Aiace o del destino .

 

Ogni anno , alla fine di una fatica bellissima , arrivare alla messa in scena di un testo con dei ragazzi , mi porta a riconoscere quanto ancora la cultura classica possa entrare nelle menti giovani più di tanti discorsi scolastici sui valori dei medesimi , sull’attualità perenne delle tematiche trattate.

Non è un luogo comune : i greci hanno già scritto tutto , poi sono venuti altri genii, primo fra tutti Shakespeare , a ripetere le grandi verità dell’uomo ma la fatica di esistere , il combattere contro un fato sempre onnipresente , la diatriba tra il senso dello stato e il senso privato dell’essere sono già tutti lì , nei testi che ci sono arrivati da tanto lontano.

Per questo oggi , quando si parla di teatro nella scuola rabbrividisco perché penso alla inutile sequela di “musical” , al teatro dialettale e orrore sublime , alla scrittura creativa , vale a dire “ti racconto i fatti miei e poi li mettiamo in scena”.

Certo che fare teatro antico vuol dire farsi capire poco all’inizio , vuol dire non cercare l’applauso facile , spesso vuol dire non appagare la vanità dei genitori che cercano , anche loro , il successo gratificante per i figli.

Il teatro antico è un teatro di parola , quanto di più lontano oggi dall’essere tutto quello che fa spettacolo basato sull’immagine e sugli effetti speciali .

 

Io che amo la musica e il melodramma in particolare porto in dote nei miei allestimenti molto di quello che amo di più .Un po’ di musica ( spesso diffficile agli orecchi sordastri dei miei ragazzi), un po’ di scenografia minimal , insomma faccio della piccola intzenierung casalinga , coadiuvata , anzi molto ben sostenuta da una giovane operatrice di teatro della scuola ( ce ne fossero nel nostro paese persone preparate come lei!) che mi segue da quando ragazzina cominciò la sua avventura come corista da una sola battuta.

 

Quest’anno la scelta è caduta sull’Aiace di Sofocle anche per il motivo banale che avevamo un giovane gigante che fa teatro con noi da tanti anni e quindi maturo per reggere un ruolo impegnativo e abbastanza ingrato: sta in scena cadavere per un tempo lunghissimo!

Con la libertà che mi insegnò in anni lontani il teatro di ricerca abbiamo , oltre ai notevoli tagli del testo per renderlo fattibile a livello amatoriale, manomesso la struttura sofoclea:
Il nostro Aiace non muore a metà tragedia e resta lì ingombrante in quella che sembra essere una storia diversa . Noi addirittura lo abbiamo , con una circolarità spazio tempo ,fatto morire all’inizio e poi attraverso un racconto a ritroso ricongiunto il testo alla fine con la stessa battuta dell’inizio.

Il pubblico di oggi è ben abituato a queste giravolte e un risultato positivo è stato quello venuto dal commento di una spettatrice: il testo di quest’anno era molto più corto del solito!!

Non era vero , ovviamente , i nostri spettacoli durano esattamente il tempo di tutte le recite scolastice : un ‘ora scarsa , ma questo semplice meccanismo teatrale ( Sofocle ci perdonerà) ha reso il divenire degli eventi più comprensibile agli spettatori.

 

Due i grandi temi : la sfida perenne dell’uomo al Fato con quello che comporta lo sfidare gli dei rendendosi artefici del proprio destino e il senso della pietà nel del diritto alla sepoltura : qui il fratello Teucro , una sorta di Antigone virile ,sostengono questo assunto.

I giovani coinvolti nella fatica alla fine erano felici e orgogliosi , sicuramente nelle loro menti resterà il senso di antichi valori , la gioia di avere partecipato a una ricerca meno banale del senso dell’essere , anche se è fatica oggi fargli abbandonare anche solo per un paio di ore alla settimana la perenne appendice dei loro telefonini.

 

 

…dalle note al programma

 

L’Aiace e’ una tragedia duplice , teatralmente non facile da mettere in scena . Affronta due temi di forte impatto . Il primo riguarda la sfida dell’uomo alla divinita’ e la tremenda vendetta che ne segue.

La sfida di Aiace ad Atena ne provoca la follia , non deve mai l’umano mettersi a confronto con la divinita’ , ne uscira’ sempre sconfitto.

Il secondo tema che ci riporta direttamente ad Antigone e’ quello del diritto alla sepoltura anche di chi ha disubbidito o peggio ha offeso l’ordine costituito,

Il grande corpo di Aiace , ingombra tutta la seconda parte , e’ una delle rare tragedie con il cadavere in scena e la presenza del morto diventa un segno forte e di difficile resa teatrale.

Noi abbiamo rischiato molto , abbiamo fatto una specie di giravolta spazio-tempo: Aiace muore all’inizio , praticamente la sua presenza muta copre tutto lo spazio scenico e con una sorta di flashback raccontiamo la prima parte come un gia’ vissuto per ritornare ciclicamente alla fine.

Prima e ultima battuta coincidono . Sofocle perdonera’ il nostro ardire …al tempo della rivoluzione spazio/ tempo abbiamo pensato di rendere piu’ facile la lettura di questo capolavoro assoluto.