoli ha dedicato all’incontro con Jonas Kaufmann c’era ben poco da serbare.

Articoli sulla sua vita di cui ogni sua seguace potrebbe recitare il testo ,foto delle sue interpretazioni più note che stanno in ogni galleria di grupie degna di questo nome.

Ma nel momento di alleggerire i poderosi tomi che per tre giorni ci hanno inondato di ogni notizia riguardante il Nostro ( e povera la Laura Fontana che volenteriosissima tradurrà il tutto!) mi sono soffermata su una foto sbiadita , forse l’unica immagine inedita e tutto sommato curiosa che lo riguardasse.

Credo sia un fotogramma di quel Così fan tutte strehleriano di cui resta una copia nelle teche Rai e che fu prodotto dal Piccolo Teatro di Milano.

Jonas ne parla spesso anche perché quel suo incontro col grande uomo di teatro italiano gli aveva aperto gli occhi su come affrontare senza ripetersi i personaggi che avrebbe interpretato nella sua carriera.

Giorgio Strehler morì durante le prove , il giorno di Natale e quella messa in scena fu molto triste e molto inchiodata alle indicazioni del Maestro.

Nella foto sbiadita Kaufmann , con ridicola parrucca bianca settecentesca è a dorso nudo , magrissimo e la Sovrintendete del San Carlo Rosanna   Purchia , all’epoca assistente di Strehler, ricorda quel ragazzo che sembrava più un scugnizzo napoletano che un tedesco.

Ho voluto anche serbare un articolo sulla sua visita al Conservatorio di San Pietro a Maiella nel cui libro d’onore accanto alle firme di Richard Strauss e di Toscanini ora c’è anche la sua.
La sua dedica è commovente e la riporto così come lui l’ha scritta : “ come un napoletano e un musicista “di tutto cuore” sono qui senza parole in questo tempio della mia passione. Metto la mia firma con le mani che “timbrano” in questo libro santo di storia della musica.

I fortunati accompagnatori di Kaufmann in questa visita lo hanno visto ritornare il bambino che assaporava come gustosissimi dolci quei segni vergati su carte ingiallite da mani sapienti e mentre li assaporava li canticchiava tra sé e sè come un sussurro che tutti hanno ascoltato in religioso silenzio.

Il disco Dolce vita , per sua ammissione è destinato principalmente al mercato di lingua tedesca ma la sua visita a Napoli non è stata solo promozione .

E’ stata un regalo che l’uomo colto si è fatto e se questo ha voluto dire uno stop al suo calendario personalmente glielo perdono molto volentieri.

 

 

Goethe colpisce ancora

 

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dai tempi del Grand Tour non c’è nordico che non desideri venire in Italia e d’Italia una tappa classica è stata da sempre  Napoli ,con i suoi tesori , l’incanto del suo golfo , le sue preziose vestigia archeologiche .

Poteva un uomo colto come Kaufmann resistere al richiamo delle Sirene partenopee?

Ci si è tuffato per un bel po’ di giorni , ha goduto di ogni bellezza che gli è stata offerta , si è fatto una incantevole vacanza sfuggendo spesso a chi voleva incastrarlo in cose programmate per la stampa e la televisione . Dico io , fortunatamente!

 

Personalmente anche io passeggiando ieri mattina per smaltire la tristezza della serata “cafonal” mi sono fatta un giro di memorie in Via Caracciolo ricordandomi gli anni della One ton Cup al circolo velico a Mergellina , un favoloso convegno nazionale del Fai dove vidi cose che voi umani ecccetera eccetera …(cftr.Blade runner)

Mi sono ricordata di quante volte sono arrivata al molo Beverello all’imbarco dellle isole, insomma mi sono fatta un personale tour di amore per questa città sfacciatamente bella e insieme sfacciatamente tragica.

 

Pensavo anche a Leopardi e alla Ginestra . Chissà se qualcuno degli pseudo amici gliene ha parlato , lui che ama tanto la poesia quando canta i magici Lieder delle sue liederabend ,credo avrebbe apprezzato anche citazioni come queste .

Spero che gliele abbiano fatte , se le merita e si sarebbe meritato di più , soprattutto maggior rispetto per la sua voce che ,come dice sempre , è uno strumento che non si può accordare come un pianoforte e va tenuto preziosamente riguardato .

Ma il sole di Napoli lo ha travolto , la sua generosità pure .

Consiglio il suo Pressagent , quando si tratterà di tornare in Italia a presentare la versione italiana della biografia di Jonas di chiedere meglio in giro dove e come farla .

L’Italia è bella lunga e di tesori ce ne sono tanti. Basta puntare il dito a occhi chiusi sulla carta e qualche magia viene sempre fuori .

Lo pensavo ieri in treno attraversando la Campania , il Lazio , l’Umbria e le Marche …quanti paesaggi incantati e non ho citato la mia amata Toscana!

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Ci vorrebbe una penna più attrezzata della mia per narrare la scompaginata serata in onore del grande tenore e se questo è il risveglio del Mattino consiglio vivamente di lasciarlo sonnecchiare perlomeno nel prossimo futuro .

Una abbondanza di servizio d’ordine in attezzatura antisommossa che ci avrebbe salvato da notevoli attentati del Daesh o meglio una farsa partenopea in salsa terroristica.

Si aspettavano gli studenti e sono arrivati i collettivi anonimi capitanati da una pasionaria arancione che poi sbandierava un vistoso bernoccolo ad usum televisivo, ovviamente .
Quattro ministri quattro come il Quartetto Cetra accompagnavano il Premier a sua volta accompagnato dal Governatore della Campania e , tocco di classe , c’era pure il vescovo in persona .

Renzi benedicente si rivolgeva magnanimo al loggione mentre in platea sfilavano le vecchie glorie uscite direttamente dal Museo delle Cere : Arbore e Laurito (lui col cappello , lei in sacchettone indiano nero-dorato ) Carla Fracci e consorte già mummificati e poi ..poi tutte le glorie vecchie e nuove della ribalta partenopea :una tristezza infinita .
Gentili signore in lungo e in corto e dichiaratamente spaesate in cotanto senno. Baciamani di vecchia nobiltà , abbonati offesi di non avere il proprio legittimo posto e tutti ad aspettare gli acutazzi del tenore che invece proprio non ci sono stati.

Lo spettacolo ..ma chi ha fatto l’accozzaglia paesana dei pezzi teatrali con gli inserti musicali?

E poi Jonas è arrivato , già afono, a raccontare di nonno Fritz , di quando aveva pianto alla Butterfly credendola morta davvero , di quando aveva perso la voce e poi l’aveva ritrovata grazie al maestro di Brookling.

Ovvio omaggio alla memoria di Giorgio Strehler , citazione Von Karayan sull’estasi controllata e pregievoli frammenti del vero Kaufmann nelle sue vere , belle interpretazioni .

Unico momento di brivido da parte mia , tutte prestazioni viste dal vivo che comunque mi mettevano una certa tristezza nel contesto .

Ma dico io , anche il suo Pressagent che era lì non gli poteva dare una mano a quel ragazzo che non ce la faceva più?

Gli Amici napoletani , l’Amica della Sony tutti li a godersi la vicinanza del Nostro ma nessuno che avesse pietà di lui che alla fine ha pure scoperto che c’era anche la diretta su Radio tre ..non gliela aveva detto nessuno!

Ha cominciato a cantare e ho capito con terrore che forse non avrebbe neppure finito le canzoni , ad un certo punto ( in questo caso il  mestiere aiuta )ha anche abbassato di un’ottava a metà una canzone.

Mano all’orecchio , largo uso di mentine , colpi di tosse trattenuti ;insomma un disatro e c’è stato anche chi carognescamente ha postato il video su YouTube : consiglio i veri amici a guardarlo senza audio , perlomeno si potranno divertire a vedere la giacca Dolce e Gabbana con la rosa ricamata tipo sponsor sfacciato.

Il bis Parla più piano lo cantava talmente piano che avrei potuto cantarlo anch’io.

Il disco è lanciato , per uso principalmente germanico ,credo: lo ha spiegato garbatamente lui stesso quando ha detto che sentendo quelle canzoni sotto i cieli grigi del Nord i suoi concittadini delle lontane terre dai cieli bassi e senza sole conteranno i giorni che li separano dal ritorno nelle incantare terre del Sud.

Se serve a questo è comunque una bella promozione turistica.

So che mia sorella ha chiuso la radio , che Enrico Stinchelli si è tanto rattristato da scriverlo pure sul suo blog , so che la faccenda si è rivelata quella che era :una pagliacciata piuttosto triste.
Meno male che Jonas si è consolato con il mega babà alla cena del Circolo, lui che riesce a passare come un folletto leggero anche nelle circostanze più avverse

Ora però si metta un po’ a dieta e stia zitto qualche giorno, le vacanze sono finite.

 

 

 

Mattinata

Rientro a casa dopo la breve puntata a Napoli per “il grande evento” del giornale Il Mattino , strombazzato oltre musura e mi sono divertita a leggere che sul Corrierone c’è solo un accenno alla sera in un inciso che riguarda la formale stretta di mano tra il premier Renzi e il sindaco De Magistris , per il resto silenzio.

Dunque torniamo a Napoli e alla giornata dedicata al Tenorissimo –

Ho deciso di dividere la mia cronaca in tre singoli momenti che pubblicherò un po’ per volta e che hanno tre titoli :
Mattinata

Funicolì funicolà

Goethe colpisce ancora

 

..e si vada teatralmente ….. a incominciare :
Mattinata

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Incipit : grazie alla caotica , imperfetta ma comunque generosa disorganizzazione partenopea sono stata trattata benissimo: ottimi posti mattina e sera e devo aggiugere che credo sia la prima volta in cui sento Jonas Kaufmann parlare ( molto ) e cantare ( pochino) senza dovere neanche sborsare un euro , ma tanto lì non pagava nessuno!

Piacevoli incontri prima dell’inizio della chiacchierata che il Nostro farà con cinquecento allievi dei Conservatori campani: mi riconoscono e mi salutano varie mie lettrici del blog e questo mi fa molto piacere , vanità d’autore accompagnata dal fatto che invece ci sono persone quaggiù influenti che seguitano a non considerare il mio blog che ,guarda caso ,ha seguaci

anche in questa terra generosa.

Con brevissimo ritardo arriva il grande tenore che si fa subito amare dai ragazzi perché è vestito coni i soliti jeans sdruciti , maglietta stropicciata e le immancabili scarpe rosse che gli piacciono tanto .

…e comincia a parlare : un fiume di simpatia , grazia , eleganza e soprattutto tanta serietà nel rispondere alle domande precotte degli studenti .

Risponde con garbo e sincerità , strappa qualche risata ( avrebbe anche potuto fare il comico ) e poi lo confesserà in una delle tante interviste che come un fiume in piena riversa su tutti i microfoni che gli mettono davanti.

Sembra davvero dimenticare che in fondo è lì per fare promozione al nuovo disco che sta per uscire , prevale in questo uomo intelligente la voglia di condividere la sua gioia del canto.

Ho la registrazione che supera abbondantemente le due ore e posso giurare che non c’è stato un momento di calo d’interesse nell’uditorio salvo il troppo lungo e dotto intervento della ministra Giannini , una specie di ectoplasma che non si riusciva a fotografare nello sparato candore della veste.

Lui l’ha ascoltata a braccia conserte , lieve sorriso ironico e annuente in alcuni momenti in cui si parlava del ruolo dell’Italia nella nascita del melodramma.

Lui è un ragazzo istruito e queste cose le sa e si vede.

La ministra riparte ( e per me le è andata molto bene ) viste le turbolenze dell’avvio dell’anno scolastico, lui ha ripreso la sua conversazione banalmente interrotta e ha sollecitato con un :fuori altre domande ….!!all’organizzatrice che in maniera palesemente artefatta porgeva il microfono qua e là, appunto prer equilibrare la presenza dei quattro Conservatori .

Poi al grido : canta , canta finalmente si è reso utile il povero maestro Stellario Fagone , fermo e zitto tutto il tempo a braccia incrociate che fungeva o fingeva perlopiù da interprete per le poche parole mancanti in italiano a Jonas.

Ma io che l’ho incontrato a Monaco dopo un bellissimo concerto del suo Bayerichekinderchor sono dovuta ricorrere all’inglese per parlarci perché questo bravo musicista dal sicilianissimo nome l’italiano proprio non lo sa e se ne era scusato con me.

Comunque qualcosa sapeva e sembrava aiutare Kaufmann che comunque in italiano se la cava benissimo da solo.

Siamo arrivati alla piccolissima esibizione : ovviamente ancora in voce nonostante le due ore abbondanti di intrattenimento divertito ci ha regalato un “Non ti scordar di me ….a voce spiegata tenendo in mano il microfono che si era levato perchè lo infastidiva e ha fatto impazzire tutti i ragazzi che in piedi e poi assiepandosi sotto il palcoscenico lo hanno inondato di richieste di selfie e di autografi e lui felice , accucciato al proscenio se lo godeva davvero questo incontro ravvicinato con tanta gioventù.

Fuori del teatro già si era in stato di guerriglia urbana :polizia , carabiniei , esercito . Sbarramenti stradali , ma questo ve lo racconto domani.

 

 

 

Vento di Soave nella Marca classica

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Nella Marca classica si svolge il Festival Pergolesi Spontini giunto alla sedicesima edizione. Un festival coltissimo quest’anno dedicato in modo particolare ad esplorare la vita e il tempo di Federico II di Hoestauffen che proprio a Jesi nacque ,forse in una tenda davanti alla chiesa di San Floriano dove la madre Costanza d’Aragona lo diede alla luce.

Nel bellissimo programma del festival c’è l’albero geneaologico degli Hoenstaufen , Federico II , Re di Sicilia , Re di Germania e imperatore nacque da Costanza , nipote di quel Ruggero II d’Altavilla regnante in Palermo nel primo secolo del primo millennio , fratello dil Federico I , detto il Barbarossa.

Il festival quest’anno prende il titolo da un verso di Dante “Vento di Soave “

riferito proprio al tempo in cui Costanza diede alla luce quel piccolo imperatore di Germania nato forse per caso  in questa Jesi medioevale e turrita .

Nacque qui anche quel Giovanbattista Pergolesi che poi nella sua breve vita svolta particolarmente al Conservatorio di Napoli ci ricorda quanto le Marche abbiano dato natali a tanti illustri musicisti.

Di Pergolesi va in scena in scena il suo primo gioiello barocco e pensare che sia l’opera d’esordio di questo grande compositore riempie veramente di stupore.

Il lunghissimo titolo non tragga in inganno. Li prodigi della grazia divina nella conversione e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania.

L’opera corre leggera con musiche piacevolissime anche al nostro orecchio meno educato alla musica settecentesca.

, Detto più semplicemente il San Guglielmo fu eseguito la prima volta nell’estate del 1731 a Napoli nel chiostro del Monastero dei Filippini .Il dotto programma ci spiega le fonti e i probabili ripescaggi di alcune arie in opere successive , come la più famosa e ultima Olimpiade .

A Napoli questo filone religioso si disseminò attraverso traduzioni e rifacimenti e in scena potevano manifestarsi apparizioni sacre e miracoli , potevano avvicendarsi luoghi diversi e lontani , intrecciarsi eventi tragici e situazioni comiche , infatti c’era sempre anche un personaggio buffo che si esprimeva in napoletano e che in effetti si rifaceva al teatro spagnolo , a partire anche dai numerosi rifacimenti del Burlador de Sevilla di Tirso da Molina.

Intrecci culturali incredibili , nel programma quando si parla di Federico II e si arriva dai trubadores ai Minnesanger viene da pensare a questa Europa piccina che invece era già così piena di contaminazioni tanto tempo fa.

Tornado alla rappresentazione che ho avuto la gioia di vedere e che devo alla cortesia del direttore artistico del Festival Vincenzo De Vivo, mi ha colpito l’altissimo livello delle splendide voci , l’eleganza dell’allestimento e soprattutto la perfetta esecuzione de Les Talens Lyrique diretti da Christophe Rousset.

Una serata da segnare tra le cose preziose che si possono godere , abbastanza raramente , nel nostro paese.

La regia nella sua semplicità , pannelli scorrevoli a formare le varie tappe della vita del Santo impreziositi da videoproiezioni astratte che perfettamente si intonavano con la musica barocca, estremamente funzionale e leggera.

Due ore e mezzo volate in un attimo e mi piace nominare tutti e cinque i cantanti : Raffaella Milanesi ( San Guglielmo) , Sofia Soliviy ( Padre Anselo e San Bernardo ) l’angelo delizioso di Arianna Vendinelli , Clemente Antonio Daliotti ( Cuosemo) e Maharam Heseynov ( il Demonio).

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Mi faceva notaro con orgoglio il direttore artistico che le tre voci femminili , preziose , sono tutt’e tre italiane !
Ma sono tutti nomi da ricordare , come mi piace ricordare un verso dell’angelo “ non si vendica il ciel con chi si pente , chi si duol del fallir torna innocente” e la bellissima , dolce aria “tra fronda a fronda” di padre Arsenio.
Un vecchio amico che mi ha incontrato nel Foyer d’ingresso si è detto stupito che fossi lì; forse non pensava che quando si ama la musica la si ama tutta , ovviamente compresa la musica barocca.

Un ‘ultima casualità divertente : venivo dalla casa di mio figlio che abita a Chiaravalle ,ovviamente in Via San Bernardo.