Ferite a morte

[bing_translator]

Tutto era cominciato in autunno quando un gruppo di donne, funzionarie di Stato mi aveva chiesto se potevo aiutarle a fare qualcosa “di teatro” fra di loro. Le ho ascoltate e insieme abbiamo deciso per un reading tratto dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”.L’idea iniziale ha cominciato a prendere forma, si poteva fare per l’otto marzo, si poteva coinvolgere il Comune, si poteva tentare di fare qualcosa di diverso dal solito. Ho accettato, perché adoro il teatro, perché mi piacciono le sfide, perché mi piaceva vedere cosa avremmo potuto combinare con un gruppo di donne, all’inizio erano un po’ meno e poi sono diventate ben undici, mai state su un palcoscenico e abbastanza investite di ruoli ufficiali da non essere molto malleabili teatralmente.

La mia prima difficile scelta è stata quella di trovare dei testi brevi, di forte impatto emotivo (ma quelli lo erano un po’ tutti) da abbinare fisicamente , come voci ed aspetto alla non-attrici che avevo davanti. Devo dire che le prime prove, che si svolgevano in una bella sala della Prefettura all’ultimo piano con una vista mozzafiato sul panorama di Ancona mi divertivano molto. Arrivavo ogni volta davanti al gabbiotto antiproiettile del poliziotto di turno declinando le mie generalità e venivo guardata con sospetto: poi…ah, lei è la regista…e dopo controlli dall’altro venivo introdotta ai piani alti. Col tempo poi il saluto diventava sempre più cordiale, magia dei comici!, e mi invitavano ad entrare con tono quasi complice. Le mie, ancora non attrici, arrivavano sempre in ordine sparso. Alcune, commissarie di Governo qua e là nella Regione, altre impegnate in conferenze stampa: Antimafia, Pari opportunità non erano sempre tutte disponibili insieme.img012Bisognava incollare questi testi, bisognava farle entrare nei loro personaggi. Non è stato facile, anche se avevo davanti donne intelligenti, preparate, ma forse proprio per questo di non facile flessibilità. Certe volte tornando a casa pensavo con terrore di avere maltrattato, preso in giro , strapazzato persone per altri versi importanti e io con quella malagrazia tipica dei teatranti stavo lì a blaterarare: più forte, non ti si sente, non ti muovere così..cosà… Poi il progetto ha preso forma teatrale: gli ho dato una specie di regia. Le morte, tutte nerovestite dovevano essere già in sala qua e là nella platea, le musiche avrebbero creato poi l’atmosfera. Un po’ di mestiere ce l’ho e gli inserti musicali hanno fatto da collante e da differenza.

Così, grazie alla potente organizzazione dello Stato, siamo arrivate alla fatidica giornata: perfette mimose, programmi di sala, rigorosissimo mio controllo dei tempi anche con le maschere del teatro. Mi sentivo “ un uomo solo al comando”. In realtà proprio sola non ero perché ho avuto la fortuna di trovare un tecnico del teatro bravissimo che ha saputo giocare con audio e luci con molta perizia e professionalità, si chiama Stefano e d’estate lavora all’Arena di Verona, ovviamente siamo diventati amici. Così è avvenuto il miracolo: le mie attrici, tutte bravissime nella loro diversa fisicità, con le loro voci diventate magicamente altre, tutte calate nel personaggio hanno inchiodato per un’ora la platea , suscitando sorrisi, qualche risata e…perché negarlo, anche qualche lacrima di commozione.

Magia del teatro, “quelle della Prefettura“ sono diventate una compagnia teatrale. Gli applausi finali, provati e riprovati perché so che niente deve essere lasciato al caso, mi hanno riempita di orgoglio, anche questa è fatta ! mi dicevo tornando a casa col mio mazzo di fiori d’ordinanza ben stretto al petto.