La difficile arte della messa in scena

[bing_translator]

Appena messo piede a casa, al ritorno dal lungo viaggio che mi ha riportato da Salisburgo ad Ancona la prima cosa che ho fatto è stata quella di accertarmi che la registrazione di Sky avesse funzionato. La registrazione c’era e allora, tirato un respiro di sollievo  e praticamente senza neanche levarmi le scarpe, mi sono messa a guardare convinta che il regista avesse aggiunto qualcosa nella versione video. Grande invece è stata la delusione e ho capito ancora una volta la perplessità di Patrice Chereau quando diceva che l’opera ha solo una prospettiva frontale. In questo caso poi la ripartizione in sei schermi  che avrebbe dovuto agevolare la regia  invece ha provocato una diminuzione sia  di effetti che di pathos e mi è mancato quel brivido sottile che si prova anche quando si vede un’opera talmente nota da poterne recitare a memoria l’intero  libretto. Sono mancati appunto quegli effetti  frontali che facendo  alzare e abbassare i vari elementi della ripartizione seguendo la trama musicale aggiungevano valide suggestioni, mi sono mancati gli effetti dei bellissimi primi piani che inseguivano i personaggi nella sezione  in alto della scena. Questo è particolarmente evidente in Cavalleria.10460552_1208028285891012_3306653229326708038_n

A teatro, mentre nella parte bassa si accalcava il coro della piazza la camera seguiva Turiddu nel suo imbarazzato cercare tra la folla, praticamente non lo si vedeva in scena, ma lo si seguiva in primo piano nella parte altra degli schermi con uno dei più begli effetti di questo per altri versi per me criticatissimo e abbastanza sbagliato allestimento. Anche il canto della siciliana ”fuori scena” reso di spalle aveva maggiore impatto nella lontananza scenica mentre tutti quei passaggi tra una sezione ed un’altra di palcoscenico rallentavano la carica emotiva. Nei Pagliacci questo è leggermente meno evidente, anche se sicuramente la ripresa video non ha reso appieno lo straniamento di “ridi pagliaccio” fuori contesto scenico e la mancanza di tutta la controscena di Canio ai lati del teatrino, ovviamente per necessaria scelta narrativa, ha fatto sì che per chi ha visto lo spettacolo in televisione  abbia  perso molto di tutti questi particolari. Per assurdo il regista “cinematografico“ ha fallito proprio dove credeva di creare un valore aggiunto al plot narrativo.

Quasi per una nemesi l’opera si è ripresa  tutta la sua carica emotiva laddove era tutta visibile, una volta  di più ho capito che una forma d’arte che nasce in un certo modo non trova nessun giovamento da percorsi scenici alternativi. Fermo restando che avere la possibilità per tutti di godere di così per altri versi molto elitarie esperienze è sempre un modo in più per mantenere viva la tradizione lirica. Evviva dunque lo streaming, il DVD, la ripresa video. Ma pensare che questa possa avere un valore aggiunto è stata una balzana idea di un regista del quale  ho letto nel grande programma del Festival  avere avuto successo anche con video pop e rock…forse quelli gli vengono meglio.