Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?

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Per un caso fortuito mentre ero a Salisburgo a Pasqua due care amiche francesi mi hanno proposto un aiuto per avere dei biglietti difficilissimi da ottenere ( mi pare che Lissner cerchi di complicare notevolmente gli affari di biglietteria come del resto gli era riuscito a Milano ) e in questo modo mi sono trovata a possedere biglietti che solo attraverso gli abbonati ho potuto comperare. Così ho tra le mani un prezioso biglietto per la Damnation de Faust per metà dicembre e soprattutto un biglietto quasi assurdo per la scadenza datata 23 giugno 2016 !

Se fossi molto superstiziosa farei già delle macumbe. Dato però che sono sì superstiziosa ma anche fatalista il biglietto è li in fondo alla mia agenda e lo guardo con una strana curiosità. Il prezioso pezzo di carta a futura gioia è per un concerto , ovviamente di Kaufmann , che canterà Das Lied von der Erde di Mahler sotto la bacchetta di Daniele Gatti.Schermata 2015-06-30 alle 20.58.54

Ci saremo? lui ed io intendo…Un anno è un tempo contemporaneamente breve e lunghissimo e la mia valutazione del prezioso oggetto varia a seconda dell’ umore : se sono in fase depressiva mi sembra veramente una sfida alla vita , se invece sono in fase ottimistica mi considero fortunata a possederlo. E’ un po’ la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto secondo da come lo si guardi. Morale della favola, pure su un biglietto per un concerto si possono fare lievi speculazioni filosofiche, a parte la considerazione realistica per la quale i miei figli mi considerano decisamente un po’ partita di testa.

Ascendenze

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Ci sono due libri di Marguerite Yourcenar che amo in modo particolare : Care memorie e Archivi del Nord. Sono il percorso della memoria delle sue origini sia da parte di madre che di padre a a suo tempo mi fecero nascere la curiosità di risalire indietro anche nelle mie origini. Non avendo purtroppo però le tombe degli avi nelle cattedrali , né le nobili ascendenze della grande scrittrice mi sono fermata molto prima nella mia ricerca e sono arrivata alla conclusione che siamo tutti meticci in grandissima parte. Le mie origini : un quarto toscana , un quarto veneta , un quarto emiliana e un quarto pugliese. Una bella insalata e mi sono fermata solo una generazione indietro.

Quindi sono stata particolarmente divertita quando alle ripetute domande a Jonas Kaufmann perché avesse un aspetto così latino lui è riuscito a trovare degli strani artigiani ebrei italiani rifugiati in Turingia (gli ebrei che si rifugiano in Germania sono di per sé una curiosità niente male) fino ad arrivare con la sua elegante vaghezza a ricordarci che duemila anni fa i romani arrivarono sicuramente in Baviera.

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 Ma la parte più suggestiva della ricerca della Yourcenar è quella riguardante il numero delle persone che in fila diretta ci separano dal tempo di Cristo, cito a memoria : “tra me e quel legionario che arrivò fino in queste fredde terre del Nord ci sono al massimo venticinque persone se le mettiamo in fila…”.Non ci sono dunque quarti di nobiltà , c’è solo tutta una sequenza di atti d’amore che hanno generato altri atti d’amore e così di seguito si può avere un siciliano biondo e un bel tedesco bruno e riccioluto che tanto mi ricorda non solo il Davide di Michelangelo , ma ancora prima i bronzetti ellenistici visibili adesso in una bella mostra a Firenze. Lasciando ovviamente da parte tutte le teorie e le classificazioni di gender.

Desiderio di desiderare

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Ho parlato varie volte del fascino delle parole intraducibili e “sehnsucht” è una di quelle. In qusti giorni dopo la valanga di commenti che hanno seguito lo straordinario concerto della Scala di Jonas Kaufmann la parola è ritornata nel commento di una persona che aveva visto , forse per la prima volta , uno stralcio di un bellissimo concerto di Monaco con questo titolo che passa e ripassa su Classica , magari in orari impossibili. L’intero concerto di arie tedesche , insieme a interessanti commenti del tenore serviva per il lancio di un bellissimo Cd inciso da Kaufmann qualche anno fa nientemeno che sotto la bacchetta di Claudio Abbado.

Detto per inciso , sempre ad alti livelli il nostro tenore ! Si possono anche trovare sempre con Abbado su YouTube un bellissimo Rinaldo di Brahms e Das Lied von der Erde di Mahler , preziosi ricordi di una collaborazione eccellente.

Ma torno alla citazione e al perché di questa mia riflessione : “sehnsucht” intraducibile finchè un’amica colta che insegnava al liceo mi ha aiutato parlando delle origini del Romanticismo . In italiano sehnsuct si può tradurre nel “desiderio di desiderare”, lei mi diceva e mi allargava il discorso col quale si arriva fino a Leopardi. Io mi fermo prima : il mio desiderio di desiderare riguarda sicuramente tutto quello che nella vita , diciamo così nella forma diretta della gioventù, ho un po’ perduto .

Oggi la mia senhsuct si riferisce a quel senso di ricerca del bello filtrato da una nostalgia del tempo passato , quel vuoto riempito di musica , dalla musica accompagnata da una voce calda che scende sulle mie memorie , sul mio lontano brivido di gioventù che riecheggia nel ricordo.

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La mia senhsucht è la voce ed è anche il volto bellissimo di Jonas Kaufmann.

Migranti

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Una foto su Facebook , strani sacchi argentati sugli scogli , poi una didascalia : pensavo fosse un’installazione! In realtà si trattava quel povero gruppo di persone (non migranti , non clandestini) sbarcati a Lampedusa che stanno cercando di raggiungere la Francia laddove probabilmente hanno anche dei parenti in attesa . Quel gruppo di uomini donne e bambini colpiscono forse più dei mille accampati alla stazione Tiburtina di Roma, o di quelli abbandonati nei giardinetti davanti alla stazione di Milano: sono l’emblema vivente del fallimento di una civiltà , la nostra orgogliosa civiltà europea che ha saputo creare solo trattati economici ma che di fronte all’esodo biblico di intere nazioni in fuga da guerre , genocidi , pestilenze riesce solo a creare una barriera burocratica verso quella Francia per secoli da noi indicata come patria della libertà.Schermata 2015-06-20 alle 20.17.59

E’ notizia recente quella del primo ministro ungherese che vuole alzare un muro di 400 chilometri al confine con la Serbia per impedire il passaggio verso Nord dei poveri migranti dell’est, anche li sicuramente attirati dalla speranza di migliori condizioni di vita , verso la Scandinavia. Cala a picco il gradimento politico del partito al governo in Italia mentre cresce l’onda vergognosa di un leader delle Lega Nord , collega stretto di quella Marie Le Pen che nella civilissima terra d’oltralpe cavalca la stessa xenofofia neanche tanto nascosta dei nostri paesi ex-civili. Non è tanto lontano il ricordo di quello che siamo riusciti a fare in Europa di orribile nei confronti degli ebrei ed è inutile portare le scolaresche a visitare i Lager nazisti se poi in casa si fanno certi discorsi (perlopiù falsissimi) nei quali si dice che è il caso di pensare prima a noi , a noi che abbiamo figli disoccupati , a noi che già paghiamo troppe tasse per permetterci di mantenere le navi nel Mediterraneo per salvare quei disperati accalcati dentro i gommoni. Questi paesi mediterranei: l’Italia ma anche la Grecia e la Spagna sono geograficamente i primi nei quali arrivano intere popolazioni in fuga e siamo noi che non sappiamo più come fare per gestire questa migrazione biblica .Schermata 2015-06-20 alle 20.13.42

Quella bella pensata del Trattato di Dublino che ferma al primo paese d’ingresso l’onda migratoria è una trappola dalla quale bisogna uscire , ma non basta. Bisogna capire che non serve alzare muri , non servono le parole di un delirante fascista , ahimè ancora parlamentare , che dice serenamente in televisione che bisogna sparargli appena partiti in mare per fermarli. Se perlomeno si rileggessero Eschilo (forse qualcuno dei deliranti odierni a scuola un secolo fa ci è stato) per ritrovare nelle Supplici il tema dell’accoglienza per chi fugge dal mare .

” E’ tanto grande l’ala del dolore …per noi che tanto mare abbiamo arato…“

Questi versi li hanno recitati i ragazzi con i quali faccio teatro e sono convinta che nelle loro menti sia rimasto il senso della civiltà e dell’accoglienza. Sarò fissata , ma aldilà della revisione di ogni tipo di trattato i problemi dell’Europa sono ancora e sempre problemi di cultura.

My voice is Kaufmann voice!

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Il giorno dopo , cercando di essere meno emotiva , analizzo la serata scaligera cominciando da una notazione marginale . In tutti i pezzi che ho letto , alcuni decisamente pregevoli e degni di nota ad un certo punto leggo : il tenore tedesco. Ebbene a me di definire Kaufmann tedesco non mi sarebbe mai venuto in mente. Infatti quando un intervistatore intelligente della BBC gli chiedeva a quali grandi del passato fosse paragonabile la sua voce , lui con sublime ironia ha risposto : my voice is Kaufmann voice ! E non era una spacconata un po’ guascone alle quali   lui comunque fa spesso ricorso : era una banale constatazione del fatto di non avere voci di riferimento.10914913_1252501928110314_1871938496076771161_o

Se quardo il suo calendario ci trovo a breve Don José , poi una Liederabend , a seguire la ripresa di Manon Lescaut , poi un Florestan nel Fidelio a Salisburgo , per approdare in autunno ad una Aida per poi terminare l ‘anno con la Damnation di Faust di Berlioz . E mi fermo a dicembre perchè poi se mi spingo nel prossimo anno la varietà dei ruoli è davvero impressionante. Per questo mi pare estremamente riduttivo chiamarlo il tenore tedesco : se si tratta di un dato anagrafico o.k , diciamo anche che è nato a Monaco e che tra un mese compie quarantasei anni. , ma ogni altra definizione anagrafica a mio avviso gli va stretta. Vengo ad analizzare il progetto Puccini : il maestro Chailly ha dichiarato di avere messo in cantiere una sorta di rivisitazione e di approndimento di tutta la produzione pucciniana , a torto qualche volta considerata un lacrimificio facile e che ha sicuramente bisogno di essere analizzata con maggiore attenzione. Il concerto di Kaufmann entra perfettamente in questa ottica . Rigorosamente cronologico il percorso , con particolare attenzione a quelle due prime opere , oggi raramente date. Non a caso uno dei momenti forti della serata per me e’ stata proprio l’aria iniziale dalle Villi, poi tutti in attesa del cavallo di battaglio tenorile il Vincerò dalla Turandot. Ero sicura che la sua interpretazione sarebbe stata “diversa” e infatti il suo approccio alla temutissima aria è stato affrontato in una chiave diciamo cosi piu ragionata , per certi versi anche addirittura più intimista.Jonas Kaufmann - Nessun Dorma (encore), La Scala, 14th June 2015 (Low)

Che poi alla fine sia esploso nel perfetto si naturale era scontato , come anche era scontato che non arrivasse in frack. Quel suo Puccini ad un tempo segnato da una sorta di understatement   e perfettamente calibrato si rifaceva alle sue splendide interpretazioni , pochi secondi , un accordo ed ecco il suo essere De Greux , Dick Johnson , Cavaradossi , fino al Calaf ancora inedito nella pienezza del ruolo. Mi piace anche parlare della partecipazioe affettuosa del labiale di Pereira , che appena fuori la quinta lo aspettava alla fine di ogni pezzo ed ogni volta se lo abbracciava. Anche una vecchia signora in terza fila se lo seguiva teneramente col labiale , questo gran ruffiano di Puccini non permette sbavature o distrazioni , lo si canta dentro in ogni suo momento coinvolgente. Vengo ai cinque bis , anche qui un discorso intelligente e calibrato . Prima le due arie omesse dal programma ufficiale . Rispettivamente Recondita armonia e Ch’ella mi creda libero e lontano…quell’aria aggiunta alla Fanciulla per far contento Caruso , poi l’incanto della mezzavoce del grande interprete che ha lasciato senza fiato i novellini del suo Repertoire . Ombra di nube di Refice e’ uno di quei pezzi incantati che lui regala generosamente e che provoca l’unico momento di silenzio alla fine della romanza . Quell’attimo sospeso che è’   la conferma di essere arrivato al cuore del pubblico.

https://youtu.be/iCg4VhNJoac

Piu semplice il Non ti scordar di me e poi il capolavoro assoluto in chiusura : ha bissato spavaldamente il Nessun dorma che mi ha fatto dire  ma è matto un quinto bis di quella portata ? Quasi una sfida, credo, anche a se stesso. Si è divertito a farsi levare il cravattino dall’amico Jochen e poi ha riattaccato spavaldo…e si è anche sbagliato saltando una strofa! Mani nei capelli , sorrisone accattivante , ripresa perfetta del pezzo e il finale in apoteosi poco scaligera e molto kaufmanniano. Il ragazzo non è un tenore tedesco , è un fuoriclasse unico e inclassificabile. Fortunato chi ha la possibilita di sentirlo dal vivo in questo momento di grazia della sua carriera.

All’alba vincerò !

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Tempo da lupi a Milano , elettricità nell’aria . Stasera il Grande Tenore canta in anteprima le arie del CD pucciniano che uscirà a settembre. Frotte di fans frementi , finalmente sollevate dalla temutissima defezione ventilata anzitempo possono tirare un respiro di sollievo. 11402806_1252501774776996_8516138317772865338_oKaufmann canta , che parafrasando una celebre frase pubblicitaria ricorda il famoso Garbo ride del film Ninotscka. Credo che anche il sovrintendente Pereira abbia tirato un respiro di sollievo. Recentemente le complicazioni e le defezioni della Cavalleria devono averlo stressato non poco. Poi la serata miracolo si è sdipanata felice cominciando con Le Villi poi Edgar, ascolti inediti per i più ma che scendevano miracolosamente nel cuore degli ascoltatori incantati .

Jonas , ovvero il miracolo di una voce . Felici gli spettatori che hanno avuto la fortuna di assistere ad una di quelle serate che restano nella memoria di ogni melomane ed io che avevo con me anche un’amica che non lo aveva mai sentito dal,vivo ero felice per lei , per il regalo incredibile che il nostro amato tenore in stato di grazia ci ha regalato.

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Stasera sommando Puccini e Jonas abbiamo raggiunto un momento di felicità musicale perfetto. L’orchestra della Scala ce l’ha messa tutta e anche il buon Jochen Rieder, il direttore amico di fiducia non ha sfigurato in cotanto sfarzo musicale. Pereira appena fuori scena batteva le mani come uno spettatore qualunque , gli vedevi la felicità in faccia . Anche lui era felice per ogni “encore” che ci veniva regalato.

E sono stati ben cinque , a conferma di una serata del tenore in stato di grazia che è riuscito anche a regalarci un siparietto capolavoro quando al quinto bis , presentato con un “va bene , si vede che nessuno stasera vuole andare a dormire” ha riattaccato un Nessun dorma di cui poi si è sbagliato l’attacco della seconda strofa…mani nei capelli , rapidissima ripresa tra le risate benevole del pubblico e un all’alba vincerò che ha fatto tuonare l’intero teatro in un boato da stadio.

E’ colpa della barba!

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E’ bastato che una gentile signora/signorina che dal nome sembra anglossassone scrivesse che con grande dolore va constatando che Jonas Kaufmann è invecchiato negli ultimi dieci anni per scatenare ondate tenere di ribellione del fatto , ahimè fisiologico . Tutti invecchiamo , anche i miti . Per esempio anche Brad Pitt e George Clooney invecchiano .

Ma fino ad oggi sembrava che il nostro tenorissimo fosse immune dalla malattia.  La sua voce , il suo fascino sicuramente non sono diminuiti , anzi in tempi non sospetti ho persino letto a proposito di lui che il vino buono migliora invecchiando.

Allora la colpa è della barba , non altro! Ragazze ( si fa per dire ) rassegnatevi , quel Werther là non c’è più , non c’è più quell’Alfredo , quel Königskinder.In compenso c’è Alvaro , Canio , Radames e forse un domani anche Tristano. Se gli regge la salute , le corde vocali e la voglia di divertirsi cantando ne avrete ancora da soffrire delle sue meravigliose interpretazioni.

Quanto a noi : ebbene copriamo gli specchi e ascoltiamo la sua voce bruna , vellutata , unica . Quella ci fa ancora sentire giovani “dentro”.

 

Com’è lunga l’attesa

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Domenica 31 maggio un buontempone postò su FB la ferale notizia : corre voce alla Scala che Kaufmann non canterà domenica prossima . Aggiunse anche che forse i biglietti sarebbero stati sostituiti col recital di Juan Diego Florez che per un kaufmanniano doc è una proposta irricevibile, anche se il suddetto è di per sé un pregevolissimo cantante e nel suo repertorio veramente ineguagliabile , Ma tant’è…la dipendenza genera mostri. Poi la voce si è affievolita e anche se da Pavia a Patti si fanno macumbe pare che di voce di corridoio senza reale consistenza si sia trattato. Ma poi è cominciato il tormentone della tournée giapponese : tante volte rimandata e che finalmente si sta svolgendo creando e ansie e ambasce in chi la segue da lontano , orfani anche delle foto di scena che generalmente le generose spettatrici europee offrono in rete . Infatti dal Giappone arrivano solo foto rassicuranti di viaggio e solo una striminzita foto , anche un po’ sfocata della sua esibizione.

Ma quel che è peggio arrivano le voci del terremoto che lo avrebbe beccato proprio mentre in scena cantava Traüme e i siti dedicati ci fanno vedere le mappe del fenomeno sismico , la localizzazione in mare e l’intensità del medesimo. Una poetica amica ha scritto : anche la terra ha tremato sentendo la sua voce…Tremanti si segue l’evoluzione sismica , anche se peraltro è noto che il Giappone è una terra ballerina come quella nella quale vivo io , infatti anche dalle mie parti si balla spesso, l’ultima scossetta in ordine di tempo è stata guarda caso proprio lo stesso giorno le scossa di Tokio. Ma quando si parla di Kaufmann tutto si enfatizza. Poi arriva la notizia della brutta epidemia coreana causata da un virus abbastanza cattivo : ci sono centinaia di persone in quarantena e la CNN ci dice che ci sono anche dei morti. Le povere fans kaufmanniane credo che abbiano cominciato a fare novene per il suo rientro e come Tosca vanno dicendo : “com’è lunga l’attesa…”

https://www.facebook.com/kaufmannjonas/photos/a.10152296747009508.1073741825.30862539507/10153364156574508/?type=1&theater

 

Ancora Elektra

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Sono arrivate le foto dello spettacolo e come avevo promesso ci torno su perché con l’aiuto di foto mi è più facile spiegare anche tutto il lavoro che c’è stato dietro alla messa in scena. Intanto c’è da ringraziare il padre di uno dei miei attori che a differenza di molti , io per esempio , a teatro faccio sempre delle foto bruttissime ma è anche vero che bisogna avere delle attrezzature e delle conoscenze molto differenti dalle mie dell’uso di una macchina fotografica . Abbiamo avuto anche un altro padre bravissimo che è venuto con una mostruosa attrezzatura video e così in futuro potremmo anche arricchire il nostro sito web anche di questo nostro lavoro. Ma vengo alle foto e ai momenti dello spettacolo che ne sono testimonianza.

Avevamo il problema della mostruosa lunghezza della parte di Elektra e allora le abbiamo affiancato due “doppie” ovvero in realtà le battute di Elektra se le dividevano in tre .

Nel testo di Sofocle , e comunque sempre. L’amico Paride è silente , noi invece avevamo un ragazzo bravissimo che non volevamo sacrificare e allora nella lunga tirata della falsa morte di Oreste si è diviso in due il ruolo del messaggero . Quindi da noi Pilade parla! Cucire Hofmannsthal con Sofocle è stato abbastanza semplice . Abbiamo lasciato l’antefatto (cioè l’arrivo segreto di Oreste alla reggia degli Argivi) dal testo sofocleo come il già citato racconto della morte presunta di Oreste (il motivo per cui con l’inganno riescono ad entrare nella reggia) e poi tutti i cori che commentano sviluppandola l’azione. Per il resto è il libretto/testo di Hofmannsthal che la fa da padrone e quindi le parti attoriali vere e proprie sono state tratte fedelmente da un testo del primo Novecento.

Collante prezioso i momenti musicali: tutti di Richard Strauss.

L’invocazione “Agamennon“ che (anche qui una collaborazione) il musicista padre della regista ha reinventato eliminando la voce di Elektra viene ripetuto come filo conduttore più volte ed è soltanto un accordo musicale . Poi un breve brano di apertura da Tod und Verklärung, il potente ingresso di Klytämnestra in tutta la sua potenza e per finire un altro piccolo inserto da Ein Heldenleben per l’arrivo di Egisto .

Ovviamente alla fine è la danza sfrenata di Elektra che cade a terra a chiudere lo spettacolo. Detto così sembra semplice , ebbene ci sono voluti sei mesi due ore tutti i sabati , più qualche ora in più con i protagonisti e tante classiche scene para-isteriche che fanno tanto regia….

In più un omaggio segreto a Patrice Chereau della cui ultima messa in scena di Aix en Provence abbiamo saccheggiato tante suggestioni.