La boheme alle Muse

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In una regione ,le Marche , dove nacquero tanti geni della musica esiste una provincia musicalmente più povera delle più blasonate Pesaro e Macerata. Qui la punta di diamante è rappresentata da Jesi città che dette i natali a Giovanbattista Pergolesi e che ha un piccolo eccellente teatro di tradizione. Ancona in cotanto contesto è la città più povera di tradizioni anche  se ha il teatro più grande e più moderno della regione. Già . Il più moderno , perché rinato da troppo poco tempo ed il pubblico non ha più la tradizione necessaria per sostenere concretamente una attività del melodramma come giustamente le assegnerebbe il suo ruolo di capoluogo di regione. Fu così che tra errori , gestione difficile e varie beghe che poco hanno a che vedere con la cultura  addirittura per un anno si è praticamente saltata la già piccola stagione lirica.

Si riapre di nuovo adesso , nel mese di ottobre , fra la fine di Macerata e l’inizio della stagione jesina con un progetto dal pomposo titolo Albe e tramonti . In realtà le opere  Bohème e Falstaff avevano ben poco per essere cucite insieme , ma i soldi sono pochissimi , le risorse sono quelle tradizionali del territorio : Amici della musica , Amici della lirica , con la collaborazione di tutte le realtà cittadine culturali in qualche modo collegate. Ne è venuto fuori un cartellone che a leggerlo bene sa di pane fatto in casa , con tutto il profumo che può avere una pietanza così povera.

sconosciuto

Ma in cotanta miseria…e senza la patrizia prole (nel caso leggi la mancanza di sponsor) succede che la Bohème fatta con tanti pochi soldi da sembrare un’impresa impossibile sia uno spettacolo più che degno , godibile e di buon gusto. Un impianto scenico estremamente ridotto . La soffitta del primo e terzo atto un praticabile a metà scena basta e avanza per rendere la povertà dello spazio , il caffè Momus realizzato con un bancone da bar , tavolini e sedie e sfruttando l’idea zeffirelliana dei due livelli  riesce a creare quel senso di folla necessario . Quanto alla barriera d’Enfer non c’è bisogno della neve : alberi spogli e fumo nebbioso , due bidoni ed è fatta . Come si vede siamo quasi alla Inszenierung di stampo germanico. Complimenti alla regia di Nicola Berloffa che ha trovato la congiunzione tra le scene in modo intelligente quasi  in maniera cinematografica tra i primo e il secondo quadro e fra il terzo e li quarto col cambio di scena a vista legando molto semplicemente la vicenda breve che dalla vigilia di Natale alla stagion dei fiori racconta l’immortale storia d’amore dei giovani bohèmien.

Tutti giovani i cantanti , tutti comunque professionisti già collaudati tra cui spicca la Mimi di Grazia Doronzio , ma farei torto agli altri se non li citassi tutti . Preferisco pubblicare la locandina . Nel pomeriggio accendendo la tv su Classica c’era la Bohème di zeffirelliana memoria , ho spento perché la sera mi volevo godere la mia modesta Bohème di Ancona , senz’altro più rispondente allo spirito dei tempi.