il tema della madre nel canto del tenore

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Spesso pensiamo alla voce del tenore soltanto in veste di amante , le storie del melodramma si raccontano abbastanza per stereotipi e la voce tenorile è quella per antonomasia dell’amore per l’oggetto del desiderio , la donna.

Qualche volta felice , molto più spesso infelice se non tragico questo registro è voce del cuore in maniera costante.

.

Ma c’è un particolare momento in cui questa tonalità investe un altro ruolo , non meno forte e drammatico . Nel momento in cui si incontra con l’amore materno e questo è più evidente quando il cantante non è il solito tenorazzo a gambe larghe che spara gli acuti con gli occhi fissi al direttore , ma quando diventando più attore e si trova a esprime sentimenti più diversificati secondo al ruolo da interpretare .

Questo mi è venuto in mente ascoltando lo “schauspieler” Kaufmann in diversi ruoli , in diverse opere e soprattutto in tre diverse lingue nelle quali comunque emerge un tipo di interpretazione forte e incisiva.

La prima , vado in ordine di ..riflessione è la aria di nostalgia per la madre nella Carmen di Bizet .Non è Micaela che suscita il momento tenero è “ ma mère , je la revois dans mon village…dolcissimo lieve ricordo che verrà spazzato via dalla passione e che ritornerà violento nell’annuncio della morte che lo farà fuggire ( mais je reviendrais…)quando l’amore filiale prende il sopravvento solo per un ultimo sprazzo di ricordo.

Il secondo momento in cui la figura della madre viene fuori teneramente nella voce di Kaufmann è in Wagner .Nel Sigfrido : “meine Mutter….una ricerca lontana di cosa cela il suo passato di orfano affidato al nano Mime in cui proprio non si riconosce , un’ansia di conoscenza , la ricerca tenerissima dell’origine nascosta,la stessa nostalgia nella voce di Parsifal , quando ricercando nella memoria il nome della madre Herzelaide…pone anche le basi psicanalitiche della sua ricerca di amore nelle mani di Kundry.

Anche in Verdi abbiamo un momento importante di amore per la madre :in fondo “ di quella pira” altro non è che l’urlo di un figlio che corre in cerca della madre e che poi , rinchiuso con lei nella prigione le canterà “ ai nostri monti ritorneremo che altro non è che la versione filiale di “Parigi o cara…”

L’ultimo , forse quello che mi ha fatto scattare questa riflessione è nella Cavalleria rusticana : quel Mamma , mamma supplichevole del figlio che sa di andare incontro ad un tragico destino e che Kaufmann , in questo caso anche aiutato da un video strepitoso canta esprimendo tutte le sfumature di questo dolcissimo rapporto che diventa addirittura un’implorazione.

 

Ho molto pensato , prima di scrivere questa nota a quella mamma in cucina , a quel bambino con un pentolino in mano , una foto piccolo borghese di una famiglia che si capisce unita , alla vera mamma del tenore di cui non so niente ma che , mai nominata nelle varie memorie in cui primeggiano le figure dei nonni e nelle quali si cita solo il ruolo del padre scomparso forse un po’ troppo presto, la figura della mamma è nel silenzio , ma quando il cantante la invoca in ogni lingua e la sua voce si impasta di grande tenerezza mi viene il sospetto di credere che in realtà sia stata molto importante anche se pudicamente nascosta da una persona chiusa e sensibile che tiene ben separato il suo vero io dalla figura di adorabile amante che si è abilmente costruito addosso.

Un paese fragile

 

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Una cena in famiglia , si festeggia , con ritardo , il mio compleanno . Prima erano tutti più o meno in vacanza e finalmente ( mancano solo un paio di nipoti  ma siamo tanti lo stesso )una bella riunione tutti insieme.

A letto serena , per quanto si può essere sereni con tanti figli e nipoti ,ognuno con la sua storia e i suoi problemi , con tanti anni addosso e fortunatamente un gran sonno per  chiudere la bella serata .

Poi alle 3 e 36 il letto ha cominciato a ballare , si è fermata la vecchia pendola in cima alle scale e ho riconosciuto il vecchio terry , quello che viene spesso a farci compagnia anche solo per ricordarci tutta la nostra fragilità umana.

Ormai sveglia ho aspettato un secondo tremore , sicura che ci sarebbe stato ed infatti è arrivato puntualmente dopo un’ora.

Niente da fare , chi è abituato a vivere in terre ballerine ormai conosce i vizi del vecchio sordo nemico che abbiamo sotto i piedi .

Ma alle sei quando ho visto , aprendo la televisione , cosa era successo un centinaio di chilometri più a sud ho capito che per noi stavolta era stata solo una specie di leggero promemoria.

Nel cuore del cuore d’Italia , tra quattro regioni :Lazio , Umbria Marche e Abruzzo in un  anello di antichi bellissimi borghi medioevali , una specie di sintesi della bellezza nascosta di un paese bellissimo che non mostra tutti i suoi segreti ,si è scatenato un inferno .

Qui il terremoto ha mostrato il suo ghigno feroce abbattendo case , chiese , locande e tante , troppe vite umane perché come era successo cinque anni fa all’Aquila , nel cuore della notte è più facile colpire a tradimento le persone tranquille nei propri letti.

Siamo un vecchio , spesso disordinato e malandato paese ma quando arriva la nera mano della morte arrivano tanti angeli soccorritori : la commovente testimonianza dei meravigliosi Vigili del fuoco , dei  carabinieri , della Croce rossa e di tanti tanti volontari accorsi subito da tutto il paese , compresi gli africani richiedenti asilo ospiti dell’ascolano.

Che strano paese l’Italia .

All’estero ci considerano poco da questo punto di vista , purtroppo prevale lo stereotipo dell’italiano magari creativo nelle arti , ma molto più considerato come mafioso , camorristico , poco ordinato e poco solidale , diciamolo chiaro siamo considerati molto cialtroni.

Invece no , noi siamo tante cose , è vero , ma siamo anche quelli che in Mediterraneo ancora salvano tanti disgraziati migranti , siamo ,insieme ai tanti bistrattati colleghi greci quelli che accolgono  sulle nostre spiagge chi scappa da guerre , fame e genocidi, siamo i paesi del sole che quando serve hanno ancora nell’anima tanto calore da condividere con chi soffre .

La televisione racconta con lucida spietata cronaca il terribile effetto dell’ennesimo tragico evento naturale.

Un’altra ferita che non si rimarginerà nel nostro antico paesaggio e  ancora non è finita la conta delle vittime .

Guardo le immagini e vedo sulle macerie i punti colorati dei tanti volontari che scavano , spesso anche a mani nude . Mi pare l’unico conforto.

Mi piace anche vedere i messaggi di chi l’Italia la ama davvero , come Anita Rachvelishvili che chiede notizie , come tanti amici cantanti che nel bel paese ci hanno cantato cantato e ci mandano la loro solidarietà.

Il mio profilo è intasato da tanti ( non tutti quelli che magari dovrebbero ) che mi chiedono notizie in tante lingue.

Grazie di cuore , prendo col cuore gonfio il saluto di quelli che si sono ricordati della bella Italia , anche quando non ne cantano le bellissime arie.

 

 

 

 

 

CANCIONES DEL CAMINANTE

 

 

credo sia la cosa più divertente alla fine della trionfale tournè sudamericana di Jonas Kaufmann leggere la traduzione di come diventa quasi allegro in spagnolo il meraviglioso ciclo di lieder mahleriani .

In ultima analisi è quello che ha fatto Jonas Kaufmann : ha camminato dall’Argentina al Perù finendo in una apoteosi di applausi nella MovistarArena in Chile .

Credo però che il momento più bello sia stato quello di entrare al teatro Colon di Buenos Aires , lì davvero ci hanno cantato proprio tutti i grandi di un tempo e tutto sommato mi pareva giusto che adesso toccasse anche a lui tanto onore.

Inginocchiandosi sempre , mandando baci a tutti i loggioni scatenati corsi a sentire “el grande tenor alemanno”….allungando i troppo raffinati programmi di tanti bis popolari , sopportando ( lui si , Baremboim e Deutch un po’ meno ) i battimani prima della fine , ridendo con complicità nell’ultimo concerto con l’amico del cuore , venuto espressamente dalla Svizzera per accompagnarlo nel concertone finale popolare.

Ma la foto che mi ha divertito di più è quella di Jonas vestito con la camicia degli Inti Illimani sullo sfondo del Machu Pichu.

Un divertito “caminante” certamente meno infelice del suo collega mahleriano che ostenta anche una strana fodera di lana per la macchina fotolgrafica …tipico prodotto peruviano di fiera artigiana.

Anche quando è andato a prendere l’ennesimo diploma , attestato , riconoscimento della sua arte non è che fosse proprio vestito troppo formalmente , le giacche stirate proprio non gli piacciono!

In cotanto clamore ed entusiasmo ,con  le kaufmanniane rimaste lontane che trionfalmente  postavano incredibili e spesso bruttissimi video delle serate, io invece mi sono rifatta al passato e approfittando dei noiosi giorni ferragostani in cui non si può fare quasi niente  ho rivisto preziosi cimeli del Kaufmann d’un dì:
Nina , ovvero la pazza per amore di Paisiello ( devo dire che era davvero bellino il ragazzo a quei tempi) e soprattutto la Traviata di Parigi con Christine Schäffer , un Alfredo incredibile , un attore che canta ,uno stupido ragazzo che inciampa , striscia , singhiozza , da star male : ma ora quel ragazzo lì proprio non c’è più .

C’è el grande tenor…che le folle adorano , che si accontentano di tanti meravigliosi bis ma che non hanno vissuto il brivido delle sue grandi interpretazioni a cominciare da quel suo Werther con la giacca azzurra e il panciotto giallo ( che ogni volta se lo mette un altro mi pare lesa maestà!), da quel suo Don Josè con le molletine a trattenere i ricci di Londra fino al don Alvaro magrissimo della prima bavarese.

Adesso buone meritate e segretate vacanze per Jonas e molti ringraziamenti a You Tube per noi.

 

 

 

Riassunto di mezz’agosto

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La mia estate musicale è praticamente finita . Posso tentare un bilancio delle cose viste e sentite e trarne anche alcune considerazioni .

Ho cominciato molto bene con un bellissimo concerto a Parigi Das Lied von der Erde che mi ha rinnovato il duplice entusiasmo sia per Mahler che per il grande tenore che amo soprattutto in questo repertorio.

La seconda tappa estiva una bellissima Walküre a Baden Baden , che anche se orbata del prezioso Sigmund che speravo di sentire , si è rivelata una bellissima trasferta , soprattutto grazie alla meravigliosa direzione di Valery Giergiev che non mi ha fatto molto rimpiangere la defezione del caro ragazzo , il quale persosi a Torino in una giornata caldissima a registrare un programma per la Tv tedesca ZDF , quando è arrivato a Baden Baden probabilmente ha avuto un calo di forma che lo ha consigliato di disdire l’impegno .

Fortunatamente l’occasione mi ha fatto conoscere un ottimo tenore australiano :Stuart Skelton in quei giorni altrimenti impegnato in un Tristano a Londra , un’ottima scoperta.IMG_0838

Poi la grande abbuffata a Monaco :undici giorni di opere , ne ho ampliamente parlato sul blog .

Ripensando in prospettiva di sicuro il ricordo più vivo resta lo spettacolo al Printzregenteather : Les Indes galantes di Rameau, senza dubbio una sorpresa per uno spettacolo intelligente e raffinato.

Poi ovviamente valgono tutte le considerazioni già fatte e che mi confermano la troppo abusata tendenza alle intzenierungregie che ormai non scandalizzano più , semmai rischiano di annoiare perché di provocazione in provocazione , di rivisitazione in rivisitazione si finisce per perdere spesso anche il senso vero della natura stessa dell’opera.

Comunque un cartellone come quello di Monaco è prezioso per la grande abbondanza di splendide voci , sicuramente si sentono qui tutti insieme i più grandi cantanti oggi in giro in tutto il mondo.

Una lode particolare al direttore artistico Kiril Petrenko , che oltre ad averci regalato una lettura incomparabile dei Maistersinger , attraverso una intelligente programmazione anche cameristica mi ha regalato l’occasione di sentire un bellissimo concerto al Couvilliertheater in cui ho scoperto delle sconosciute Folksong di Luciano Berio che chissà quando mai avrei potuto sentire in Italia.

Poi sono tornata a casa . Due grandi Festival nella mia regione :le Marche. Differenti per vocazione e target sono stati ambedue una bella conferma che in Italia si fa ancora del gran teatro lirico , tutto sommato con quel tanto di novità necessario , ma al contempo senza l’appesantimento teutonico che fa giustamente arricciare il naso ai tradizionalisti.

Ne ho parlato già ampliamente su queste mie paginette , mi soffermo solo sulla differenza di fondo dei due appuntamenti ambedue interessanti per chi voglia venire in una regione tra le meno note d’Italia che nasconde in realtà tesori d’arte e cultura da tenere bene il confronto con la vicina e più paludata Toscana.

IL Macerata Opera Festival nacque con alterne vicende nel 1921 e si svolge principalmente in un luogo all’aperto fra i più suggestivi d’Italia :
Lo Sferisterio ,spazio straordinario costruito “ da cento consorti” per il gioco della pallacorda all’inizio dell’Ottocento , con il suo grande muro da un lato e i palchetti sul fondo è un vero teatro dalla stupenda acustica .

In questo periodo si avvale della direzione artistica di un autentico vulcano che si chiama Francesco Micheli e ha un giovane sovrintendente Luciano Messi , praticamente nato in casa ed insieme formano un team prezioso.

La stagione ha un carattere popolare nei titoli di cartellone uniti ogni anno da un filo conduttore , l’arena è molto grande con i suoi 2800 posti e alla fine lo stesso Direttore artistico ha ringraziato pubblicamente i circa 38000 spettatori di questa edizione.

Molto diversa la storia del Rossini Opera Festival , detto affettuosamente ROF che naque a Pesaro nel 1980 ,perché  Pesaro aveva dato i natali a Gioacchino Rossini , con l’intento di rappresentare e recuperare tutta la grandissima produzione rossiniana: festival colto che nacque grazie alla tenacia di un amministatore melomane : Gianfranco Mariotti che è tuttora il demiurgo del festival , accanto a lui studiosi , mecenati , tutti hanno contribuito a rendere questo appuntamento d’estate uno dei più preziosi e interessanti appuntamenti d’Europa le cui messe in scena sono sempre ad altissimo livello , sia per i cantanti che per gli allestimenti .

Oggi il figlio di quel visionario fondatore è il giovane e importante direttore d’orchestra Michele Mariotti e qui ha debuttato giovanissimo la grande voce di Juan Diego Florez.

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Fin qui la mia estate musicale . Il prossimo pezzo lo dedicherò , con sottofondo di marcia trionfale dell’Aida ,alla trasferta di Jonas Kaufmann in Sudamerica.

 

 

 

 

Rossini Opera Festival

 

Torno a Pesaro dopo molti anni di latitanza . I sessanta chilometri che la separano da Ancona erano diventati troppi per tornare di notte da sola in macchina tra una fila di Tir ed ecco la nuova risoluzione . Mi faccio la tre giorni pesarese.

 

IMG_0060Prima sera .

La donna del lago ovvero …mi ricordo , si mi ricordo ….

Correva l’anno domini .1981 cantavano la Ricciarelli e la Valentini Terrani ‘ piu’ Samuel Ramey , dirigeva Maurizio Pollini. . Le scene e la regia erano di Gae Aulenti ..e c’era il lago , la barca , il sogno , la brughiera . Una meraviglia la scoperta di questo strepitoso Rossini . Ne rimasi incantata.

Poi gli anni passarono e vidi Donne del lago in bacheca londinese , in brughiera con tartan orribile dal Met , insomma speravo tanto in Michieletto

Il quale invece si e’ fatto epigono di Klaus Guth : se non fa tutto in una stanza non si diverte , i doppi sono ormai un’appannaggio obbligatorio . Ci ha messo pure il canneto del Lohengrin con relativa pozza a simulare il lago ( pochi centimetri ) i lampadari che scendono a indicare la reggia , il fotofinish di gruppo .

E bisogna capire che lei sposa il povero Malcom , ma amava il Re , grazie tante! I due vecchi sconsolati ricordano , la vecchia ( parente della strega di Olivier Py?) incombe , Il vecchio marito ha ricordi rabbiosi , storia nella storia , per fortuna che una cosa non ha potuto levarla : la meravigliosa musica rossiniana , i cori strepitosi , la coinvolgente direzione di Michele Mariotti sempre piu bravo e sicuro nella sua approfondita conoscenza rossiniana, il vero protagonista della serata.

Ovviamente la parte del leone la fa Juan Diego Florez , di casa anche in senso letterale qui a Pesaro , ma tutto il cast merita l’encomio , soprattutto la rivelazione Salome Jicia , il Malcom di Varduhi Abrahamyan e il Rodrigo di Michael Spyyres , ma sono davvero tutti bravissimi

Un coro eccellente , un’orchestra coi fiocchi , dal punto di vista musicale una serata fantastica. Non sono sicura pero’ che il grande recanatese avrebbe pianto le sue lacrime di commozione come quella volta a Roma al Teatro Argentina nel 1823.

Ad occhi chiusi un godimento , anche nel bruttissimo palazzetto pieno come un uovo di stranieri entusiasti .

Aneddotto divertente : nella lunga fila serpentosa per gli scarsi bagni parlo con cordiale signora evidentemente d’oltralpe. Le chiedo : tedesca e lei fiera , no bavarese, siamo subito diventate amiche!

 

Seconda seraIMG_0070

Il turco in Italia

Straripante regia di Davide Livermore in questa ripresa dello spettacolo gia’ collaudato del Rof. Il Turco e’ una delle opere buffe di maggior successo del grande pesarese e come giustamente si evidenzia nella colta presentazione del programma sono evidenti le similitudini con le mode viennesi delle turcherie , la’ molto in voga e che anche da noi trovavano notevole gradimento .

Vi e’ inoltre un’altra evidente similitudine con il grande momento mozartiano del periodo . L’amaro giocoso del Cosi’ fan tutte e’ sicuramente ben presente nel gioco degli scambi di coppia , nella dolorosa constatazione del marito geloso e maltrattato che ..cosi’ fan tutte ( o quasi ).

Divertente e addirittura pirandelliana la voce del regista in scena , motore della storia e deus ex machina onnipresente .

Personalmente ho trovato alla lunga un po’ stancante l’affastellarsi di trovate , la paura dell’horror vaqui che fa straripare la scena di comparse e mimi ogni momento come dire che il gioco e’ bello ma dura un po’ troppo.

Il protagonista Erwin Schrott sicuramente ben dotato scenicamente e’ sempre sopra le righe , lo avevo lasciato da poco Don Giovanni a Monaco e lo ritrovo pari pari con il suo repertorio di mossette qui a Pesaro . La voce e’ forte e sicura , la preparazione forse un po’ meno.

Decisamente sottotono vocalmente Olga Peretyatko , comunque deliziosa ed elegante , non meritava le piccole contestazioni ricevute , non tutte le sere si puo’ essere in perfetta forma.

Il migliore in assoluto Pietro Spagnoli , di gran lunga il migliore in scena , sia come voce che tecnica rossiniana sicura ,buone le prestazioni di Nicola Alaimo e di Pietro Adaini , brava la sacrificata fisicamente Cecilia Molinari . Insomma bisogna dire che il livello di canto e’ per tutti decisamente all’altezza della tradizione.

Alla bacchetta e alla direzione del coro due donne giovani , belle e bionde, rispettivamente Speranza Scappucci e Mirca Rosciani . Possono migliorare entrambe.

 

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Ciro in Babilonia

Il cosiddetto Oratorio quaresimale di ispirazione biblica diventa ovviamente tutta un’ altra cosa nelle mani dell ‘immaginifico Rossini . Anche con tutti i rifacimenti , parti riutilizzate , apocrife e recuperate resta sempre una piacevole riproposta, soprattutto se sul podio troviamo un vero grande direttore .

Quando si dice chiudere in bellezza! Questo Ciro in Babilonia e’ l’autentica sorpresa di questo ROF, un godimento e una gioia che dura tre ore che diventano un attimo.

L’improbabile storia che esce nientemeno che dalla Bibba , profeta Daniele che qui diventa deliziosamente Daniello , crudelissimo re assiro Baldassarre , povero re Ciro , tutto virato come un fim muto in bianco e nero con spettatori anche loro d’epoca . Non mancano le didascalie classiche e la storia vola sulle note di un autore che rivela gia’ il suo grande genio musicale.

Sotto la preziosa , elegante bacchetta di Jader Bignamini strepitose voci a cominciare dalla grandissima Ewa Podles , Baldassarre di Antonino Siracusa l’avvenente Amina di Pretty Yende , l’aria su una sola nota di Isabella Gaudi , comunque tutti perfetti anche nella gestualita’ d’epoca .

 

Regia geniale di Davide Livermore che si e’ divertito a raccontarci con ironia una storia che sembra uscita dal Museo del Cinema di Torino . Costumi strepitosi nel bianco e neo assiro-babilonese modello Babilonia di Griffith di Gianluca Falaschi e bellissime scene e proiezioni video di Nicolas Bovey . Orchestra e Coro del Comunale di Bologna , direttore Andrea Faidutti.

Macerata Opera Festival .

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Otello

Si comincia bene. Dopo una giornata afosa , con un cielo bassissimo e carico di pioggia il temporale breve e violento si scatena pochi minuti prima dell’inizio dell’opera . Inizio suggestivo ..registicamente parlando.

L’allestimento bellissimo viene dal Festival di Peralada e credo che si avvantaggi della suggestione del grande fondale del muro dello Sferisterio.

Complimenti al direttore artistico per averlo scelto!

Nei bellissimi costumi un gruppo di mimi moltiplica l’effetto torbido delle azioni del crudele Jago ,un grande Roberto Frontali, vero protagonista di questa messinscena .

Otello , Stuart Neil , ingombrante fisicamente , dalla vocalita’ dura , la dizione improbabile , diventa piu strumento della storia che protagonista . Mi dicono che la performance alla quale ho assistito sia stata la sua migliore . In effetti il suo ” niun mi tema” era abbastanza coinvolgente, meno nella grande scena d’amore ” già nella notte densa…” nella quale l’erotismo era tutto e soltanto nella musica . Jessica Nuccio all’esordio nel ruolo di Desdemona , acerba e tenera e’ una promessa che sicuramente manterra’ . La sua grande scena dell’ultimo atto dalla Canzone del salice fino alla preghiera e’ stato un crescendo da brividi e non era solo per il vento iimpetuoso che l’ ha addirittura denudata nel momento violento della morte, un attimo pulp magari non voluto , ma che ha aggiunto un brivido di autentico realismo.

Cassio , Davide Giusti , giovane ed elegante nella bella divisa sobria ( tutti eleganti i costumi di grande semplicita’ ed effetto cromatico ) promette bene . Gli ho anche detto che il suo e’ un ruolo che puo’ essere foriero di buon avvenire.

Molto bravi tutti gli altri a cominciare dall’ Emilia di Tamta Tarieli fino al sicuro Giacomo Medici , una buona presenza locale.

Scenografie essenziali , con movimenti a vista di sicuro effetto . Apprezzabili le proiezioni video …il grande schermo maceratese ne diventa un moltiplicatore fantastico.

Il regista Paco Azorin , giustamente premiato in Spagna , merita di essere segnalato per l’eleganza e l’essenzialita ‘ con cui ha condotto con efficacia la tragica storia . Dopo tante “intzenierungregie” stranianti mi ci voleva qualcosa di piu’ mediterraneo.

Ottima la vibrante prestazione del Coro lirico marchigiano preparato con professionalita’ dal maestro Morganti.

Riccardo Frezza dirige con sicurezza l’Orchestra Filarmonica Marchigiana di questo Verdi sublime , sfumando per fortuna gli echi del lato verdiano giovanile . Qui , nell’opera della grande vecchiaia sentiamo la zampata del leone alle prese con il suo amato Shakespeare ,capace anche di gettare un guanto di sfida a quel …concorrente tedesco che ne minava il primato.

 

Seconda opera :

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Allestimento gia’ collaudato , cupo e nero quanto di piu’ non si puo’ . Direi un onesto prodotto da arena estiva , ma forse non sono obbiettiva con i tempi che corrono.

Il grande successo e’ principalmente dovuto ad una grande Leonora , una Anna Pirozzi in continua ascesa dal bellissimo canto spiegato , dalla coloratura classica . Una di quelle voci “antiche” che non aspetti al varco dell’acuto ma che vanno su con naturalezza e pulizia vocale .

Accanto a lei un Conte di Luna di tutto rispetto , Marco Carta , la solita grande tradizione italiana dei baritoni .

Manrico un diligente Piero Pretti il cui unico difetto ( se di difetto posso parlare perche’ la colpa e’ mia ), e’ di essere un cantante che pur senza una grande potenza e un aspetto piu che decente non riesce a trasmettermi nessun brivido . Troppo incombe su di lui la memoria di quanti passaggi vocali , di quanta espressivita’ potrebbe avere il ruolo .

Un esempio fra tutti : “non son tuo figlio? ” non e’ una frase fatta’ ma un dubbio atroce , una richiesta che qui non viene accentuata …e chi son io? Ebbene le note c’erano , il dubbio no.

Azucena , Enkelejda Shkosa, regge bene il ruolo anche se la sua vocalita’ e’ un   po’ troppo chiara e la sua splendida battuta ..d’una zingara e’ costume muover senza disegno…sua patria il mondo… .se la gioca male .

Questa e un’opera dall’ignobile trama , se il libretto non viene valorizzato diventa quel polpettone del quale apprezziamo le grandi arie adatte al pubblico vacanziero ,ma c’e tanto di pù nella partitura verdiana.

Comunque il colpo di genio musicale del Miserere seguita a restarmi dentro con un brivido ogni volta …il coro nello sfondo , Leonora al proscenio , Manrico progioniero nella torre . Il solito viva Verdi nel cuore .

Nella serata del sei agosto mancava il direttore Daniel Oren . Senza niente togliere al buon sostituto forse qualcosa nella lettura verdiana ci e’ mancata.

Un po’ inquietante il fantasmino bruciacchiato del presunto Garcia , effettaccio a favor di pubblico la grande fiammata che inonda tutti i sessanta metri del palcoscenico nel finale.

Brivido vero il povero tenore che e’ arrivato all’applauso dolorante e zoppicante in maniera vistosa .

Non stava letteralmente in piedi con una evidente smorfia di dolore sul viso , si era infortunato salendo spavaldamente dalla scala laterale.

Il Manrico azzoppato , versione Sferisterio . Pericoloso fare il tenore a Macerata.

 

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La Norma

Un’ autentica sorpresa la bellissima messinscena con la regia a quattro mani di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi che mi sono permessa di importunare al tavolo del caffe’ prima dello spettacolo .

Mi hanno subito detto di ricercare la fonte della loro ispirazione in una artista sarda : Maria Lai , scomparsa da qualche anno le cui opere suggestive si avvalevano di corde , intrecci , legami . Mi raccontano della sua opera forse piu’ famosa : Legare il vento quando riusci’ ‘ a legare un intero paese, Ulassai , a dimostrazione del legame che comunque intreccia le vite di chi ci vive .

Partendo da questa suggestione hanno costruito la loro Norma con l’aiuto della scenografa Federica Parolini e della costumista Daniela Cornigliano.

Le suggestive scenografie : crovigli di nodi , nodi tutti che intrecciano le vite dei personaggi del famoso dramma belliniano.

Una partenza borghese , una bianca famiglia che gioca : papa’ , mamma e due bambini ,poi tutto s’intreccia e calano i mille grovogli , le reti del destino.

Bella questa Norma originale e raffinata che chiude per me la tripletta maceratese alla quali ho aggiunto un po’ di prova della Medea ( spettacolo di Francesco Micheli a favore di Medici senza frontiere ) che non vedro’ perche saro’ gia a Pesaro . Da quel che ho visto mi e parso molto interessante , ma non si puo’ avere il dono dell’ubiqiuita’…..

Tornando a Norma ottima la compagnia di canto : Maria Jose’ Siri , Norma , Rubens Pellizzari Pollione  con una particolare menzione all’Adalgisa di  Sonia Ganassi che nonostante un notevole abbassamento di voce durante la rappresentazione ha dimostrato tutta la sua grande professionalit portando a termine la sua performance.

Attenta la direzione dell ‘OFM da parte di Michele Gamba e il consueto elogio al Coro Bellini diretto da Carlo Morganti .
 

 

in principio era il baritono

 

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I tenori non mi piacevano :quando da ragazzina andavo all’opera li vedevo ben piantati con le gambe larghe al proscenio e magari erano le grandi voci di un tempo ( soprattutto a dare retta a certi nostalgici meneghini ) e proprio non mi suscitavano grandi emozioni.

Anche perché  io all’opera ci andavo per sognare e chi mi faceva sognare erano soprattutto i baritoni, generalmente più presentabili di aspetto , molto più attori e quindi da me molto più amati .

Poi quando sentii Ettore Bastianini  nel Ballo in maschera davanti al grande quadro  di Riccardo attaccare ” eri tu che macchiavi quell’anima” e poi ” oh dolcezze , oh perdute memorie …fu il massimo dell’emozione.

Quando qualche sera fa a Monaco ho ascoltato Franco Vassallo attaccare con la stessa sensibilità e coloritura la bellissima aria ho riprovato la stessa emozione di un tempo.

Pioveva troppo alla fine dell’opera e non sono andata alla porta degli artisti : ci sono andata apposta però la sera dell’ultima replica per incontrarlo e dirgli grazie per la sua bellissima interpretazione.

Conosco e seguo da tempo questo bravissimo baritono , straordinario soprattutto in Verdi , ne conosco la serietà professionale e la naturale gentilezza e semplicità.

Gli ho detto che avrei scritto di lui nel mio piccolo blog e lui ha detto che non segue tanto il web e che ci pensa sua moglie .IMG_0260

Spero quindi che la moglie gentile gli faccia leggere questo mio omaggio che parte dal piccolo blog di una melomane che ama seguire i cantanti , soprattutto se italiani e bravissimi come lui.

Da tempo ormai , seguendo l’intestatario del mio blog , tenore affascinante dalla coloritura calda e dalle straordinarie capacità attoriali ho un po’ cambiato la mia idea sui tenori e soprattutto sono cambiati loro!

Però seguito a cercare e seguire le voci italiane , uomini e donne , che cantano dappertutto nel mondo , con particolare affetto per le voci nuove e devo dire che ce ne sono di bravissimi e bravissime che portano , come Franco Vassallo ,alto il vessillo della nostra antica grande tradizione nel mondo.

In questo momento poi  mi  pare che in Italia  ne abbiamo particolarmente  bisogno!

fine del viaggio , ancora musica e non solo

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Ultimo ricordo musicale : una sera che non avevo opere in programma sono andata in biglietteria e ho comprato un biglietto per un concerto al Couvillier Teather che sta dentro la Residenz ,talmente bello del suo che qualsiasi cosa ci si ascolti vale sempre la pena di andarci.

Ho avuto fortuna . La prima parte del concerto Festpiel-kammerkonzert era musica francese del Novecento , molto piacevole e riposante , non conoscevo assolutamente i nomi degli autori . Ma e’ stata la seconda parte la piu’ interessante : undici Folksong di Luciano Berio , bellissimi e cantati da una giovane mezzosoprano americana formatasi alla Jiulliard : Rachael Wllson , veramente bravissima e con in curriculum di tutto rispetto

 

Questa volta poi ho anche avuto la gioia di una compagnia intelligente, un’amica conosciuta anni fa a Vienna durante un tragico Parsifal” ohne Jonas …..”

Abbiamo visto cose pregevoli  insieme : un interessante Centro di documentazione sulla nascita e la storia del nazionalsocialismo eretto sopra un vecchio edificio che ospitava la sede hitleriana del partito , ovviamente molte visite guidate di gruppi di studenti .

Ho pero’ l’impressione che ascoltino pensando ad un film piuttosto che ad una tragica pagina della loro storia.

Un nuovo allestimento del Museo egizio , non hanno molte cose preziose ,hanno in compenso fatto uno splendido nuovo edificio pieno di citazioni architettoniche . Dentro c’ e’ un po’ di egizio , un po’ tolemaico , copie romane …con una presentazione super.

Una mattina   con vento fresco in una giornata incantevole abbiamo fatto una stupenda passeggiata a piedi fino a Villa Stuck e ritorno lungo l’Isar.

La villa in perfetto Jungendstill bavarese era del pittore Franz von Stuck i cui interni ricostruiti con amore meritano davvero la camminata . Peccato che ci abbiano infilato dentro delle opere della cosiddetta arte pop,ultramoderne ….che impedivano di fare delle belle foto, e basta.

Qui comunque non badano a spese, le esposizioni museali sono tutte moderne , multimediali , niente a che vedere con le modestie italiche .

Per caso e per l’attenta curiosita ‘ della mia amica prof che ama l’arte , la musica , la letteratura e tutto quello che la puo’ incuriosire abbiamo visto anche una curiosa  mostra sul teatro dell’architetto Max Littmann, quello del Prinzeregententheater per intenderci, scoprendo cosi che era stato il progettista di tanta Monaco del primo Novecento , compresa la Villa Stuck vista il giorno prima.

Poi ..non mi e’ bastato il tempo , ci sarebbero state tante altre cose da vedere . L’amica colta e curiosa aveva proposte per ogni giorno.

Ogni volta che riparto da Monaco, e questa volta ci ero arrivata con l’incubo del terrorismo , penso a quanta storia abbia vissuto questa citta’ , quanta cultura , quanta musica e anche tragedie antiche e piu’ recenti abbia vissuto .

Mi piace anche per come sanno gestire intelligentemente le loro risorse.

Un esempio fra tanti con l’ osservazione di buone pratiche che mi fa riflettere : mercoledi un’ ottima cantante, Okka von Damerau , era Urlica nel Ballo ,giovedi Lena nei Meistersinger. Serieta’ e professionalita’ , nonche’ buona gestione anche in campo teatrale, credo si chiami ottimizzazione

delle risorse.

Non c’e’ due senza tre

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Avevo tanto parlato dei Meistersinger quando l’avevo visto per la prima volta . Avevo parlato della regia che aveva qualche forzatura , dell’ambientazione   triste , di alcuni eccessi non proprio condivisibili

Ebbene e’ tutto scomparso a distanza di due mesi scarsi . Piccole limature qua e la, perfezione nella ricerca del particolare e suprattutto un Kaufmann ancora piu attore , talmente perfetto nel gioco festoso del ragazzo innamorato che non perde mai di vista , anche con deliziosi sguardi lunghi trasversali la sua Eva , stupito e irritato quando i maestri cantori non vogliono ascoltarlo come lui riterrebbe giusto .

Nell’ allontanarsi offeso una volta si e una no fa ancora il gestaccio plateale che faceva a maggio , li manda al diavolo offeso .

Poi imbronciato resta nella sua convinzione di esssere nel giusto , pare un lieve slittamento del ruolo . Avevamo sempre pensato a Sachs/ Wagner …con questa interpretazione accurata ci accorgiamo che il portatore del nuovo , il cantore per le genti nuovo e’ Stolzing/Wagner che inventa piano piano il suo Preislied , come per caso , difficile raccontarlo se non lo si e’ visto.

Sachs , ottimo e attento trascrive convinto di accedere ad un miracolo ..la musica nuova che sgorga tra mille svogliature, dal canto felice di questo ragazzo.

Si e’ impreziosito anche il rapporto affettuoso tra Sachs e la giovane Eva , anche lei in stato di grazia . Pare che dove passa Kaufmann tutto il palcoscenico ne risenta in credibilita’.

Wolfgang Koch ci regala sua pagina memorabile , le sue memorie , i suoi ricordi si addolciscono nei gesti teneri verso il ritratto della moglie . Il suo dubbio circa il valore della musica nuova gli ronza in testa nelle note del liedmotiv come un dubbio piacevole.

Il sostituto di Heiche non e’certo come il suo predecessore , il suo Beckmesser risulta piu’ di routine ma allora il protagonista fa per due , riempie spazi teatrali dove c’e solo un buon cantante e non una spalla di rilievo.

Anche il pubblico quando c’e Jonas e’ diverso , non che sia piu elegante o piu’ numeroso , qui a Monaco fanno il pieno tutte le sere , ma quando c’e’ lui c’e’ piu elettricita’ nell’aria e il teatro sembra scoppiare in ogni ordine di posti . Ammettiamolo , e’ veramente solo grazie ad un divo come lui che forse possiamo dire di avere una speranza futura per la lirica.

Ho sentito in questi giorni , credo, i migliori tenori lirici su piazza ma nessuno altro mi da la gioia del canto spiegato , sicuro , felice come il suo. Altri sono bravi , lui e’ super.

Nel piccolo negozio musicale all’interno del teatro ho contato diciassette Dvd suoi , piu i fantastici Cd e si vendono tutti , con grande facilita’. La Sony che lo tiene legato da un contratto , credo abbastanza pesante, sbaglia solo nelle copertine photochoppate . Lui e’meglio al naturale.

Se l’opera ha un grande protagonista in scena ce n’e’ un altro in buca : Kiril Petrenko , il cui fantastico fraseggiare rende tanto piu’ facile e divertente la lettura dell’intera partitura e si scopre quanto la genialita” di Wagner emerga con chiarezza nella sequenza dei liedmotiv anticipando gli avvenimenti , come in una dissolvenza cinematografica.

Ho chiuso la settimana monacenze in bellezza : terza replica dei Meistersinger, se possibile ancora piu’ divertente , ancora piu’ fludio l’ascolto .

Gott sei Dank! Auf Wiedersehen Baviera…