E’ giusto?

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Stamani aprendo il pc mia sono trovanta davanti un’immagine che non avrei mai voluto vedere : il cadavere di un bambino , o di una bambina molto piccola che galleggiava sul mare : seguiva un’altra drammaticissima fotografia , di un’altra creatura , probabilmente fotografata dalla stessa mano e nello stesso luogo . Il mio primo gesto è stato quello di cancellare l’orrore , di cancellarlo  a miei occhi e in un qualche modo cancellandolo alla mia vista di cancellarne la violenta realtà.

Poi non l’ho fatto , ma due tipi di pensieri diversi tra loro hanno occupato la mia mente e non so dare una risposta : è giusto , legittimo , profanare una  visione tanto privata e di esporla così violentemente davanti al mondo ? è giusto invece non mostrare queste foto per rispetto , ma al tempo stesso non informare provocatoriamente il mondo di quanto sta realmente succedendo nel nostro mare? Chi ha postato le foto lo ha fatto sicuramente non a fini scandalistici , ma è lecito comportarsi così ?

Un mio caro amico che ha scelto di vivere su di un isola , ma non lontano per questo dal mondo , ha scritto che non ci sta al ricatto della visione dell’orrore e io gli ho risposto che la pietà vive nel silenzio . Ma quelle immagini mi seguitavano a urlare dentro e lo stanno facendo ancora . La piccola creatura indossava ancora un pannolino , di quelli con i due adesivi a chiudere sul pancino . Ne ho allacciati tanti ai miei figli prima e ai miei nipoti poi e conosco tutto l’amore che si pone in quel gesto. Non riesco a immaginare chi può avere allacciato quel pannolino , dove sia finito il corpo di chi amorevolmente teneva pulita quella creatura.

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Non so niente , so solo che quell’orrore mi è entrato in casa e come è entrato in casa mia è entrato in migliaia di altre case nel mondo . Far vedere o cancellare ? L’etica dell’informazione non ha niente a che vedere con queste immagini , qui oggi mi fermo e mi piacerebbe che altri riflettessero con me sul mio interrogativo . C’è poi  anche la foto dei poveri cadaveri ammassati nel Tir che sconvolge : nuove camere a gas , noi che pensavamo di non vedere mai più le immagini di Dachau o di Auschwitz…ecco le abbiamo di nuovo davanti ai nostri occhi.

Settanta  cadaveri in un Tir , cinquantanove  asfissiati nella stiva , due barconi alla deriva , centinaia i dispersi . Questi sono numeri  ai quali si può rispondere cinicamente come fanno certi signori che magari  occupano anche dei seggi al Parlamento Europeo . A quelle fotografie  non si può rispondere  con cinismo. Chi ha fede forse può pregare , tutti dobbiamo pensare che non si raccoglie   l’acqua del mare con un secchiello e non si fermano i popoli con una rete di filo spinato , oltre a tutto  fatta con un bel macchinario made in Italy.

JK è in vacanza

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Ogni tanto bisogna ritornare a parlare dell’ispiratore del blog , altrimenti gli affezionati lettori/lettrici  restano delusi . Adesso JK è in vacanza , e mi auguro che sia benefica , resta solo da vedere quante foto comunque giornalmente si troveranno  sui siti dedicati e non . Ancora molto Gstaad, con un Kaufmann molto sudato e più sudato di lui il fido direttore Rieder , deve aver fatto un bel caldo dentro quella sala. A parte le amiche affezionate : giubilo , standing ovation , non mi pare che il concerto sia stato particolarmente speciale . Cattivissima recensione di un giornale zurighese dalla quale si evince che la prima parte del concerto era solo una specie di antipasto , ma poi il pasto non è stato molto abbondante , meglio i bis che però non erano molto in linea con l’italianità del tema…pazienza, tanto gli /le affezionate seguaci lo amano lo stesso , qualsiasi cosa canti. Divertenti i fotogrammi delle interviste che una diabolica e bravissima amica francese riesce a estrapolare dalle medesime. Sono molto invidiosa della sua bravura e prima o poi mi dovrò dedicare a capire come fa , è bravissima !

https://youtu.be/x1VtFtwA-0M

Stamani al mare parlavo con una signora non giovanissima di Amburgo che ha la casa a Portonovo , stranamente qui c’è da sempre una piccola colonia germanica , quando ancora gli anconetani non venivano nella baia selvaggia preferendo le tranquille spiagge a nord qui già c’erano i tedeschi che probabilmente avevano scoperto il sito incantato durante la guerra. La mia amica che pazientemente mi parla in tedesco per farmi  un minimo di lezione mi ha detto che guardando su Facebook ha trovato una mia amica di Amburgo , in effetti c’è tra i miei amici una cara cara ragazza amburghese che trovo sempre agli appuntamenti con Jonas! La mia signora risponde al nome di Heidi , i miei nipoti hanno sorriso al nome e in effetti lei ha   detto spiritosamente che conosce la reazione dei ragazzini : qui Heidi è quella bambina svizzera con le treccine dei cartoon! ed ha aggiunto con un bel sorriso… sono una nonna Heidi. La prima mattina l’avevo passata conversando sul tablet con una signora romena con la quale ci scambiamo informazioni per le prossime date degli incontri musicali e nel pomeriggio mi ha scritto anche la cara amica francese , il cui intervento aveva provocato il mio ultimo intervento sul Blog, Insomma la rete di amicizie che partono dal comune interesse per il famoso tenore mi mette in contatto col mondo , anche quando lui va in vacanza . Non lo sa ma su una spiaggia adriatica questa mattina il suo nome è servito da fil rouge per tante amicizie lontane . Il che comunque è un gran merito , anche indiretto!

PS: aggiungo anche l’amica tedesca dal doppio cognome che spiritosamente ammette che ci vorrà La forza del destino perché si metta di nuovo a lavorare al suo ultimo libro!

Poveri studenti!

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Un giorno capita  che una cara amica francese metta su Facebook un frammento di Euronews nel quale i disperati profughi forzano la polizia ai confini tra la Macedonia e la Serbia (o tra la Grecia e la Macedonia ) non mi è chiaro , ma è chiaro che è una foto drammaticissima e che fa male al cuore. Sotto un commento odioso, purtoppo italiano : robe da pazzi , oddio ci stanno invadendo… Resto di stucco . Tutto avevo pensato meno che a una invasione , i poveri disperati che cercano un varco per la sopravvivenza mi fanno male al cuore , non certamente generano in me sentimenti di paura. Dato che il commento razzista aveva un nome e cognome vado a vedere chi è la persona e scopro che , aldilà di quello che può rivelare di sé Facebook , si tratta di una insegnante ! Evito , generalmente per pudore , per non lasciami coinvolgere in polemiche e anche  per pigrizia , di commentare  certe affermazioni . Ma questa volta ho pensato che il mio silenzio sarebbe stato colpevole e ho scritto : sei un’insegnante…poveri studenti! Pensando a quali valori potrà rifarsi nell’insegnamento una persona così.

sc

http://www.west-info.eu

Pensavo ad una risposta , magari furiosa della medesima , invece hanno cominciato ad arrivarmi , dalla Francia , una serie di risposte molto civili e che mi hanno in parte confortato e soprattutto mi hanno fatto capire che ci sono delle persone che guardano con grande preoccupazione a questo esodo biblico , ma che non genera in loro paura , semmai voglia di capire , di aiutare , di condividere la pena. In un frammento di news vedo un’intervista ad un alto prelato di una città del Sud d’Italia in cui afferma , devo dire con grande lucidità  ( e nel caso fa riferimento agli sbarchi via mare dall’Africa): li abbiamo sfruttati col sistema coloniale per secoli , sottraendo loro le loro ricchezze , ora questi popoli  presentano il conto  chiedendo all’Europa una sorta di risarcimento per quello che è stato sottratto loro per secoli…Infatti da ogni parte vengano queste masse di disperati premono verso l’Europa , quell’Europa ancora molto timida nelle risposte concrete .

I paesi del Nord hanno lasciato ai paesi più poveri , ai paesi mediterranei  la gestione di questa tragedia , adesso attraverso i Balcani arriva un’altra onda e questa volta entra nel cuore di quell’Europa egoista che pensava di potere girare la testa dall’altra parte per non vedere … La tragedia deve essere arginata , siamo coinvolti tutti . Fermare i genocidi , le guerre , non sarà facile , ma non è girando la testa dall’altra parte che la vecchia Europa dà risposte degne della sua storia e della sua secolare cultura.

 

Cultura = turismo ?

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Avevo detto  che avrei parlato di cultura e turismo prima che venissero annunciate le nomine dei nuovi direttori dei grandi musei italiani. Ovviamente il nostro provincialismo non poteva non essere toccato dal fatto che ben sette sono gli stranieri nominati e , ahinoi! , altri quattro , italiani , con esperienze all’estero! Quale onta per chi si crede ancora “l’ombelico del mondo” e non sa che molti dei nostri storici dell’arte si formano su libri tedeschi , inglesi , francesi e spesso per specializzarsi vanno comunque fuori dai nostri confini. Ma questo preambolo non mi porta al cuore del discorso , semmai è uno stimolo in più per parlare della connessione tra turismo e cultura che spesso nelle menti , soprattutto politiche , genera notevole confusione dalle nostre parti. Non a caso , facendoci sopra anche un po’ di ironia nelle recenti nomine della giunta regionale delle Marche all’assessore alla cultura & , ovviamente , turismo sono state affidate anche le deleghe…caccia e pesca: come dire, vedi tu cosa puoi fare di queste appendici . Senza niente togliere alla persona che ha avuto questo incarico , magari forse farà cose egregie , mi permetto di ricordare che nella passata legislatura , per molti altri versi da non rimpiangere , la delega della cultura era nelle mani dell’assessore al bilancio e di cose giuste se sono state fatte alcune  in maniera decisamente mirata.

Galleria_degli_Uffizi_Florence

La cultura è una cosa molto astratta , infatti si trova taglio culturale nelle scelte di urbanistica , nella sanità , nella tutela del territorio . Insomma dappertutto . La cultura non sta solo nei musei e nei teatri d’opera ; la cultura è quella strana cosa che partendo dall’educazione forma nei cittadini la consapevolezza delle cose giuste e del bello . In questo senso la cultura non  è altro che una forma di etica…applicata . Ma il discorso è forse troppo grande per le piccole note del mio blog. Pensare che la cultura sia solo una forma di pubblicizzazione degli eventi che portano il turismo e quindi indotto economico è un equivoco colossale . Sarebbe più giusto partire dalla considerazione che per tutti coloro che vivono nelle istituzioni culturali : musei , teatri eccetera il potenziamento delle medesime porta in prima istanza vantaggi economici per  chi ci lavora , poi semmai anche vantaggi economici per chi fruendo delle iniziative dette culturali  finiscono per portare anche maggiorazione dell’indotto economico alla comunità che li ospita. Ma pensare che le greggi di fruitori delle mostre , le file all’ ”evento” siano di per sé manifestazioni culturali genera il colossale equivoco  Cultura = turismo.

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Faccio un piccolo esempio : ho visto recentemente in una mostra  all’estero bambini  molto piccoli con i loro zainetti sulle spalle seduti in circolo mentre un animatore spiegava loro le opere di Keith Harding…e ho pensato alle stanche torme di adolescenti nostrani che svogliatamente seguono ( i più attaccati ai loro telefonini ) le guide che parlano al vento nelle gite scolastiche nei nostri musei. Per questo mi irrita sempre negli interventi politici questa specie di mantra decisamente tanto superficiale quanto sicuramente  privo di vera base culturale. Non so se le nomine dei paludati nuovi direttori dei grandi musei italiani avranno  la capacità di rovesciare questo assioma : da quello che ho visto   anche recentemente  in Germania e in Austria  ho l’impressione di sì e credo anche che la nostra riluttanza al rinnovamento potrà avere una bella sterzata in positivo. Per quanto riguarda il settore a me più vicino , quello musicale , e in particolare per i teatri d’opera sono ancora in attesa di questa sterzata , un Pereira da solo non fa primavera. Intanto i nostri…bravi e bravissimi lavorano  molto all’estero…cerchiamo di trattenerne qualcuno a casa.

Una baia meravigliosa

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Con uno sguardo solo, abbraccio un arco della baia di Portonovo che va dalla Chiesetta alla Torre . Portonovo , fino a pochi anni fa era un lido deserto e come in un gioco di incastri penso a  quante cose potrei raccontare di questa baia. Da dove cominciare ? Dal racconto semiserio di quando il cinema italiano produceva più di trecento film all’anno? 1962 – un onesto artigiano della pellicola Domenico Paolella gira , negli stessi luoghi , più o meno con gli stessi attori e con le stesse comparse trovate in loco , ben due film . La location? Una baia meravigliosa e deserta a dieci minuti di macchina da Ancona dove oltretutto ci sono dei monumenti antichi veri che fanno risparmiare alla produzione . Girerà abbastanza pellicola da fare addirittura in sede di montaggio due film molto pomposamente intitolati Le prigioniere dell’isola del Diavolo e Il giustiziere dei mari .

https://youtu.be/ypRw6w-xjSQ

 

All’uscita dei film, gli anconetani si divertiranno  molto a ritrovare le facce dei concittadini mascherati da pirati del Settecento. Guardo verso la chiesa : un gioiello romanico sulla punta della baia . Alle spalle la selva verde del Monte Conero : nell’atrio una lapide con dei versi .

 In quel loco fu’io Pier Damiano

e Pietro peccator fu’ nella casa

di Nostra Donna in sul lido adriano

Canto XXI – Paradiso

santa-maria-portonovo-2

Sono versi di nostro padre Dante e pare proprio che questa chiesetta , edificata intorno al 1034-1036 l’Alighieri la conoscesse davvero.

Grande salto di secoli e Jan Fleming in Casinò Royale dove fa sbarcare  dal mare  un motoscafo di contrabbandieri ? Sugli scogli sotto la chiesa di Santa Maria a Portonovo. Ovvero James Bond è stato qui. Non sarà una citazione altrettanto nobile  ma è comunque divertente.

Giro lo sguardo dall’altra parte e vedo la Torre , un manufatto che ha ben tre secoli , fu costruito da un Papa marchigiano per la difesa delle coste adriatiche. Di proprietà della famiglia De Bosis  passò qui le sue vacanze di ragazzo  un personaggio poco ricordato della storia della lotta al fascismo nel nostro paese. Il suo gesto romantico e tragico si concretizzò nel  volo solitario sopra Roma  nel 1931. Aveva comprato un piccolo aereo da turismo , con una sola ora di esperienza di volo partì dalla Corsica carico di migliaia di volantini  antifascisti che invitavano gli italiani a combattere la dittatura  e li lanciò su Roma per poi, probabilmente a corto di carburante, inabissarsi nel Tirreno sulla via del ritorno.

Aveva scritto La storia della mia morte , un libro testamento e la sua vicenda passò volutamente quasi sotto silenzio , il gesto eroico e solitario di un Icaro  (titolo di altro suo libro) del secolo scorso. Nella suggestiva atmosfera della Torre l’ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis mi ha fatto vedere la foto di questo romantico giovane :era bellissimo., alla sua morte aveva trent’anni appena compiuti. Il mio sguardo non arriva a vedere il terzo gioiello della baia : il Fortino napoleonico. Una roccaforte militare sul mare , a sperone tra le due anse della baia , oggi trasformata in un albergo di lusso, molto romanticamente frequentato anche fuori stagione. In questi giorni di Ferragosto la baia , un tempo così suggestiva, è invasa da migliaia di bagnanti, non è più irraggiungibile , come solo cinquanta anni fa .

img1_HotelFortinoNapoleonico_1395490989

Si arriva in dieci minuti da casa mia con la macchina , tutti i ragazzini col motorino la invadono allegramente , ci arriva anche il servizio pubblico con l’autobus, solo qualche problema di parcheggio selvaggio , ma i vigili urbani sono molto tolleranti , la baia è piena di ristoranti e tutto questo turismo genera un buon riscontro economico. I tre gioielli , la chiesetta romanica , la Torre De Bosis , il Fortino Napoleonico , aspettano l’autunno per tornare le tre perle di questo angolo incantevole del nostro straordinario paese pieno di Storia e di storie .

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Due pensieri

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In questi giorni di calma sui  social network appaiono fotografie di vacanze , paesaggi di mare e di montagna , poi ci sono le foto di “come eravamo” , si vede che molti rimettono a posto i loro cassetti e scappano fuori le memorie. Oggi invece una foto strana, diversa . All’inizio pensavo cose molto antiche  , tombe e manifesti in cirillico , poi sotto la spiegazione : una cara sensibile cantante italiana è andata a Sofia per le nozze di un famoso baritono e prima di ripartire è andata al cimitero e la foto è quella della tomba di Ghena Dimitrova , il manifesto ricorda Nicolai Ghiuselev, la cui famiglia Anna è andata a salutare. Sono nomi molto noti a chi ha passato molta parte della sua vita nei teatri lirici italiani , quelle foto da lontano , che hanno quasi il sapore delle cose di un tempo , mi hanno ricordato due belle voci , di quanto tanti  cantanti bulgari hanno cantato nel nostro paese…e seguitino a farlo. Infatti le nozze erano quelle di Vladimir Stoianov che così approfitto anche io per salutare dal mio blog e per fargli gli auguri più cari.

Torno ancora con un po’ di ironia a leggere i commenti sul Fidelio salisburghese e mi viene da sorridere pensando a quanta partigianeria  (esclusi gli interessi puramente commerciali) condizioni la critica musicale . Mi ero già accorta  un mese fa dopo la Carmen delle Chorigerie d’Orange che tutti i francesi ne dicevano un gran bene  . Il resto delle recensioni , in tedesco e in inglese, molto meno entusiastiche . Ovviamente salvando LUI , quello non si discute , si ammira e basta . Lo stesso a ruoli rovesciati adesso col Fidelio : critiche sempre più perplesse se non addirittura cattive da parte francese e inglese , l’entusiasmo resta solo in tedesco , ovviamente di nuovo salvando LUI. Per fortuna , in questi casi la critica italiana mi è sembrata di gran lunga la più equilibrata , sarà forse che in questo momento abbiamo ben poco da difendere , non è più tempo di miti a casa nostra . Ci sono però voci giovani nuove , ci sono giovani registi , ci sono nuovi direttori d’orchestra : non è vero che da noi tutto langue ; languono le istituzioni , langue la politica che soltanto a parole difende la cultura . Oltretutto facendo una bella insalata tra cultura e turismo . Non che le due cose non abbiano una connessione , ma non si può parlare di cultura soltanto facendo riferimento all’indotto turistico. Ma questo è un altro discorso serio che riprenderò nei prossimi giorni.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

 

 

Fidelio: dal teatro alla televisione

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Dopo  essere uscita la sera del 4 agosto con molte perplessità tra la allucinante folla  del dopo premiere del Fidelio  con la convinzione di essere dentro una tela di Grotz ho cominciato a sperare nella visione distaccata della trasmissione in diretta tv dello spettacolo. Poi ne ho scritto  a caldo parlando di un Kaufmann straordinario e il giorno dopo , con molte ponderate riflessioni e studiandomi tutte le dichiarazioni sul programma di sala e diciamo con maggiore cognizione di causa , un pezzo che è passato per lo più ignorato sul mio blog anche perché non  era un pezzo  di delirante osanna…Quindi con molta curiosità ieri sera mi sono messa davanti  al monitor per rivedermi questo Fidelio grazie a Medici TV.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Ebbene posso dire che il momento di massimo interesse è stato la visione del cambio scena con la colonna sonora , quella sì coinvolgente , diretta da Welser Möst e suonata con vigore dai Wiener. Interessante anche il particolare dello spartito del percussionista , talmente vecchio e strappato da pensare che per la grande tradizione viennese il sullodato oggetto fosse addirittura coevo dell’autore. Presa dalla sublime partitura beethoveniana e cercando di spiegare ad un mio nipote ventenne la trama inesistente data la visione dello spettacolo  ( sue domande : perché il monolite di Odissea nello spazio , perché quel signore vestito da Matrix?) non mi sono annoiata . Anzi , ho apprezzato di più le eleganze estetiche della algida messa in scena che comunque sicuramente trae vantaggio dalla ripresa televisiva. Certe luci , certe raffinatezze estetiche si avvantaggiano nei primi piani con le luci sapientemente tagliate e lo spazio classicheggiante  risulta di una affascinante inquietudine . Belle anche le preziose riprese dall’alto , ovviamente non viste direttamente a teatro, meno fonte di disagio i rumori fuoriscena  che in tv si notano di  meno.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Paul Lorenger:Pizarros Schatten, Adrianne Pieczonka:Leonore, Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Paul Lorenger:Pizarros Schatten, Adrianne Pieczonka:Leonore, Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Poi è arrivato il secondo atto , quello bello , ho detto ingenuamente  e speranzosa. Dopo la furbissima non inquadratura del Gott…welch’ Dunkel hier!…in cui la voce di Kaufmann si diffonde nell’aere  con un bell’effetto di tensione ( e mi domando : senza i microfoni come avrebbero mai potuto ottenere quell’effetto stupendo ?) ecco apparire il nostro nella sua performance attoriale fantastica  e i primi piani  che ovviamente lo aiutano anche  se le telecamere  saltando qua e là un po’ ci fanno perdere  della tenuta straordinaria nel  suo personaggio . Niente da dire , questo Fidelio si chiama Florestan e tutto è stato costruito su di lui , sulla sua bravura , sulla sua capacità di rovesciare il canto di gioia in un canto di disperazione , sulla sua tragica fine al proscenio .

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Hans-Peter König:Rocco, Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Hans-Peter König:Rocco, Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

La voce forse è un po’ consumata ( coerentemente col personaggio potremmo dire cinicamente) , il sudore gli bagna le misere vesti . Intorno a lui i personaggi si muovono distaccati ciascuno nella sua sfera astratta. Anche alla povera Pieczonka resta ben poco da esprimere salvo un larvato effetto di straniamento doloroso, Pizzarro / Konieczny cade e si rialza a comando senza mai un perché , il suo doppio cattivissimo si muove elegantemente : il povero Kaufmann fa tutto da solo. Forse , per assurdo l’unica che lo segue è proprio la donna dei linguaggio dei segni. Ha dichiarato Claus Guth che solo in un grande festival con grandi mezzi è possibile fare simili esperimenti , certe riletture stranianti .

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Ad quid?  Ho tanto amato molte , moltissime delle sue intelligenti messe in scena , è un regista raffinato e colto , non riesco a capire questa necessità del rovesciamento filosofico del Fidelio . Anche Calixto Bieto aveva cercato di rileggere l’opera in una chiave diversa : la prigionia mentale ,il microchip gigante , ma alla fine comunque c’era la gioia della liberazione , confusa , straniata ma comunque la gioia del ritrovarsi. Ho pensato con nostalgia alla tradizionalissima messa in scena di Zurigo , quel Florestan tanto più giovane e impaurito me lo porto nel cuore da tanti anni insieme  a quei poveri prigionieri numerati che cantano la libertà gioiosamente. Qui la libertà è rifiutata nella testa del protagonista , non c’è più speranza e mentre il caro Welser Möst che  sembra un dagherrotipo di Schubert ( più carino  ma ugualmente tanto viennese ) ci mette l’anima nella ricerca gioiosa della stupenda pagina orchestrale ( ma perché non ha tolto quell’enorme etichetta rossa dall’interno della giacca del frac?) al povero barbutissimo e spelacchiato nostro beneamato Jonas non resta che stramazzare al suolo per l’ennesima volta.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Scalzo e sudato ( Guth qualche risparmio lo fa solo sulle scarpe di Kaufmann) il nostro Florestan muore , Beethoven trionfa , le centinaia di maestranze riarrotolano il mega tappeto per la prossima replica , le kaufmanniane doc acritiche gridano al miracolo . Io no, non prendo tutto per oro colato , mi dispiace . Lo spettacolo l’ho visto e tutto sommato sono contenta che la mia voce fuori dal coro sia comunque un gesto d’amore per il mio amatissimo tenore che dal suo caro amico poteva sperare qualcosa di meglio , anche una maglia meno pesante.

Elaborazione grafica di Josiane Mouron

Elaborazione grafica di Josiane Mouron

Lettera a Francesco Micheli

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Parlare di Francesco Micheli significa parlare della speranza per la lirica in Italia. Questo giovane lombardo , formato alla prestigiosa scuola Paolo Grassi è un vulcano di idee, di attività. Leggere il suo curriculum è divertente : ha fatto e fa di tutto . Regie , programmazione di spettacoli , invenzioni varie e soprattutto tanta creatività finalizzata a recuperare il pubblico giovanile . Ho davanti a me il di per sé arido comunicato stampa della conferenza finale del Macerata Opera Festival 2015 .  Non è solo una questione di cifre che comunque parlano chiaro ,  cifre di per sé  tutte molto positive , numero di spettatori per replica altissimo : incasso complessivo  oltre un milione e centomila euro che oltretutto corrispondono a quanto previsto in bilancio  ma quello che per me più conta è che questo fantastico direttore artistico con le sue mille idee , le sue tante iniziative ha cambiato il volto della città che ora respira con il suo Festival .

Non solo con le opere in cartellone , ma con tutta una serie di eventi collegati tra loro da un filo conduttore : Nutrire l’anima , uno strano e suggestivo  slogan che  è  qualcosa di più  di  un programma . Ha portato Vito Mancuso a parlare in un affollatissimo Lauro Rossi (il teatro del Bibiena che è una delle meraviglie delle Marche ) , ha portato Ludovico Einaudi , ha creato una serata evento per rendere omaggio a Sesto Bruscantini  , ha sensibilizzato gli spettatori con una serata a favore della Lega del filo d’oro. Garbato e attento , è una di quelle rare persone che ti danno la sensazione di stare parlando  veramente con te  ed è uno che ascolta. Oggi bene preziosissimo. L’ho già scritto dopo la serata di chiusura del Festival , ma mi piace ripeterlo . le oltre cinquecento persone che lavorano per la realizzazione della manifestazione  danno la sensazione che stiano lavorando in armonia e questo si ripercuote piacevolmente sulla riuscita di ogni evento.

Una grande fortuna per le Marche avere adesso questo ragazzo che oltre a tutto è anche molto bravo nella disperata ricerca dei fondi , sempre insufficienti per la realizzazione di eventi che comunque sono sempre molto costosi. Intorno ad uno spettacolo di lirica si muovono un numero di persone notevole , non si può risparmiare su orchestra , coro , tecnici di scena , sartoria eccetera eccetera… Ma i risparmi Francesco li fa davvero : scommette sui giovani  registi , direttori , cantanti. Lo fa perché conosce da dentro i meccanismi che muovono il teatro lirico e questo , fra tanti pregi è un bene prezioso che lo fa a mio avviso quella speranza per la lirica italiana di cui il nostro  culturalmente disastrato paese  ha veramente tanto bisogno. Ho passato quasi un mese in giro per prestigiosi festival d’Oltralpe  e sono felice di essere tornata in tempo per godere la coda finale di questo straordinario successo locale.

Grazie Francesco , spero che tu resti con noi ancora a lungo . Tra i tuoi mille progetti mantieni questo prezioso contributo alle Marche .E senza fare torto ai tanti tuoi collaboratori preziosi un mio personale attestato d’affetto per Luciano e Franziska , amici da tanto tempo. Ho visto il titolo del progetto dell’anno prossimo e due titoli delle future opere in cartellone  ed è   probabile che vada un po’ meno in giro la prossima estate . Per questo e non solo per questo (lo sai che io coltivo anche un sogno)  la melomane incallita ringrazia.

Rigoletto allo Sferisterio di Macerata

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Con il Rigoletto che ha aperto il Festival di Macerata ieri sera il Festival si è chiuso. Non poteva esserci una chiusura migliore , con un teatro gremito fino alle gradinate laterali e con  tutti i palchetti affollati in quest’ultima replica , a detta di chi per lavoro o per amicizia ne ha viste le sette repliche , questa è stata di gran lunga la migliore. Solo un forte vento all’inizio rischiava di portare via voce dei cantanti , rischi dei teatri all’aperto , poi per fortuna l’aria si è fatta più dolce e abbiamo potuto godere appieno le belle voci di tutti gli interpreti.

Ovviamente cominciando dall’interpretazione di Vladimir Stoyanov, un Rigoletto già sentito anni fa che comunque questo ruolo ha fatto suo e ce ne regala le più intime sfumature . Una strepitosa giovanissima Gilda , Jessica Nuccio , e un duca di Mantova , Celso Albelo , dalla chiara ben  tenuta sull’acuto e abbastanza in parte , dico abbastanza perché su questo versante io ho ancora le mie perplessità sui cantanti, sul piano recitativo sempre un po’ sovrappeso e relativamente statici , ma si sa sono molto viziata da questo punto di vista. Buono e con grande voce lo Sparafucile di Gianluca Buratto e la Maddalena di  Nino Surgufazde  che forse con un fisico giusto per il ruolo deve ancora perfezionare la sua dizione italiana. Nutrita e ottima la schiera dei comprimari , tutti eccellenti e mi piace citare Giacomo Medici , un cantante di casa che qualche volta ho sentito in un suo repertorio latino-americano. Che dire del coro : brillante , ben movimentato , una schiera di uomini in abito elegante , mossi con perizie e con vivacità.

Due parole sull’allestimento che mi ha ricordato un po’ troppo il Rigoletto di Robert Carsen di Aix en Provence. Si sa che a teatro si ruba e se si ruba in modo intelligente ben vengano anche le copiatute  e questo ne è sicuramente la riprova : il circo , Rigoletto clown , la casa roulotte di Gilda , il coro in smoking, le maschere  e si è addirittura copiato la vestaglia rossa del Duca , con semi spogliarello del medesimo che qui era meno osé anche per…ovvi motivi di stazza. Quindi faccio i miei complimenti a Federico Grazzini , con una sola perplessità : io Gilda la preferisco nel sacco , su questo mantengo la mia vena tradizionalista. Attenta la direzione di  Francesco Lanzillotta , della nostra orchestra tutto il bene possibile . Ieri sera erano tutti provati dalla lunga kermesse maceratese , cari amici per lo più con la stanchezza sul viso e negli occhi la legittima voglia di vacanza. Per il mio girovagare non sono tornata in tempo per vedere anche la Bohème e mi dispiace perché mi hanno detto tutti che anche quella messa in scena meritava una visione e un ascolto . Me ne farò una ragione , di Bohème è talmente seminato il mio cammino e ne avrò presto una messa in scena proprio qui ad Ancona.

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Il folletto Fancesco Micheli  aveva gli occhi brillanti , la sua stagione è stata un successo da tutti i punti di vita , ma su questo ritornerò parlandone proprio con lui , na intervista personale proprio se la merita. Appena tira il fiato anche se stasera mi ha detto che va a Pesaro per il ROF . Beata gioventù! Bello ed intelligente anche il filo conduttore , slogan della stagione : Nutrire l’anima , me ne farò raccontare meglio dal suo ideatore.

Cose di casa mia

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Nell’incanto dolce dell’entroterra marchigiano , Macerata , con il suo Festival estivo allo Sferisterio. Un posto speciale , un capolavoro architettonico di inizio ottocento, nato per il gioco della palla / bracciale , una sorta di pelota locale e miracolosamente trasformato , già da quasi un secolo , in uno dei palcoscenici estivi della lirica più belli d’Italia. Un posto tanto bello che sembra nato per la musica , anche se il suo enorme palcoscenico qualche volta  impensierisce gli scenografi e intimorisce i cantanti.

Vi hanno cantato tutti i grandi e con alterne vicende , non sempre si hanno dei direttori artistici eccezionali , qui comunque si è sempre fatto tanta musica nelle estati talvolta capricciose anche per la vicinanza con i Monti Sibillini che non garantiscono sempre la messa in scena senza incursioni temporalesche. Quest’anno no , tutto ok , anzi un bel caldo accompagna le note di questa stagione felice  anche per la straordinaria figura di direttore artistico che attualmente la anima.

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Un folletto geniale , un uomo di teatro a tutto tondo , un curioso giovane che mi viene da benedire per il suo entusiasmo , la sua creatività e il suo spirito: Francesco Micheli è il mago di queste serate e io , dopo i miei pellegrinaggi nelle lussuose  (musicalmente) terre d’oltralpe , torno a casa felice di condividere queste due ultime serate del Festival 2015. Cavalleria e Pagliacci. la prima delle mie due serate , mi riserva una bellissima sopresa . Una grande voce : Anna Pirozzi, una cantante dotata di una voce forte , sicura , spiegata .

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E’ anche una donna dolcissima , l’ho conosciuta col marito affettuoso e la bella bambina che , guarda caso si chiama Leonora ,  un bel ricordo di un debutto della mamma nel Trovatore giusto quattro anni fa. La conoscevo già di fama , tra i melomani i nomi che saranno importanti già si sanno e poterla godere dal vivo nei due ruoli di Santuzza e di Nedda , oltre tutto qui al debutto nel ruolo , mi ha fatto veramente molto piacere .

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Ottima la direzione di un giovane Christopher Franklin , la messa in scena di Alessandro Talevi , più convenzionale in Cavalleria e decisamente più riuscita in Pagliacci aldilà del nome italianissimo è un giovane sudafricano che si è formato teatralmente a Londra , un altro giovane di sicuro avvenire. Ottimo Tonio , nel ruolo anche scenicamente , Marco Caria e da segnalare un ventitreenne Arlecchino dalla voce pura , Pietro Adaini, un altro dono della terra di Sicilia.

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Il coro , il mio coro sempre all’altezza professionalmente . Ne sono molto affezionata  anche perché da molti anni ho un incarico nell’Associazione Corale Bellini da cui la formazione deriva. Insomma ieri sera ero tornata a casa , tra queste persone che conosco da sempre e che lavorano con tanto entusiasmo. Qui si respira quell’aria giusta , di collaborazione e fiducia reciproca che poi sfocia in risultati di ottimo rilievo , facendo i miracoli con  i finanziamenti sempre più scarsi , ma con tanta capacità di aggregare l’intera comunità  intorno a questo Festival che è veramente un vanto di tutti quelli che ci lavorano.

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Pubblico festoso e accaldato , piena la grande platea e tutti i palchi , grande  successo e generosi applausi per tutti alle fine.

Stasera chiude con Rigoletto , ne parlerò domani.

Home, sweet home!

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Il viaggio è finito . A casa con gioia , il silenzio e il recupero degli orari normali , dopo tante serate di teatro diventa un po’ difficile. La piccola montagna di cose da lavare , la valigia da mettere in alto nell’armadio , in attesa di una futura speranza di viaggio. Sulla scrivania tutti i programmi di sala , le brochures , le cartine , i biglietti feticisticamente serbati. Sarà la parte più difficile da riordinare , poi la serie di fotografie (tra la macchina e il telefono sono ancora molte quelle che non ho condiviso su Facebook). Ho il terrore di fare quei terribili album vacanze che non hanno un senso , recupererò solo quelle che mi/ci dicono qualcosa. Una banale osservazione ad usum dei fotografi accaniti , le foto dell’iPhone sono più belle di quelle della camera , anche se questa tutto sommato ha avuto una bella funzione specifica con lo zoom a teatro , fino a che un incapace non mi ha scoordinato tutte le funzioni e io che una supertecnica proprio non sono dovrò tornare dalla brava fotografa che me l’ ha venduta per farmi spiegare meglio dove non sono riuscita a rimediare da sola.

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Per fortuna ho una piccola coda lirica che mi aspetta : lo Sferisterio di Macerata . Aldilà di impropri confronti sono contenta di ascoltare ancora musica , a casa mia. Il mio blog dopo la drastica decisione di uscire dai gruppi di adoranti acritiche ammiratrici scenderà nelle visite , non sempre si possono raccontare cose importanti , ma per l’immediato ho ancora buone prospettive , sarà una discesa lenta , meno traumatica. Poi vado in vacanza , d’altra parte , finalmente anche il tenore a cui il blog è dedicato , verso la ultima decade del mese , si prenderà una breve vacanza , almeno lo spero per lui.

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Cerco di leggere tutte le recenzioni tedesche di questo strano Fidelio , una osservazione mi colpisce : quegli strani rumori di scena , quei vuoti , le voci impercettibili sussurrate rappresenterebbero la sordità di Beethoven…ma quante se ne dovevano capire! Non si può sempre andare all’opera col manuale delle Istruzioni per l’uso! Io addirittura avevo pensato a qualche disfunzione tecnica , soprattutto visto che era la Prima.

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Riguardo le fotografie , con alcune notazioni mi pare ancora di potere raccontare qualcosa : l’imbecillità delle mode dei lucchetti, una Barbie a teatro , la brutta statua di Von Karajan davanti a casa e , per chiudere , una visione già lontana del ricordo del Fidelio.

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Florestano. Ovvero della fine dell’utopia

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Che questo Fidelio sia stato pensato in funzione della centralità del ruolo di Florestan lo si capisce dal primo momento, quando sulle note della prima ouverture la donna senza voce indica il volto pensoso del prigioniero sul sipario chiuso. La scena monocromatica indica un nonluogo classicheggiante in cui ruota al centro un inquietante cubo nero che in qualche modo ricorda il monilite di 2001 Odissea nello spazio. Ombre nere , gigantesche o piccolissime si incontrano mentre i personaggi prendono rilievo in relazione alle stesse. Minacciosi uomini in nero in contrasto con le bianche figure del coro dei prigionieri , tutto sembra preludere all’arrivo del vero protagonista dell’opera. Oserei dire , citando ancora una volta Bertolucci : la tua assenza più acuta presenza.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt// Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt// Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
Copyright:Monika Rittershaus

Ne risulta evidente il ruolo di comprimaria di Leonore , doppiata dalla sua figura giovanile senza voce con sforbiciature anche notevoli del libretto. Dice Claus Guth nelle note di regia : contrasta la banalità del testo a fronte della musica sublime , da qui la scelta di affidare grande parte del ruolo di Leonore ad una giovane sordomuta che con il linguaggio dei segni esalta la potenza lirica della partitura. Anche nelle note di Welser Möst si legge chiaramente una scelta e la citazione è tratta da una lettera di Beethoven a Carl Maria Von Weber che avrebbe diretto l’opera nel 1814: tagliate quello che volete, adattate la messa in scena alle vostre esigenze.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Questa è in ultima analisi la scelta di fondo di questo allestimento : partendo dal libretto francese fino alla versione in tedesco e con le diverse partiture a disposizione, l’allestimento di Salisburgo risulta un’opera in parte nuova , sicuramente stimolante nella realizzazione. Non sono certa che,  senza la straordinaria prestazione attoriale di Kaufmann , il progetto avrebbe avuto la stessa valenza, infatti la prima parte ne risulta priva del pathos che comunque è contenuto nella partitura con particolare riferimento alle bellissime arie di Marzelline e di Leonore.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Tomasz Konieczny:Don Pizarro, Olga Bezsmertna:Marzelline,  Jonas Kaufmann:Florestan, Sebastian Holecek:Don Fernando, Norbert Ernst:Jaquino, Nadia Kichler:Leonores Schatten, Hans-Peter König:Rocco Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Tomasz Konieczny:Don Pizarro, Olga Bezsmertna:Marzelline, Jonas Kaufmann:Florestan, Sebastian Holecek:Don Fernando, Norbert Ernst:Jaquino, Nadia Kichler:Leonores Schatten, Hans-Peter König:Rocco
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Poi nel buio totale , nascosto dal cubo nero attacca il Gooottt…di Florestan che appare lentamente nella semi oscutità : quasi cieco , con scatti di vitalità irrazionali , gesti di incontrollata gestualità , un uomp perso , finito che infatti non ´riconoscerà Leonore e neppure Leonore ritroverà in questa larva il suo amore perduto. impaurito. Guarderà con curiosità l’acqua che gli viene offerta , rientrerà addirittura nella cisterna buco nero per sfuggire ogni incontro. Quando i minacciosi uomini neri , con Pizzarro lo accerchieranno Leonore, finalmente svelata , lo salverà in realtà le due figure si fermeranno bloccate dalla difficoltà di riconoscersi. Sul non incontro c’e una prima chiusura . Poi l’ opera riprende con la meravigliosamente eseguita Leonore N. 3 a sipario chiuso e quando questo si riapre sarà in un grande salone dal rosso tappeto con un enorme lampadario al centro. Ma l’arrivo del Governatore non porterà la luce nello spento Florestan che cerçherà vanamente di ritrovarsi e di riconoscere la sua sposa. Crollerà alla fine al proscenio , come la fine di tutte le Utopie, mentre la donna dei segno esalta il testo gioioso del coro fuori scena.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan, Tomasz Konieczny:Don Pizarro Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan, Tomasz Konieczny:Don Pizarro
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Mi domando cosa potrà rendere la ripresa televisiva di questo spettacolo che mi ha fatto pensare ancora una volta all’affermazione di Patrice Chereau che l’opera é uno spettacolo frontale e che solo in questo modo la si può apprezzare veramente. Certo , la faranno da padrone i primi piani del grandissimo attore sperduto nella sua lontananza , come abbia fatto Kaufmann a costruirsi questo personaggio andando avanti e indietro con Monaco per la ripresa di Manon , ha dell’incredibile. Forse per questo mi ha detto nel breve incontro per strada quando gli ho chiesto di farmi la sua famosa risata : oggi no, proprio non ce la faccio , sono troppo stanco. Semmai questo Florestan si avvicina al Don José disilluso di Orange, uomini stanchi come in fondo penso sia lo stesso Kaufmann in questo momento.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Per tornare allo spettacolo , ieri sera la prima , molte mises improbabili in ogni altro loco. Qui sembra che l’Austria felix sogni di ritornare ai suoi fasti, solo i militari in divisa sembrano uscire da edizioni low-cost di operette. I biglietti andavano a ruba , si vociferavano cifre da capogiro , in albergo mi hanno considerato una miracolata , poi a teatro ho trovato vecchie amiche di Monaco felici di avere trovato i biglietti…la mattina, dovunque allignano le leggende metropolitane. Io sono molto contenta di avere chiuso questa mia lunga vacanza con uno spettacolo particolare , già bellissimo nel ricordo che sicuramente farà discutere , ne leggerò volentieri le dotte critiche e interpretazioni . Personalmente ribadisco la mia recensione a caldo di ieri sera: svuotato di ogni speranza questo Fidelio , non più Inno all’amore coniugale , è uno spettacolo bellissimo e triste, forse dimensionato alla cupa realtà dei nostri tempi bui.11850762_1284141128279727_638499568_n