Singspiel senza spiel …

 

singspiel

 

Se un ‘opera si chiama singspiel un motivo c’e’ . Si tratta di un tipo di spettacolo un po’ lontano nel tempo e nel caso specifico mi riferisco a Mozart .

Il ratto al Serraglio o se volete ” Die Entfürung aus dem Serail ”   e ‘ un singspiel molto divertente ,l’ultima volta che lo avevo visto , non piu’ di qualche mese fa a Berlino mi ero divertita molto .

Stasera invece , idea geniale del BSO , hanno levato i dialoghi dall’allestimento per renderlo , credevano , piu’ leggero e sostituirli , in parte, con una ragazza in chador , ma non e’ che al momento l’idea faccia ridere piu’ di tanto , che raccontava i dialoghi mancanti .

Risultato una noia mortale , appena alleggerita dall’eleganza dei divani colorati su cui scorrono odalische danzatrici.

Contornata da giapponesi in catalessi ho cominciato a pensare tristemente che di questo passo finita la generazione dei vegliardi in carrozzella , con stampelle o comunque gia’ incartapecoriti chi mai piu’ verra’ all’opera se seguitano a dilaniarla in questo modo ?

Al solito un’ottima compagnia di canto , sigla di garanzia di questo festival , con perfetta orchestra piena di giovani instancabili . Qui si fa spettacolo ogni sera e non c’ e’ neanche molto turn-over tra i volti nella buca.

Cito i bravi cantanti a cominciare dal sempre elegantissimo Pavol Breslik, Belmonte , Albina Shagimuratoya, Konstanze , Sofia Fomina , Blondie , Mattew Grills , Pedrillo e il bravissimo Osmin di Franz -Josef Selig.

Direttore Christopher Moulds e Inszenierung discutibile di Martin Duncan.

Un ballo surreale

 

ballo surrealeeee

 

Devo fare ammenda . Di questi Ballo in maschera del,BSO  avevo  gia’ scritto dopo averlo visto in streaming in primavera , ma vedendolo dal vivo devo ammettere che una sua strana logica questa ambientazione ce l’ha.

Come dire ” lo  streaming da , lo streaming toglie”.

Gia’ all’apertura del suggestivo velario con proiezioni di una coppia che balla si capisce che stiamo entrando in una dimensione un po’ metafisica , come di un racconto sospeso .

Poi che la faccenda risulti sempre positiva e’ un altro discorso perche’ la musica verdiana , cosi’ carnale e concreta mal si adatta soprattutto a certi passaggi.

L’orrido campo e’ difficilmente barattabile con un sogno anche se la voce stupenda di Hanja Harteros ci rende tutto il pathos verdiano.

Meglio invece l’enfatizzazione del ruolo di Ulrica , una Nemesi onnipresente , come Oscar deus ex machina ..brechtiano.

Ne escono molto bene la gia’ citata Harteros e un grande Franco Vassallo , perfetto baritono verdiano.Piotr Beczala poveretto invece alle prese con un ruolo molto impegnativo sta sempre al proscenio , bene in vista di direttore con due sole espressioni e a mio avviso anche con qualche sfasatura nella tenuta vocale.

Okka Von Damerau , Ulrica bionda fatale e Oscar Sofia Fomina molto bene sia nei ruoli che vocalmente , come pure i congiurati in frack Andrea Borghini e Anatoly Sivko.

Onesta direzione d’orchestra di Daniele Callegari , assolto il regista Johannes Erath di cui avevo detto tanto male . Dal vivo lo spettacolo e’ molto piu’ bello.

Il mondo salvato dai ragazzini

 

mondo-bambini

 

Nel lontanissimo 1953 nel Giardino di Boboli a Firenze vidi un raffinato spettacolo : Les Indes galantes di Jean Philippe Rameau. Me lo ricordo bene perche’ anche se ero una ragazzina mi piacquero tanto i bellissimi costumi settecenteschi ispirati alle stampe d’epoca che raccontavano in maniera fantasiosa i selvaggi delle Americhe . Pizzi e merletti..e tante piume colorate.

Ebbene dimenticato tutto questo ieri sera e ho assistito allo spettacolo piu’ intelligente e di buon gusto di questo festival .

Sotto l’esperta bacchetta di Ivor Bolton con strumenti d’epoca l’orchestra del Münchener Festipielorchester, coro Balthasar-Neumann ,Freiburg e i bambini del Kinderstatisterie del BSO ho ascoltato musica barocca mai sentita prima cosi’ moderna .

I ballerini , da citare tutti per nome ( venuti da ogni parte del mondo) sotto la guida di Sidi Larbi Cherkaoui che ha curato anche la regia , insieme ai cantanti / attori tutti di altissimo livello hanno dato vita ad uno spettacolo vivace , intelligente , raffinato e attualissimo.

Le indie do oggi sono i poveri che premono alle nostre frontiere , la scuola vorrebbe raccontare un mondo pieno di belle cose naturali , ma arriva il Potere che incita alle guerre.

Anche la Chiesa ci mette del suo e i poveri rifugiati vengono accolti , in parte , solo quelli che saranno sfruttati dal sistema .

Nessuna pesantezza ideologica , si ride molto , si ascolta splendida musica suonata con maestria, i cantanti fanno anche i ballerini , tutti sembrano felicemente giocare con molta fantasia.

Doveroso citare i nomi di alcuni strepitosi cantanti : Lisette Oropesa,Goran Juric’,Anna Prohaska, Mathias Vidal, John Moore,Ana Quintans, Cyril Auvity, Francois Lis e mi scusino tutti gli altri, tutti degni di essere menzionati .

Ma la fine é in gloria , la musica di Rameau ce lo dice :Tout ce qui blesse la tendresse est ignoré dans nos ardeurs.

La nature qui fit nos coeurs prend soin de les guider sans cesse. Gli amori si ricompongono , i bambini finiscono in girotondo.

Anche il corposo programma di sala é bellissimo , dovrô studiarmelo con vocabolario , oltre la parte iconografica c’é molto da leggere….

Una regia inutile

 

Regia inutile

 

É talmente bello il Don Giovanni di Mozart, cosî pieno della musica piû coinvolgente mai composta prima di allora ( testamento mirabile di un genio)  con il fantastico libretto di Lorenzo Da Ponte che niente puô scalfirlo , neanche una regia inutile , banalmente provocatoria e in ultima analisi volgare .

Eppure la compagnia di canto era di quelle di massimo livello , penso senza esagerare , in tutti i grandi teatri del mondo.

Comincio dal mio preferito : un Don Ottavio talmente di lusso per presenza fisica e vocaltà : Pavol Breslick da essere quasi sprecato per il poco spazio che ha nell’opera,

Metterei secondo  nell’ordine un brillantissmo  e vocalmente potente Leporello  di Alex Esposito, per me una vera rivelazione.

Terzo don Giovanni di Erwing Schrott, un pô perché é portato a gigioneggiare e un pô perché non é colpa sua ,non mi é simpatico . Perô devo ammettere che ha  una grande padronanza scenica abbinata ad un sicuro volume di voce.

Poi Masetto,,Brandon Cedel, un gran bel ragazzo , perô deve studiarsi ancora l’italiano per farsi capire. Piû che decoroso anche il Commendatore di Ain Anger,  ruolo ingrato sempre e in questa messinscena anche di piû.

Le donne , massacrate nei vestiti moderni e brutti ( sadismo femminile perché opera di una donna ) gran belle voci : Dorothea  Röschmann  donn’Elvira e Albina  Shagimuratova donn’ Anna sicure e padrone dela scena . Leggera e fresca la Zerlina di Eri Nakamura .

Sicura la direzione di James Gaffigan , al solito perfetta la compagine orchestrale e la qualita’ dei cori.

 

E vengo alla demenziale messinscena . .. La nomino solo per evitarlo  in futuro . Si chiama Stephan Kimmig , altro dirvi non vo.

Un bel giro di conteiner buoni  per tutti gli usi . Ormai anche loro sono diventati un must.

La scena si apre con vecchio scemo tutto nudo che ballonzola durante la splendida ouverture , non e’ riuscito a rovinarmela perche’ non l’ho proprio guardato . Poi il povero figurante e’ stato quasi sempre in scena appena un po’ piü vestito, spesso di piume , ma il suo ruolo dovrebbe essermi  spiegato . Di tutte le altre trovate sceme non voglio parlare , sarebbe dargli troppa soddisfazione.

Niente della grande tragedia con la scelta di estrema liberta’ del grande libertino , niente della condanna sociale verso i piü deboli , niente del cupo messaggio di morte. Tanto quello per fortuna c’e tutto nella musica e nel libretto.

Pero’ il pubblico ride e si diverte , applaude anche a meta’ del Catalogo , ahime’ come direbbe il libraio di Friburgo del Lessico familiare di Natalia Ginsburg, non riconosco piu’ la mia Germania.

Mefistofele rock

 

 

Mefistofele rock

 

L’opera di Arrigo Boito ,ispirata al Faust di Goethe , fu scritta nella seconda metà dell’Ottocento  .Dopo una  Prima disastrosa alla Scala  fu rimaneggiata dall’autore  e andô in scena a Bologna  col grande successo che la fece entrare gloriosamente quale titolo fisso nei cartelloni , prima in Italia e poi gradualmente  in tutto il mondo .

Fino agli anni cinquanta , sessanta del Novecento rimase saldamente in scena con assoluta frequenza , poi lentamente scomparve , salvo alcune luminose eccezioni dovute soprattutto ai grandi bassi d’antan che si arrischiarono nell’impresa,

Credo di averla vista veramente tante volte : il classico diavolone col mantello svolazzante , il povero Faust fermo nelle due bellissime arie e la dolente Margherita che tutti aspettavamo nella sua aria ” l’altra notte in fondo al mare”.

Poi c’era Elena col peplo , i cori celesti , il Sabba . Insomma era un’operona alla quale si andava al matinée con i bambini .

Quando quelli del BSO hanno deciso di riprenderla devono avere pensato come nel film di Verdone : “famolo strano ….”

Devo dire che ci sono riusciti con successo , anche in virtû di una notevole compagnia  di canto e dei cori strepitosi di cui sono dotati.

 

Ma per fare quel passo indietro necessario per capirci qualcosa magari ripercorriamo l’operona nei suoi quattro atti e un prologo, visto che attualmente di questo spettacolo uno spettatore impreparato potrebbe notare  di piû i difetti che il tempo vi ha evidenziato  piuttosto che   le bellissime pagine che ne decretarono l’antico successo.

L’opera si apre su un Prologo ..nelle sfere celesti , poi ci troviamo a Francoforte sul Meno dove il vecchio professore passegggia col suo allievo Walter ( dai campi , dai prati _) mentre il popolo festeggia , qui ovviamente siamo all’Oktoberfest perché pare che proprio non ci rinuncino  mai al loro festeggiare bavarese .

L’incombente frate grigio che incombe pauroso si rivelerà il diavolone col famoso fischio ( ma qui ne fa molti meno) .

Fatto il fatidico patto  Mefistofele / Faust via a cavallo …ovviamente traformato in chopper e si va all’idillio con la povera vittima Maddalena con conseguente seduzione che qui per alleggerire ( si fa per dire ) diventa il classico stupro in scena .

Si passa al Sabba infernale , fuochi  e fiamme si sprecano , la meravigliosa attrezzatura teatrale consente effetti speciali di tutto rispetto e i cori sempre notevoli nella loro perfezione raggiungono il loro massimo livello.

Poi la storia precipita . Margherita canta la sua aria , Faust si dispera , ma lei rifiutando la fuga si salva …e mentre il coro lo dice lei invece di elevarsi scende dritta dritta nel Paradiso …di sotto.

Ultima parte , che mi divertiva da bambina . Il vecchio Faust sta nel giardino delle delizie con Elena di Troia , qui tristemente in manicomio e la soccorrevole donna é una pietosa infermiera, detto per inciso una cantante strepitosa.

…e ” giunto sul passo estremo” rifiuta di mantenere il patto col diavolo che si contorceva sconfitto e si perdeva nei fumi del suo classico inferno.

Fine del racconto classico .

Nella rivisitazione resta poco , regia e scenografo fanno di tutto per levare ogni polvere dall’allestimento e gli interpreti si adeguano.

René Pape fa benissimo il diavolone da par suo  , del resto lo avevamo già visto nel Faust di Gounod, spiritoso e istrione affronta la difficile prova vocale con qualche cautela, divertente e sornione forse perô non era nella serata migliore.

Joseph Calleja ha una ottima dizione e affronta con sicurezza le impervie vette del suo  ruolo , peccato perô che gli mettano addosso un vestaglione accappatoio  che mi ha  fatto ricordare una sua antica indecisone sull’ intraprendere una carriera da pugilatore. Comunque  il migliore in campo.

Kristina Opolais é bella e sa recitare , la sua presenza in scena é notevole e fa dimenticare la voce leggera ,in alcuni momenti soffocata e addirittura coperta. Un encomio a parte per Karine Babajanyan nel piccolo ruolo di Elena . Bella e sicura ci ha detto all’uscita che presto sarà Manon ad Hannover , una cantante da tenere d’occhio.

La direzione affidata a Omer Meir Wellberg sicuramente attenta alla preziosità del recupero filologico in alcuni momenti mi é sembrata  perô un pô troppo fragorosa.

Allestimento nero fumoso , con grande dispiego di elementi mobili , diavoli punk metallari in classica rivisitazione “intzenierungregie”

di Roland Schwab. Buhne di Piero Vinciguerra e coreografie di Stefano Giannettl. Li cito volentieri , mi fa sempre piacere quando i nostri talenti italiani trovano spazio e lavoro all’estero. Una menzione  particolare al direttore del kinderchor Stellatio Fagone , tedesco dal nome siciliano.

Perô  tutto sommato posso dire di avere rimpianto il diavolo rosso col mantello svolazzante della mia infanzia?

 

Polvere sotto il tappeto

 

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A guardare bene Monaco sembra un po’ come quella signora che nascondeva la polvere sotto il tappeto.

Ci sono le bandiere a mezz’asta e ” di fronte alla Madonna”   in Marienplatz  ( cfnr. Tosca) c’é il solito altare laico con

I fiori e i lumini.

Alla Messa erano anche più del solito quelli in abito tradizionale : lehderhose  e dirdl si sprecavano , come a ribadire la forte identità .

Il chiaro messaggio di tolleranza era molto scandito nell’omelia e nel silenzio iniziale in memoria delle vittime.

Già ..le vittime. Dieci se ci mettiamo anche il povero ragazzo assassino , vittima di bullismo e diciamolo anche di razzismo strisciante.

Dieci giovavi vite stroncate in un pomeriggio di follia nella tranquilla Monaco di Baviera , c’é poi da sperare che il bilancio non si allunghi

perché  ci sono anche venticinque feriti , di cui alcuni gravi e follia nella follia , anche molti bambini.

Ma la polvere sotto il tappeto non riesce a farmi dimenticare i volti pallidi dei ragazzi sul treno ieri sera , bastava un attimo per vederglî

addosso le divise delle SS…ma ieri sera forse ero molto stanca.

Perô quando tra la folla domenicale ho visto due creature coperte dalla testa ai piedi ,con la tendina a nascondere il viso , con la testa fasciata

ho avuto anch’io per la prima volta credo nella mia vita un moto feroce di intolleranza.

Se venite da noi , e noi vi accogliamo, levatevi quegli inutili cenci d’addosso avrei voluto dire . Quando andavo in viaggio ed entravo nelle moschee per rispetto mi toglievo le scarpe, mi mettevo addosso , mi ricordo a Damasco , un lurido bourka nero.

Perché qui in Europa dovete girare conciate come beduine nel deserto ?

A pensarci bene , non solo a Monaco , anche nelle nostre teste nascondiamo la polvere sotto il tappeto. Fino alla prossima strage , temo.

 

Per alleggerire la riflessione ,dedicandola ad un caro amico melomane che rimpiange la pompa della Chiesa , vorrei invitarlo ad un viaggio

in Baviera . Stamani alla “kleine” Messe cominciata alle nove e mezzo e finita un pô dopo le undici ho contato otto chierici adulti , quattro chierici  nani ,due chierici porta-ceri,  due concelebranti minori e un celebrante maggiore : totale diciassette , tutti intonati al verde del Tempo ordinario.

Non sono rimasta alla Messa grande ( ovviamente di Haydn ) che cominciava alle undici e mezzo .

Fuori c’era un bel sole e ho preferito godermi il vento fresco della bella giornata.

Stasera comincia la mia kermesse musicale . Mi aspetta Mefistofele.

Arrivederci in Baviera

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Mancano pochi giorni alla mia vacanza musicale a Monaco.. Il pensiero mi mette allegria , una intera settimana musicale in una città che amo, mi sento come una ragazzina alla vigilia di un viaggio premio.

Non é che non viaggi abbastanza , ma lo faccio per solito per periodi brevissimi , mordi e fuggi. Questa é la vera vacanza estiva , per me un classico ormai.

Per la prima volta non ho il fantastico collaboratore del blog degli anni passati. Mi affido a un nipote che spero faccia da tramite con i miei lettori.

Arrivederci dalla Baviera!

MALA TEMPORA

 

 

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Il sottopancia del telegiornale scorre in forma binaria : strage Nizza – golpe Turchia .Sembra un titolo surreale , cambio canale . Funerale di tredici vittime della strage del treno in Puglia .

Torno indietro appena di qualche giorno con la memoria e mi riappaiono le immagini della mattanza di italiani a Dakka , dei poliziotti americani a Dallas .

I capi di stato interrompono i loro viaggi , questo nostro mondo sembra davvero impazzito .

Per alcune di queste tragedie si ravvisa forse un filo conduttore nel terrorismo , sicuramente nel razzismo ,male oscuro della nostra era .

Per il tragico scontro dei treni in Puglia sicuramente si parlerà di inefficenza , forse di malgoverno.

Provo ad analizzare : unica cosa certa e’ il bla bla mediatico . Su ogni evento tragico si scoprono esperti tuttologi , tutti parlano di tutto e le menti deboli , o per meglio dire , le persone semplici sono incapaci di filtrare il senso autentico degli eventi.

Assisto cosî inorridita alle reazioni sui social , raramente razionali ,spesso di un qualunquismo sconcertante .

Questa nostra epoca e’ segnata dalla stupidità oltre che dal terrore. Nel nostro paese l’informazione televisiva é quanto di piû modesto ci é dato di riscontrare . Per mia abitudine ormai cerco le informazioni sulle tv europee : molto piû secche le notizie , con molti meno effettacci lacrimogeni .

Il fatto nudo , il commento secco , l’eventuale esperto . Molto meno margine al “chiacchierificio ” nostrano che poi diventa matrice dello stupidario da bar.

Invece di stigmatizzare si riprende l’oltraggioso applauso alla fine dei funerali, questo applauso alla morte forse é il segno piû vero della perdita di ogni vero valore umano.

Uno studio serio ,segnalatomi da un amico intelligente ( fonte giornalistica francese) mi dimostra che i cosiddetti lupi solitari , i terroristi radicalizzati erano spesso persone chiuse , dalla personalità fragile , con tendenze schizzoidi . Il classico identikit dell’assassino della porta accanto : una brava persona , riservato , silenzioso .Questo ci racconterà l’inviato italiano fermando il vicino di casa felice di essere inquadrato dalle telecamere .

Del resto non é già che le persone normali corrano a farsi i selfie al sangue nei luoghi delle stragi?

Intanto piû di cinquanta bambini feriti in modo piû o meno grave sono ancora nell’ospedale pediatrico di Nizza , molti dei quali risultano ” abbandonati”, cioé sono soli e terrorizzati.

E poi non ci credo al golpe turco , durato meno di un colpo di sole in spiaggia.

Mala tempora currunt avrebbe detto un vecchio avvocato che conoscevo bene.

Colpevole

 

 

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Cancellatemi dal mondo dei melomani se volete ma debbo finalmente confessare una grave colpa : a me Pélleas e Mélisande mi fa addormentare.

Ci avevo già provato una prima volta a trovarci tutta la poesia necessaria che c’è nella storia , ma poi Debussy con la sua musica liquida mi ha fatto l’effetto ipnotico disdicevole ..e mi sono addormentata . Colpevolmente risvegliata poi ho resistito fino alla fine dicendomi : che bello ,che spettacolo elegante ahimè soporifero.

Ci ho riprovato con la segnalazione di un amico colto e ho tentato di rivedere/ sentire il Pélleas e Mélisande di Aix en Provence con la mirabile contorsionista Barbara Hannigan dotata del doppio necessario per essere up to date. Scene scivolose e bellissime che vanno e vengono aggiungendo suggestione a suggestione e io ..mi sono riaddormentata anche perchè a un certo punto non riuscivo a riconoscere bene i due fratelli…sicuro effetto registicamente voluto.

Sarà l’accento nasale di Stephan Lissner ( che non capisce un tubo di lirica ) ma questo titolo , sospiro , che lui non è riuscito a realizzare come vorrebbe mi fa l’effetto riprorevole e soporifico di cui mi sento così colpevole.

Mi sento come Fantozzi e la sua dichiarazione a proposito della Corazzata Potiemkin e non mi aspetto applausi : tutti si vergogneranno di me.

Mi domando però se siamo sicuri che Debussy avesse avuto davvero l’intenzione di scrivere un’opera , io non ne sono affatto convinta anche perché il Debussy che amo qui proprio non riesco a trovarcelo..

Aspetto lumi e reprimende.

 

E vengo alla filastrocca dei Castelli: ma che bel castello marcondirondirondello , a che bel castello marcondirondirondà……

Si capisce che i borghesi amino varcare la soglia delle antiche e ricche dimore , ci sentiamo tutti gratificati e onorati nel varcare soglie una volta precluse ai non titolati.

La rivoluzione francese è passata invano , ancora subiamo il fascino delle castella. Lo dimostrano le varie associazioni come il Fai o il più titolato omologo inglese National Trust tanto che per andarci si paga pure il biglietto!

Se poi ci aggiungi che ci si fanno i concerti , anzi i Gala con le prestigiose presenze di famose star della musica , una sorta di moderno carro di Tespi,la fila si allunga e i prezzi si adeguano.

Ebbene , doppia confessione perchè oggi sono in vena di svelamenti.

La mia anima proletaria è insensibile a tanto richiamo: io i solisti e i cantanti preferisco sentirli a casa loro . cioè nei teatri e negli auditorium.

Sono fatta male.

La Walkiria di Giergiev

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Ci torno questa Walkiria di Baden Baden perché nella foga del momento , appena tornata dal lunghissimo viaggio , volevo comunque raccontare ai miei affezionati amici lettori come era andata la trasferta e non avevo abbastanza parlato della fantastica orchestra del Marinsky e del suo direttore Valery Giergiev .

Quel direttore che un tempo portò alla Scala un bellissimo spettacolo: Vojna i Mir ( Guerra e Pace ) di Sergej Prokof’ev che andai a sentire e risentire anche se dovevo prendere il treno per andarci.

Era giovane quel maestro con la faccia da tataro e aveva quelle mani incredibili che sprigionavano la musica , mi ricordo che lo amai moltissimo per quel suo modo di dirigere con quel curioso bastoncino sulla destra , piccolo come una matita.

Giovedì sera ero in prima fila e guardavo anche la mano sinistra a indicare il tremore ai violini , l’incalzare dei corni , lo slancio ai violoncelli.

I suoi capelli sono ormai radi e grigi ( del resto anche i miei sono diventati bianchi ) , ma allo stesso modo di tanti anni fa ho avuto la sensazione di grazia che danno i grandi maestri quando la musica sembra uscire dalle loro mani.

In fondo Wagner è talmente facile , specie nella Walkiria ,che sembra di stare ad ascoltare la colonna sonora di un film: l’amore , la paura , il potere , il destino , il dolore , la potenza e lo slancio virile li si segue come un racconto avvincente e visivo.
E’ tutto lì nella musica , non a caso un altro grande creatore di opere “ colonne sonore “ è stato Puccini e infatti Puccini amava tanto Wagner.

Non si scandalizzino i melomani seri di questa mia personalissima e blasfema valutazione riduttiva , io mi esprimo così.

 

Che dire poi delle sedie vuote . Nel mondo ci sono tanti cretini/e e bisogna smettere di credere che quelli che vanno all’opera , magari in abito da sera e spendendo tanti soldi come i fraquentatori di Baden Baden o di Salisburgo siano tutti intelligenti.

Il divismo è una brutta bestia , un po’ come la spada , chi di divismo ferisce può anche finire per perirne.

Qualcuno che amo comunque molto deve cominciare a riflettere sulle sue scelte commercial che comunque nella mia estrema cretineria seguiterò a comprare sperando che insieme alle canzonette esca anche quel miracoloso Das Lied von der Erde che ho tanto amato e di cui ho già a lungo parlato in questo mio piccolo spazio musicale.

 

Valchiria ohne Kaufmann

 

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A Baden Baden tra cortei di kaufmaniane affrante …ohne Sigmund. Ma la giornata e’ belliissima , il cielo di un bell’azzurro intenso e l’atmosfera “fin de siecle” agggiunge fascino alla romantica passeggiata nel mattino , in fin dei conti  non me la sento di recriminare piu’ di tanto .

Stasera al Festpielhaus si inaugura la stagione con l’ orchestra del Marinsky di San Pietroburgo sotto la bacchetta di Valery Giergiev.

Il cast resta notevole pure senza il bel tenebroso anche se io come tante altre sue aficionados sono arrivata fin qui per ascoltare dal vivo quel Sigmund tanto amato nella versione del Metropolitan di New York.

Per la verita’ la splendida aria Winterstürme wichen dem Wonnemond gliela avevo gia’ sentita cantare dal vivo in una cerimonia ad inviti tre anni fa al Bayreischestaatsoper nella quale ero riuscita ad imbucarmi grazie alle conoscenze teatrali di un caro amico italiano che vive a Monaco .

Ma tutto il primo atto della Walküre ed il bellissimo duetto con Brunilde del secondo atto non me lo volevo proprio perdere.

Invece il destino cinico e baro al quale ahime’ sono ben allenata mi ha informato la sera prima che Herr Kaufmann era leggermente indisposto e che sarebbe stato sostituito da Stuart Skelton di cui devo dire non sapevo proprio niente.

In verita’ la sua scheda mi diceva molte cose positive . Abituato a cantare Tristano , anche qui e non solo . Fra l’altro arrivava da Londra dove sarebbe tornato  di nuovo  per il repertorio wagneriano.

Insomma la Walküre era in forma concertante e il resto del cast veramente stellare mi hanno fatto cominciare a considerare il bicchiere mezzo pieno .

La leggera irritazione per la defezione dello startenor era aggravata dal fatto che il sullodato si era trastullato due giorni a Torino a registrare uno special televisivo per la ZDF a base di canzoni italiane in un bel pasticcio di repertorio adatto sicuramente ad un pubblico molto internazionale in una operazione commerciale di lancio del prossimo Cd dal titolo non proprio sublime di Dolce Vita.

Certo che presentarsi alla vigilia di una Walküre di alto livello con un direttore esigente e il resto della locandina da brividi penso possa avere consigliato una diplomatica marcia indietro alla quale e’ notoriamente affezionato.

Mentre   scrivo non so se recuperera’ la replica di domenica , se stava davvero male lo trovo improbabile , se cantera’ sarö ‘ felice per le persone che stanno partendo in queste ore per andare a Baden.

Vengo adesso a raccontare la fantastica serata di ieri sera .

Amo enormemente la Walküre   , un’opera felice . Wagner ci mise tanto poco tempo a scriverla e si capisce la sua vena fluida e ispirata.

La canto nel cuore e quando Stuart Skelton ha aperto la bocca sulla prima battuta ho capito che non avrei rimpianto nessuno.

Voce morbida e potente con forte tenuta , registro ineccepibile , espansione vocale perfetta. Accanto a lui Eva Maria Westbroeck in grande vocalita’. L’ho trovata perfetta nella linea di canto possente , dimagrita nel fisico, bella con la sua affascinante e naturale chioma bionda . Anche l’Hunding di Mikhail Petrenko era all’altezza del cast.

La fine del primo atto ha segnato il primo boato del pubblico . I Bravo! Bravo ! si confondevano con gli applausi grati e felici di un pubblico che si e’ sciolto nella convinzione di avere davanti un perfetto Sigmund.

Nel secondo atto sono arrivati  i due mostri sacri Rene’ Pape ed Evelin Herlitzius preceduti da una Frika, Ekaterina Gubanova, di alto livello .

Questi cantanti sono in grado di cantare recitando anche in forma concertante , anzi a certi livelli , senza gli inevitabili orpelli della messinscena , si gode di piu’ la linea musicale dei leitmotiv che si rincorrono felici per la gioia dei melomani wagneriali e non solo..

Tutto il teatro ormai era un tutt’uno . Il secondo atto , bellissimo , mi e’ volato talmente che sono arrivata alla fine quasi senza accorgermene .

Nell’intervallo gli ex delusi si felicitavano l’un l’altro . Praticamente non sentivamo mancanze .

Il terzo atto si e’ aperto con la presenza delle otto fantastiche Walchirie , una piu perfetta dell’altra e siamo   arrivati alla chiusa dolente di Wotan , un Pape oltre tutto bellissimo in frack che  per correttezza professionale cantava con lo spartito davanti ( unico in cotanto senno ) ma riuscendo a recitare anche con il violento ,teatralissimo giro delle pagine .

La Herlitzius sembra nata per essere Brunilde , ma potrei dire di lei che e’ altrettanto nata per essere Elettra , Kundri , Otrund . Praticamente questo scricciolo di donna ha una vocalita’ cosi’ potente da domandarsi come riesca a tirare fuori tanta voce dalla sua figura scattante e minuta.

Qualcuno ha perso l’occasione di essere forse primo in cotanto senno . Peccato, la serata e’ stata di quelle da segnare col bollino rosso nelle memorie wagneriane di sempre.

 

 

 

 

 

le donne e la Storia

 

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Ci fu un tempo perso nei millenni della preistoria in cui la società fu matriarcale.

Ce lo ricordano le statuette arcaiche di divinità mulebri con accentuati caratteri femminili : ventri ampli , mammelle moltiplicate , simboli semplici di divinità il cui riferimento alla fecondità le faceva sininimo di Madre terra.

Non sono un’antropologa , anzi del tutto ignorante in materia , ma so dai miei modesti studi di storia dell’arte quanto tutto questo fosse vero e documentabile .

Poi millennio dopo millennio si ebbe il naturale inesorabile slittamento al predominio di una società in cui il punto di forza fu l’uomo : cacciatore , predatore , poi infine anche pensatore .

Profondo è il pozzo del passato , dovremmo dirlo insondabile ? scriverà Thomas Mann nell’incipit di Giuseppe e i suoi fratelli.

Da quel pozzo poche donne emersero: mi viene in mente Ipazia ( che poi non fece neanche una bella fine ) , una poetessa :Saffo, in mezzo a tanti poeti , poi il buio profondo :
Tu donna fila la lana , accendi il fuoco , costudisci i figli , aspetta il cacciatore che torna con la preda.

 

Non è che nel tempo lunghissimo non ci furono donne che contarono : posso pensare a Lucrezia Borgia o ad Elisabetta prima .

Nelle arti il salto è grandissimo : tra Artemisia Gentileschi e Rosalba Carriera non ne trovo altre degne di memoria.

Nelle lettere , nella musica , il buio totale, perlomeno in superficie : le donne hanno vissuto un tempo carsico , sotterraneo , il cui hanno seguitato a vivere ufficlalmente nell’ombra : ogni tanto emergevano figure come le sorelle Bronte o Jane Austin….ma questo ci avvicina troppo al discorso di oggi …

 

Ed è stato con mia grande meraviglia che per commentare l’orrore ultimo della strage di Dakka ho visto un Premier donna in Bangladesch , e da qui è cominciata questa mia modesta riflessione .

E’ come se in un momento di orrore , di confusione , di culture allo sbando l’uomo non trovasse altro che rivolgersi alle donne , ultima spiaggia e ultima speranza di civiltà.

Donne premier in Scozia , in Irlanda , in Norvegia , donne in Malaysia , Birmania , donne in Australia e sicuramente ne dimentico qualcuna, non ho fatto una ricerca scientifica.

Ovviamente senza fare l’ovvio riferimento a Frau Merkel che già da un pezzo , nel bene e nel male ,segna i destini di questa nostra Europa.

A Parigi il sindaco è donna ,a Barcellona è donna , donna meravigliosa è il sindaco di Lampedusa . una donna ( e speriamo tutto sommato che le vada bene ) corre per la prima volta con concrete speranze alla presidenza degli Stati Uniti .

Non  voglio dimenticare , pur nella personale notevole differenza tra di loro , due giovani donne italiane chiamate a fare il sindaco a Roma e Torino .

Non metto nel conto la ineffabile e perenne Elisabetta seconda , lei ha attraversato talmente tanto il nostro tempo da avere visto le particolari eccezioni di donne come Indira Gandhi e Golda Meyr , ma per loro il discorso si fa più complicato perché in realtà il loro potere si mosse su valori ancora tipicamente maschili.
Oggi la svolta è diventata una valanga se anche nell’Inghilterra squassata dalla Brexit sono due le donne in corsa per la premiership dei conservatori .

 

Dal movimento delle suffragette di inizio secolo , alle battaglie per il voto alle donne anche in Italia ( siamo arrivate abbastanza tardi a ad avere riconosciuto questo diritto) , fino al fenomeno del femminismo sessantottino tanta acqua è passata sotto i ponti della Storia .

Non sarà che a questo punto delle società in totale crisi di valori si riscopra l’antica saggezza di chi nel silenzio del focolare abbia sempre mantenuto più alto il senso dell’umana convivenza?