La cattiveria all’Opera

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Ieri sera quando alla fine dell’opera i Due Foscari alla Scala sono partite le bordate di bohuuu nei confronti di Anna Pirozzi e poi incredibilmente anche nei confronti di Michele Mariotti ho pensato che io non sarò mai quel tipo di melomane che va all’Opera solo per divertirsi a disprezzare chi studia , suda e lavora per regalarci qualcosa di speciale , la gioia di potere condividere

la grande musica , il nostro glorioso passato.

Mi capita a volte di non condividere tutto quello che vedo e sento , allora non applaudo , mi taccio .

Me ne resto a pensare dove avrebbe potuto essere cantato meglio , dove forse non ce l’hanno proprio fatta , ma fischi e buhuu mai , per rispetto.

Forse se c’era qualcuno da cui dissentire ieri sera è Alvis Hermanis , un regista che ho imparato a non amare da un po’ di tempo.

Lui , a mio avviso non ama l’opera e soprattutto non ama i cantanti :
li mette lì come belle statuine . Due posizioni : in piedi o in ginocchio , altro non gli fa fare.

Nel Trovatore di Salisburgo ha impacchettato in un vestito da guardiana di museo Anna Netrebko , ha messo una parrucca da tappo tirolese al povero Francesco Meli mentre dietro scorrevano centinaia di quadri.

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Ha massacrato la Damnation di Faust a Parigi . La povera Sophie Kosch relegata in un angolo pure malvestita e a Jonas Kaufmann è toccato crollare alla fine su un mucchio di stracci per poi finire in carrozzella!

Mi limito ad alcune ultime pensate del sopravvalutato regista . In questa ultima messinscena scaligera ,forse lo hanno pagato poco , si è limitato ai tableux vivants…ha fatto meno danno.

Ma il regista non è quasi mai nelle mire dei melomani d’assalto : loro hanno nella testa le voci d’antan, generalmente se non sono morti da un pezzo non interessano . Infatti il loro massimo divertimento consiste nell’andare alle prime per distruggere i cantanti.

Poi hanno anche i loro siti dedicati , leggerli qualche volta è fare loro un regalo di troppo . Io per principio non ci vado più.

Personalmente nel mio piccolo blog preferisco scrivere solo in maniera positiva , mi piace parlare dei cantanti che amo : sia che siano affermati da un pezzo sia di quelli che scopro giovani e ai quali dedico volentieri il mio piccolo spazio musicale .

Non mi piace la corrida scaligera , sono abituata a condividere la gioia e la musica di gioia ne dà tanta!

Non è con gli urli che si fa critica , in questo modo si dimostra solo una grande maleducazione , in ossequio alla più nefanda tradizione.

Ovviamente questa non è una recensione dell’evento : e’ solo una considerazione di costume, ero davanti alla tv che ci permette di assistere all’opera , ma per parlarne davvero bisogna esserci fisicamente.

 

Del fare memoria

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In una recente intervista Jonas Kaufman ammette di avere una grande memoria e di essere capace in due o tre notti, sì perché pare che di notte gli riesca meglio, di studiare o di rispolverare un intero spartito.

Questa affermazione mi è tornata in mente leggendo una delle raccomandazioni che Umberto Eco faceva ai suoi nipoti e ai suoi allievi: non smettete di imparare a memoria le poesie, i le date, i luoghi geografici.
Esercizi ormai desueti e che invece sono preziosi per mantenere il cervello attivo anche col passare degli anni.

Nella mia esperienza di operatore teatrale nella scuola ho notato quanto il “fare memoria” aiuti poi i giovani anche laddove sembrerebbe non essere utile .

Non a caso i miei studenti/attori poi riescono meglio anche in quelle materie nelle quali l’esercizio della memoria non sembra essere fondamentale.
Per tornare a Kaufmann se ne elogiano tante qualità, non tutte legate alla sua splendida e particolarissima voce e faccio riferimento soprattutto a chi, un po’
per sminuirlo, ne loda molto anche l’avvenenza fisica, alla quale aggiungo una istintiva e strepitosa capacità attoriale oltre alla indubitabile preparazione musicale.

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Tutte pregievolissime qualità che nell’insieme formano lo “startenor” amato in tutto il mondo.
Ma nessuno si sofferma anche su questa dote , credo in grandissima parte naturale, che lui ha per la memoria.
Il suo vastissimo repertorio operistico , il suo destreggiarsi nella liederistica, anche laddove la memoria diventa un elemento di fascino aggiunto e la sua facilità nel passare da una lingua all’altra in una banale conversazione all’uscita dei teatri confermano che se la natura è stata con lui provvida di doni non ultimo e non meno importante è quella specie di banca dati mostruosa che ha nella testa, oltretutto ben ornata di piacevoli ricci.

A mia memoria , e ormai lo seguo da un certo numero di anni, l’ho sentito una sola volta sbagliare ed è stato il meraviglioso siparietto durante il “nessun dorma “ alla Scala.

Gli facciamo venia per l’emozione , per la stanchezza dell’ultimo bis, ma ancora “chapeau “ per come è riuscito a riprendere l’aria in un modo strepitoso reinserendosi a tempo nella romanza, quasi fosse stato uno scherzo preparato.

Poi a ben pensarci anche a Vienna una volta si è scordato uno dei Wesendonck lieder, meno male, anche lui in fondo non è del tutto un alieno!